PHOTO
Le sinergie create tra istituzioni, professionisti ed esperti del settore della tutela delle vittime hanno portato a un tavolo interistituzionale, con gli obiettivi di creare «una rete integrata territoriale che consenta alla vittima di essere presa in carico, fin dal primo contatto con l’autorità, e indirizzata verso la tipologia di servizio più idonea al caso concreto» e di diffondere «la consapevolezza da parte degli operatori e dell’opinione pubblica dei diritti delle vittime». Il tavolo - costituito formalmente ieri con la firma presso il Ministero della Giustizia - vede coinvolti lo stesso Ministero, il Consiglio Nazionale Forense, l’Università di Roma Tre, il Ministero dell’Interno, la Conferenza Stato Regioni e la Rete Dafne Italia. Tutti i soggetti firmatari si sono impegnati a «definire le linee di azione e programmare le attività necessarie», al fine di «migliorare il sistema di assistenza alle vittime», si legge nel documento ufficiale. «Abbiamo aderito con entusiasmo al progetto», ha commentato il presidente del Cnf, Andrea Mascherin, «portando la nostra esperienza maturata sul campo, come avvocati che difendono le parti lese. Con loro, il nostro approccio è prima di tutto informativo, in merito ai vari percorsi da intraprendere e a quali siano le aspettative realistiche del loro esito». Mascherin ha sottolineato come l’avvocatura abbia già maturato «esperienza di informazione istituzionale. Gli avvocati hanno attivato più di 140 sportelli per cittadini con finalità di indirizzo, distribuiti nei tribunali e nei comuni. I nostri dati ci dicono che i cittadini che si rivolgono a noi sono, nella grande maggioranza di casi, vittime e non abbienti». Proprio per tutelare questi soggetti, il presidente del Cnf ha auspicato che uno dei risultati del lavoro sinergico del tavolo interistituzionale sia di lavorare sul fronte degli indennizzi per le vittime, «soprattutto nei casi in cui i responsabili non sono solvibili». Proprio sul tema della giustizia riparativa, Mascherin ha evidenziato come il tema vada affrontato con «coraggio culturale», anche se in questo momento «è difficile dire quanto l’idea del potenziamento delle attività fuori dal carcere trovi accoglienza politica». In ogni caso «il tema va sviluppato, perchè sposa le aspettative delle parti lese ed estrinseca in concreto il principio della funzione di recupero della pena». Infine, Mascherin ha ricordato come «spesso si confonda il processo penale come sede di tutela della parte lesa, mentre giuridicamente vede al centro l’imputato. Questo fraintendimento crea aspettative sbagliate e delusioni. Per questo, bisogna spiegare all’opinione pubblica quale sia la funzione del processo e quali siano i corretti luoghi dove ottenere utile tutela». In sede di firma dell’atto di costituzione, è intervenuto anche il sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Ferraresi, il quale ha ricordato l’attività programmata dal governo su questioni che si intrecciano con gli obiettivi del tavolo. «Auspico che il vostro lavoro, nato già con ottimi presupposti, possa portare risultati importanti, vista anche la presenza di così tanti operatori che, pur da prospettive diverse, sono di ausilio alle vittime», ha detto Ferraresi, il quale ha ricordato le iniziative governative a cui il tavolo può guardare con interesse. Il “codice rosso” sulla violenza sulle donne, appena varato dal Consiglio dei Ministri, «presuppone che al suo interno possano innestarsi altri progetti legislativi a tutela delle vittime» e anche all’interno della riforma del processo penale programmata per il 2019, «non ci saranno solo norme contro le lungaggini processuali e per la semplificazione, ma anche nuove previsioni che potenzino il ruolo della vittima nel processo». Infine, sul pronte dei risarcimenti alle vittime Ferraresi ha ricordato come il Ministero sia al lavoro sul fondo dedicato, «con l’obiettivo di togliere un po’ di paletti burocratici che ostacolano le richieste di accesso» e di «aumentare anche l’entità dei risarcimenti, perchè il denaro a disposizione del fondo c’è e negli ultimi anni è stato utilizzato in modo più che parziale».