Ha preso una cinghia e si è impiccato, nel bagno della sua cella. Nonostante il fine vita provvisorio fosse fissato a febbraio 2025. «Ha deciso di non attenderlo o, forse, a suo modo di vedere di anticiparlo», commenta Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, riportando la notizia dell’ennesimo suicidio in carcere.

È il tragico gesto di un detenuto marocchino di 41 anni, che ieri pomeriggio si è tolto la vita nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia. Un epilogo che racconta una storia drammatica, una strage senza fine che si ripete ormai sempre uguale, dall’inizio dell’anno. Un 2024 sempre più vicino al triste record di due anni fa, che si era chiuso con un bilancio di 84 suicidi. In questi ultimi 11 mesi siamo già a 79 vittime, di cui tre solo nel carcere veneziano.

Un numero a cui bisogna aggiungere il suicidio avvenuto nel Cpr di Roma lo scorso febbraio e quello di 7 agenti della polizia penitenziaria «che, altresì, si sono tolti la vita, in quella che è una vera e propria spirale di morte destinata, presumibilmente, a sbaragliare di gran lunga ogni precedente record negativo», denuncia ancora De Fazio. «A Venezia si contano 270 detenuti a fronte di una capienza di 159 posti, gestiti da 147 operatori di Polizia penitenziaria, quando ne servirebbero almeno 240 – aggiunge -. Del resto, con 62.110 reclusi presenti a livello nazionale a fronte di meno di 47mila posti disponibili, sono ben oltre 15mila i detenuti in sovrannumero, cui fa da contraltare una penuria di agenti per oltre 18mila unità. A ciò si aggiungano 3mila aggressioni alla Polizia penitenziaria, turni di servizio e carichi di lavoro massacranti e si ha la rappresentazione plastica di quanto le carceri versino in condizioni disastrose e non dignitose per un paese che voglia dirsi civile», spiega ancora il Segretario della UILPA.

Solo pochi giorni fa, nella notte del 2 novembre, un altro detenuto di 53 anni si è tolto la vita nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in Campania. Si è impiccato nella sua cella, come l’uomo di 57 anni che il 28 ottobre si è suicidato a Prato. L’ennesima tragedia, «morti annunciate, omicidi di Stato, nella totale indifferenza anche della società civile per quello che accade nei luoghi di privazione della libertà», aveva denunciato Samuele Ciambriello, Garante regionale della Campania, dove si contano 10 dei suicidi totali registrati quest’anno.

«Record terribili che non si possono tollerare», dice il senatore e segretario del Partito democratico del Veneto, Andrea Martella, dopo l’ultimo caso a Venezia. «Al Santa Maria Maggiore il sovraffollamento è superiore anche rispetto alla media dei penitenziari veneti, che si attesta intorno al 130 per cento. È un’emergenza assoluta che richiede soluzioni immediate e il ministro e il governo non possono girarsi dall’altra parte», chiosa l’esponente dem. Che chiede al guardasigilli Carlo Nordio «un intervento urgente e straordinario».