Via libera definitivo, ieri in Senato con la fiducia, al decreto Carceri. I sì sono stati 104, 73 i no, con un astenuto. Nello stesso pomeriggio di ieri il testo è stato incardinato in commissione Giustizia alla Camera, che dovrà convertirlo in legge entro il 2 settembre. La mattinata si era aperta con la presentazione della questione di pregiudizialità sottoscritta da tutte le opposizioni, bocciata dall’Aula.

Cosa prevede il decreto

Agli articoli 1, 2, 3 e 4 si prevedono l’assunzione di 1.000 tra poliziotti e dirigenti penitenziari, lo scorrimento di graduatorie per vicecommissari e viceispettori e modifiche al reclutamento degli agenti. L’articolo 5 cambia la disciplina sulla liberazione anticipata, ma non come richiesto da Roberto Giachetti e Nessuno tocchi Caino nella loro proposta di legge, che avrebbe aumentato da 40 a 65 giorni lo sconto concesso per ogni semestre di pena.

Il testo prevede solo uno snellimento ( teorico) delle procedure per l’ottenimento del beneficio: stabilisce che già nell’ordine di esecuzione siano conteggiate dal pm tutte le detrazioni previste dalla norma già vigente. La misura, si legge nella relazione, ha «il duplice scopo di stabilire sin dall’inizio i semestri di interesse e il relativo conteggio delle riduzioni premiali, ma anche di promuovere l’adesione al piano rieducativo da parte del detenuto». In pratica si rimette mano alle norme sulla «liberazione anticipata» solo in relazione a eventuali successive revoche del beneficio.

L’articolo 6 aumenta da 4 a 6 le telefonate mensili per i reclusi. Con l’articolo 7 si escludono dai programmi di giustizia riparativa i detenuti al 41 bis.

All’articolo 8 si prevede l’istituzione di strutture residenziali idonee all’accoglienza e al reinserimento sociale di coloro che hanno i requisiti per accedere alle misure penali di comunità, ma che non sono in possesso di un domicilio idoneo e sono in condizioni socio- economiche tali da non poter provvedere al proprio sostentamento. Con l’articolo 9 invece si introduce il nuovo reato di peculato per distrazione.

L’articolo 10 assicura, poi, l’effettività delle funzioni di impulso e coordinamento del procuratore nazionale Antimafia anche in relazione ai poteri di avocazione dei pg presso le Corti d’appello. Infine si differisce il termine per l’entrata in vigore del Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie, al fine di consentire l’adozione degli interventi necessari per l’effettiva operatività di questi uffici.

Le reazioni. «Il governo e il ministro Nordio sono consapevoli della gravità di questa situazione e, con questo decreto, hanno varato misure che non hanno precedenti: assunzioni straordinarie di direttori, di agenti, di mediatori culturali, che raggiungono per la prima volta nella storia il pieno organico», ha detto in aula il senatore e capogruppo Giustizia di Forza Italia Pierantonio Zanettin, «si deve dare atto che quello del governo è uno sforzo straordinario, che non potrà non avere un impatto significativo nel miglioramento della situazione carceraria del Paese». La responsabile Giustizia della Lega, e relatrice del provvedimento, Giulia Bongiorno, ha rispedito al mittente l’accusa di non aver concesso spazi di dibattito sufficienti all’opposizione: «Sono stati chiamati ben 24 esperti in commissione, 14 dei quali dell’opposizione e solo 10 della maggioranza». Per il senatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino, capogruppo FdI in commissione Giustizia, «dalle opposizioni ascoltiamo quello che è solo un disco rotto,

senza fine, che ha l’obiettivo di coprire ciò che non hanno fatto negli anni in cui erano al governo: è di tutta evidenza che le opposizioni non hanno neanche letto i contenuti di questo decreto, altrimenti non si sarebbero lasciate andare alle critiche a cui abbiamo assistito. Il governo Meloni non ha chiuso nessuno in carcere e non ha messo in atto alcuna restrizione, così come questo governo non può essere additato come responsabile politico dei suicidi nelle nostre carceri».

Ha replicato la vicepresidente dem del Senato Anna Rossomando: «Ad oggi sono 61 i suicidi di detenuti e 6 quelli di agenti penitenziari. Tra le cause, sovraffollamento, carenze di organico, fragilità psicologiche, strutture fatiscenti. Ora smettetela di dire che avete ereditato questa situazione, perché avete ereditato le norme che durante l’emergenza covid avevamo adottato per alleggerire le condizioni carcerarie, come i 18 mesi di detenzione domiciliare e quelle sui semiliberi, ma non le avete volute prorogare. Avete ereditato le norme della riforma Cartabia in materia penale come la sostituzione della pena detentiva in carcere con 4 anni di detenzione domiciliare. Avete affossato la legge Siani sul ‘ Mai più bambini in carcere’. Quindi, se parliamo di che cosa avete ereditato, voi avreste già ereditato tutto questo e molto altro, ma non avete accettato l’eredità». La parlamentare ha puntato poi il dito contro il peculato per distrazione: «Si introduce con decreto un reato e lo si è fatto per rimediare all’abolizione dell’abuso d’ufficio quando ancora la discussione sull’abolizione dell’abuso d’ufficio era in corso. Quindi, è un vero e proprio emendamento che il governo fa a se stesso».

Dopo giorni di silenzio è intervenuto anche Roberto Giachetti ( Iv), e ha così contestato le scelte di FI: «Siete venuti meno rispetto alla mia proposta, su cui vi eravate detti originariamente d’accordo, che punta a diminuire il sovraffollamento nelle carceri. Il sovraffollamento non produce solo suicidi, ma paralizza il mandato costituzionale di riconsegnare i detenuti alla società. Davanti a questa drammatica emergenza, Forza Italia si è limitata a un emendamento, quello sugli ultrasettantenni, che riguarderà sì e no 100 persone, e che fa solo finta di incidere».

Ha parlato di «intervento deludente» anche Ciccio Zaccaro, segretario della corrente progressista dell’Anm, AreaDg: per il magistrato si dovrebbe «lavorare su due piani: interventi urgenti per risolvere il sovraffollamento e interventi strutturali per ridurre l’area dell’intervento penale, a cominciare dalla depenalizzazione delle droghe leggere». Il Parlamento ha «perso un’occasione», ha accusato il portavoce dei Garanti regionali dei detenuti, Samuele Ciambriello, «di dare ascolto alle proposte di Garanti, delle Camere penali, magistrati e operatori del terzo settore: si è sottratto al confronto imponendo la fiducia al Senato e la settimana prossima alla Camera».