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La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta per omicidio volontario sulla morte di Imane Fadil, la modella di origini marocchine di 34 anni testimone dell'accusa nei processi sul caso Ruby. Le autorità hanno disposto l'autopsia sul corpo della donna, che presenterebbe "segni di avvelenamento". Secondo alcune indiscrezioni di stampa, la ragazza potrebbe essere stata uccisa da un "mix di sostanze radioattive". La Procura sta svolgendo accertamento anche per questa ipotesi che la giovane modella marocchina avrebbe avanzato prima di morire.
Ricoverata all’ospedale “Humanitas” di Milano il 29 gennaio scorso, la teste e dei processi e già parte civile nel processo Ruby bis è morta il primo marzo scorso, dopo quello che il procuratore Greco ha definito “un calvario”. Secondo Greco nella cartella clinica “c’erano diverse anomalie” e “nessuna ipotesi può essere esclusa”, ha spiegato. Nei giorni scorsi, la Procura ha anche disposto il sequestro dei campioni di sangue prelevati durante il ricovero. Imane Fadil “durante il ricovero ha telefonato ad alcune persone, il fratello e l’avvocato, sostenendo di essere stata avvelenata. “Stiamo sentendo i testimoni, verranno sentiti anche i medici dell’Humanitas, e abbiamo disposto l’acquisizione dei suoi oggetti personali”, ha detto ancora il procuratore Greco. Stando a quanto riferito dal magistrato, Imane Fadil, che viveva a Milano col compagno, è stata ricoverata dapprima in terapia intensiva e poi trasferita in Rianimazione. Lamentava forti dolori al ventre, gonfiore addominali e altri sintomi “che possono essere compatibili anche con altre patologie”. Tuttavia, ha precisato Greco, “non è stata individuata con certezza dai medici nessuna patologia a cui ricondurre il decesso”. E a proposito dell’autopsia, ha detto: “Speriamo che la scienza sia in grado di dirci com’è morta”, aggiungendo che la donna “non aveva fatto viaggi in Paesi esotici negli ultimi due mesi”.
Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano ha parlato di un’agonia durante il quale “c’è stato il progressivo cedimento di tutti gli organi”, aggiungendo: “I medici della clinica non hanno avvisato la procura del decesso”. All’Agi l’avvocato Paolo Sevesi, legale di Imane Fadil, ha raccontato: “Imane mi ha ripetuto più volte, nel corso di diversi colloqui di persona avvenuti in ospedale, il timore di essere stata avvelenata”. Alla domanda se Imane abbia fatto i nomi di chi avrebbe potuto avvelenarla, l’avvocato Sevesi, che è stato sentito dai pm come persona informata dei fatti nei giorni scorsi, ha detto: “Non posso rispondere. Per rispetto della famiglia e delle indagini non intendo aggiungere alcunché rispetto a quanto comunicato dalla procura”.
Imane Fadil, insieme con Ambra Battilana e Chiara Danese, aveva raccontato agli inquirenti delle serate ad Arcore. Le tre ragazze, che avevano chiesto di costituirsi come parti civili, erano però state escluse dal filone principale del processo Ruby ter. I giudici della settima sezione penale, davanti ai quali si celebra la tranche principale del processo che vede imputati Silvio Berlusconi e altre 27 persone per corruzione in atti giudiziari, avevano infatti ritenuto che i reati contestati non ledessero direttamente le tre, ma ' offendessero' lo Stato.