È riuscito a sopravvivere alle violenze in Libia e al mare, ma nel nostro Paese no. C’è chi chiede verità e giustizia per Abdallah Said e l’immediata dismissione delle navi quarantena. Quella di Abdallah è una vicenda ancora da chiarire e forse qualche responsabilità da parte della autorità italiane c’è. A ripercorrere la sua storia è LasciateCIEentrare, lanciando una campagna di MailBombing: invio massiccio di email indirizzate ai ministeri e la Croce rossa. Abdallah Said è morto il 14 settembre a Catania Abdallah Said, migrante minore di origine somala affetto da tubercolosi, è morto all’ospedale Cannizzaro di Catania per encefalite il 14 settembre scorso, dopo aver trascorso diversi giorni sulla nave quarantena GNV Azzurra, in rada al porto di Augusta. Il confinamento sulla nave, giustificato dalle misure per il contenimento della pandemia da Covid-19, secondo LasciateCIEntrare si sarebbe «svolto in condizioni di mancanza di assistenza sanitaria e di tutela del diritto alla salute e alla vita, nonché alla protezione in quanto minore». Infatti, è emerso che le condizioni di salute di Abdallah Said erano già gravi durante il trasbordo sulla nave quarantena GNV Azzurra, dove aveva manifestato sintomi di malessere. La patologia tubercolare di cui era affetto Abdallah Said non sarebbe stata seriamente presa in carico e il ritardo nell’identificazione del suo stato di sofferenza avrebbe provocato l’aggravamento delle condizioni di salute del minore. Gia tre i migranti morti che erano sulle navi quarantena Sono già tre le morti che riguardano persone tenute sulle navi quarantena: gli altri due sono Bilal Ben Messaud a maggio 2020 e di Abou Dakite ad ottobre 2020. Ciò dimostrerebbe che questi luoghi non sono in grado di svolgere la funzione di presidi sanitari. «Condizioni di promiscuità, di affollamento e di non rispetto delle misure sanitarie, fanno delle navi quarantena dei luoghi non idonei alla tutela della salute, nonché dei dispositivi privativi della libertà personale che producono gravi violazioni dei diritti», denuncia sempre LasciateCIEntrare. Oltre 150 associazioni chiedono la dismissione delle navi quarantena Ricordiamo il recente documento sottoscritto da oltre 150 associazioni dove si chiede che vengano dismesse le navi quarantena, che sembrano rispondere più a paure indotte che a criteri di una gestione sicura, ragionevole e umana dell’epidemia e dei flussi migratori e reinvestiti i finanziamenti previsti nell’adeguamento dei centri di accoglienza a terra; e che, nel mentre, vengano fornite comunicazioni pubbliche ed esaustive sulla situazione a bordo delle navi, rendendo trasparenti e pubbliche le procedure adottate in particolare nei confronti dei minori e di persone anche con gravi vulnerabilità. Il documento inoltre pone l’attenzione sulla necessità di garantire un’adeguata informazione legale e sanitaria a tutte le persone attualmente presenti sulle navi e l’impegno formale affinché non vengano più trasferite sulle navi anche persone già presenti sul territorio. Infine, chiedono che venga sospesa la prassi della consegna dei decreti di respingimento differito e delle espulsioni consegnate al momento dello sbarco.