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giustizia Nordio
Chiamatela variabile Nordio. Carlo Nordio, ex procuratore aggiunto di Venezia, editorialista del Messaggero sulla giustizia, censore delle derive più solipsistiche della magistratura, è una figura chiave del dibattito politico-giudiziario italiano. Ora è tra i più accreditati per la carica di futuro guardasigilli, e intanto è in lizza come candidato al Parlamento sotto le insegne di Fratelli d’Italia. Direte: un’altra toga che, dismessa l’attività di pm, entrato “in quiescenza”, sceglie la politica per continuare a far sentire il proprio peso e assumere nuovo potere. E no, perché Nordio non è mai entrato davvero “in quiescenza”: da anni è un protagonista, a prescindere dalle cariche istituzionali, del dibattito sulla giustizia, e ha continuato a esserlo anche dopo che 5 anni fa ha dismesso le funzioni per raggiunti limiti di età. Non solo. Perché oltre alle sue attività di impietoso divulgatore dei mali della giustizia, ha anche assunto nei mesi scorsi la presidenza del comitato per il Sì ai referendum garantisti. Non è stato un successo, lo sappiamo, ma già in quella occasione Nordio ha dato prova di essere pronto a fare la propria parte se chiamato a “sporcarsi le mani” (le previsioni negative sul quorum erano ampiamente note ben prima che l’ex pm di Venezia scendesse in campo). Ora, proprio lo snodo referendario dell’esperienza recente di Nordio è appunto il motivo per cui lo si può considerare una variabile molto interessante del futuro scenario politico, in particolare sulla giustizia. Nordio sostenne ovviamente la bontà e l’opportunità di tutti e cinque i quesiti garantisti. Fratelli d’Italia remò contro, cioè fece apertamente campagna per il No, sui due che riguardavano non la magistratura ma la sicurezza e in generale la lotta al crimine, ossia il referendum sulla legge Severino e quello sulla custodia cautelare. Adesso Giorgia Meloni candida un giurista ed ex magistrato molto più garantista di lei, rispetto al quale si è trovato, almeno per quei due quesiti, su posizioni contrapposte. Meloni è anche la più accreditata aspirante futura presidente del Consiglio (a voler considerare come indicativi i sondaggi e gli accordi di coalizione). Potrebbe indicare Nordio come guardasigilli. Ma anche se i giochi di maggioranza (sempre che il centrodestra esca vincitore) imponessero soluzioni differenti per via Arenula, Nordio farà certamente sentire, dagli scranni del Parlamento, il proprio preso di figura garantista e innovatrice. Non vuol dire che Meloni si è convertita al garantismo. Ma che le dinamiche di quello che sembra essere oggi il partito destinato a conquistare la maggioranza relativa saranno complicate. Anche contrastate. Perché già immaginiamo le figure “titolari” della giustizia in FdI, come Andrea Delmastro, trovarsi come minimo in disaccordo, per non dire in aperto conflitto, con Nordio su carcere e anticorruzione hard. Vedremo se sarà un balsamo, per FdI, o un detonatore di contraddizioni. Ma per tornare al discorso di partenza, bisogna riconoscere all’ex procuratore aggiunto di Venezia il merito di impegnarsi per dare un contributo, e soprattutto di volersi appunto sporcare le mani. Appostato non più solo sulla relativamente comoda tribuna degli editoriali sul Messaggero ma tra i banchi di Montecitorio. Non è l’unico ex magistrato che può dare qualità alla nostra politica. Anche se rispetto ad altri, nel merito, può incidere nella direzione che, almeno da queste pagine, è auspicata da sempre.