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Presunte manganellate all’interno della sezione di alta sorveglianza (as3, settimo piano) del carcere di Voghera dopo che i detenuti hanno intrapreso una protesta per il blocco delle telefonate ai famigliari e l’isolamento totale dopo il caso di un recluso contagiato dal coroniavirus. “Mi ha chiamato piangendo mio marito – denuncia al Il Dubbio la moglie di un recluso - , raccontandomi che gli stessi agenti penitenziari della sezione, fino all’altro giorno cordiali e disposti con tutti, sono entrati in cella e hanno picchiato un suo compagno di cella perché aveva protestato contro l’isolamento totale e il blocco delle telefonate di ieri. Non tutti, fortunatamente c’era qualche agente che ha cercato di fermare i loro colleghi”. Tutto da dimostrare. Ma secondo la ricostruzione di alcuni familiari, tutto sarebbe cominciato quando un detenuto, da alcuni giorni con sintomi influenzali, è risultato positivo al tampone e ricoverato all’ospedale. Gli stessi agenti, dopo la battitura dei reclusi per chiedere di avvisare i propri cari, hanno dato la possibilità di far fare le telefonate tutti i giorni. Poi però è scattata la quarantena, isolamento totale senza ora d’aria e il blocco anche delle telefonate. Quindi una nuova protesta. A quel punto alcuni agenti avrebbero sedato la protesta con le manganellate. Ma parliamo di una testimonianza diretta di un recluso e il condizionale è d’obbligo. Tante, troppe le segnalazioni che provengono da più parti. C’è l’autorità del garante nazionale dei detenuti che è anche impegnato a controllare, in rapporto con le Procure e in talune casi con visite, la consistenza di alcune notizie ricevute circa possibili casi di ritorsione nei confronti di persone che hanno partecipato alle proteste. E continuano anche ad arrivare da parte dei familiari richieste di informazione sui propri congiunti trasferiti a seguito delle proteste. Il garante a questo proposito aveva sollecitato l’Amministrazione penitenziaria al fine di assicurare a tutte le persone trasferite negli altri Istituti di informare i loro riferimenti affettivi circa la nuova assegnazione detentiva. Nel frattempo buone notizie buone notizie dal fronte dei detenuti contagiati dal Covid-19: due di loro sono guariti, come dimostra l’esito negativo del terzo tampone effettuato, e hanno fatto rientro in istituto dall’ospedale dove erano ricoverati. Per uno il medico dell’istituto ha prescritto la quarantena fino al 24 marzo prossimo e quindi si trova attualmente in isolamento precauzionale in una camera di pernottamento singola, dotata di bagno autonomo. Per l’altro invece non è stato ritenuto necessario l’isolamento e ha quindi fatto rientro nella sezione detentiva. Rimangono così soltanto otto i detenuti positivi sull’intero territorio nazionale dal 22 febbraio scorso, da quando cioè il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha varato i primi provvedimenti per fronteggiare il rischio contagio da coronavirus, fra cui l’istituzione dell’unità di crisi per il monitoraggio del fenomeno. Alcuni di questi sono ricoverati presso strutture ospedaliere delle città. Altri si trovano in istituto, isolati dal resto della popolazione detenuta, secondo il protocollo sanitario previsto dalle circolari del DAP e del Ministero della Sanità: in qualche caso hanno contratto il virus all'esterno mentre si trovavano ricoverati, per altri motivi, presso strutture sanitarie.