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Intorno al tavolo sono seduti per la prima volta non solo a Modena ma anche livello nazionale - il procuratore capo della Repubblica Lucia Musti, il dirigente dei servizi amministrativi Luigina Signoretti, la presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati Daniela Dondi e il presidente della Camera Penale Enrico Fontana. Un fronte inedito ma compatto tra avvocatura, magistratura e dirigenza amministrativa, per denunciare pubblicamente l’emergenza ormai drammatica in cui versa la procura della Repubblica di Modena.
«Tutti e quattro insieme vogliamo dire con una sola voce e pubblicamente che ormai siamo in aperto stato di agitazione. La procura, che è il motore del processo penale e delle indagini, non è in grado di lavorare con efficienza, perchè la carenza di personale amministrativo paralizza il nostro lavoro», è l’annuncio del procuratore Musti. Un deficit ormai strutturale, che potrebbe peggiorare nei prossimi mesi. «Far fronte comune con la procura della Repubblica è un evento straordinario, perchè la situazione attuale è straordinaria e preoccupante», ha chiosato il presidente della Camera Penale, Fontana. I numeri li fornisce la dirigente dei servizi amministrativi: la percentuale di scopertura totale è del 28%, ma per la qualifica di funzionario giudiziario la carenza è addirittura dell’ 85%, con un operatore su sette in servizio. Un organico amministrativo decimato - dei 43 dipendenti previsti solo 31 sono effetti-vamente presenti - stanco e soprattutto anziano, con il 61% del personale nella fascia di età tra i 51- 60 e una mole di lavoro decuplicata. «E’ vero che sono stati banditi i concorsi, ma i tempi tecnici non permettono implementi immediati e comunque Modena non si è vista assegnare nessuno nei vari bandi di mobilità», ha specificato Signoretti.
Una situazione assolutamente esplosiva, dunque, con tutti gli operatori del diritto che lavorano in uno stato di perenne emergenza a cui non è più possibile far fronte con risorse proprie. «Come avvocati abbiamo tentato di sopperire dal punto di vista economico e anche da quello del personale: abbiamo investito di tasca nostra 70mila euro del nostro bilancio per finanziare il mondo giudiziario. Siamo arrivati al paradosso da autofinanziarci un servizio che dovrebbe metterci a disposizione lo Stato», ha spiegato la presidente Dondi. «Ora andare avanti così non è più possibile. Fino ad ora abbiamo mantenuto il silenzio perchè speravamo che qualcosa cambiasse, ma le nostre difficoltà sono solo aumentate. Ci viene preclusa la possibilità di dare giustizia: non è accettabile andare in cancelleria e avere i fascicoli dopo un mese, oppure non avere il numero di iscrizione del procedimento perchè manca il personale che lo iscrive. Si lavora sempre nell’urgenza e di riflesso non siamo in grado di dare risposte ai nostri clienti», è stata la denuncia della presidente del Consiglio dell’Ordine. Ora, infatti, gli uffici rimangono aperti con orario ridotto la mattina, mente rimangono chiusi il giovedì pomeriggio. «Siamo costretti a limitare in modo significativo gli orari di accesso al pubblico, agli avvocati e alle forze dell’ordine perchè manca il personale per tenere aperto», ha spiegato il procuratore capo.
L’appello congiunto punta a smuovere le istituzioni locali e nazionali - «sensibilizzate per le vie ordinarie, ma senza risultati» ha aggiunto Dondi - i parlamentari eletti sul territorio e i funzionari pubblici, nella speranza che il grido di aiuto sia ascoltato. «La giurisdizione è il primo baluardo della democrazia e lo Stato deve garantire le risorse per consentire un suo corretto esercizio, a tutela del diritto di difesa del cittadino, sia esso indagato o persona offesa», è la dichiarazione unanime di avvocatura, magistratura e dirigenza amministrativa. Senza immediati interventi strutturali, infatti, la minaccia concreta è il collasso degli uffici giudiziari modenesi.