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Il ministero dell'Interno non ci sta. Dopo la sentenza del Tar di Firenze contro le cosiddette "zone rosse" e quelle dei tribunali di Bologna e Firenze a proposito dell'iscrizione anagrafica di alcuni cittadini stranieri, il Viminale ha deciso di opporsi, valutando anche la possibilità di rivolgersi all'Avvocatura dello Stato per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi «per posizioni in contrasto con le politiche del governo in materia di sicurezza». Dal Viminale si dicono dunque pronti a «riformulare l'ordinanza per allontanare da alcune aree cittadine balordi e sbandati» ma si valuta anche la possibilità di chiedere un intervento dell'Avvocatura dello Stato per valutare se i magistrati che hanno emesso le sentenze avrebbero dovuto astenersi e passare il fascicolo ad altri a causa delle proprie posizioni sulla politica del governo. Idee che, dice il Viminale, sono state «espresse pubblicamente o attraverso rapporti di collaborazione o vicinanza con riviste sensibili al tema degli stranieri». E, dunque, il dicastero di Matteo Salvini "traccia" i profili dei giudici che si sono opposti alle sue disposizioni, come Luciana Breggia, giudice del Tribunale di Firenze, relatrice della sentenza che ha escluso il ministero dal giudizio sull’iscrizione anagrafica di un immigrato che, in alcuni dibattiti pubblici (come quello organizzato a Firenze l’8 aprile 2019 e disponibile online) «ha chiarito la sua idea di immigrazione censurando l’uso della parola "clandestini" e ha partecipato alla presentazione del libro dell’avvocato dell’Asgi Maurizio Veglio. Titolo: "L’attualità del male, la Libia del male è verità processuale". Ed è proprio un altro avvocato dell’Asgi- Noris Morandi - il legale che ha assistito il cittadino straniero che ha fatto ricorso contro il Viminale e a cui il giudice Breggia ha dato ragione», fanno sapere fonti del Viminale. Alla presentazione del libro, «Breggia (già coordinatrice della Onlus "Rete per l’ospitalità nel mondo") era accanto alla portavoce di Mediterranea (quella di Luca Casarini) e al professore Emilio Santoro. Quest’ultimo, in un’intervista, ha definito l’attuale esecutivo "il governo della paura"». Santoro - proseguono dal Viminale - è docente ordinario di Filosofia del diritto e Diritto degli stranieri presso il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’università di Firenze ed è presidente del comitato scientifico del centro di documentazione «L’Altro Diritto»: «proprio nel polo delle Scienze sociali dell’ateneo toscano, il prossimo 17 giugno, ci sarà il convegno "Le città diseguali. Zone rosse... e zone nere", con un giornalista di Repubblica e il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida». Ma non solo. Tra coloro che collaborano con la rivista c’è la dottoressa Rosaria Trizzino (che ha appena bocciato le zone rosse in qualità di presidente della seconda sezione del Tar della Toscana), ma anche la presidente della prima sezione del tribunale civile di Bologna Matilde Betti, che il 27 marzo 2019 non ha accolto il ricorso proposto dal ministero dell’Interno contro la decisione del giudice monocratico del capoluogo emiliano che disponeva l’iscrizione nel registro anagrafico di due cittadini stranieri. Uno di questi era difeso dall’avvocato Asgi Nazzarena Zorzella, per anni co-direttrice di «Diritto,immigrazione e cittadinanza» e che ora è nel comitato editoriale dove siede anche il presidente Betti. Nel 2016,Matilde Betti e Nazzarena Zorzella erano state relatrici al seminario «Diritto d’asilo. Dovere d’accoglienza» organizzato da Asgi, Libera e Magistratura democratica. Pochi giorni fa Asgi (presente sul sito di «Diritto,immigrazione e cittadinanza» con un link diretto) ha espresso solidarietà al magistrato Breggia dopo che il ministro Salvini aveva detto: «Se un magistrato vuole cambiare le leggi, si candidi». Asgi ha ricordato che la magistratura è indipendente. In ossequio a quest aindipendenza, concludono le fonti, il Viminale sta pensando di rivolgersi ai giudici. Obiettivo: valutare se i magistrati di Firenze e Bologna avrebbero dovuto astenersi. Per il deputato Pd Carmelo Miceli, componente della commissione Giustizia della Camera, quella di Salvini sarebbe una vera e propria schedatura. «L’ordine dato dal ministro Salvini di schedare i magistrati che hanno bocciato la sua ordinanza sulle zone rosse è gravissimo - ha affermato - Le strutture del ministero dell’Interno si ribellino, non possono accettare in silenzio una deriva del genere delle istituzioni. Il Viminale non è la guardia personale di Salvini. Così viene delegittimato un intero sistema che deve garantire tutti i cittadini e non il ministro di turno. Non è la prima volta che la giustizia amministrativa rigetta un atto governativo ma mai si era assistito ad una reazione del genere. Tutto questo accade nel silenzio connivente del Movimento cinque stelle»,conclude Miceli, «che continua a tenere Salvini al Viminale con i suoi voti in Parlamento». Ma Salvini smentisce qualsiasi ipotesi schedatura. «Non intendiamo controllare nessuno né creare problemi alla magistratura,soprattutto in un momento così particolare e delicato come quello che sta vivendo il Csm - ha replicato - L’Avvocatura dello Stato saprà consigliarci per il meglio: ci chiediamo, col dovuto rispetto, se alcune iniziative pubbliche, alcune evidenti prese di posizione di certi magistrati siano compatibili con un’equa amministrazione della giustizia. Parliamo di iniziative pubbliche e riportate dai media, come è facilmente verificabile su internet».