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È costituzionalmente possibile un lockdown per i non vaccinati di fronte ad un peggioramento della situazione pandemica? Sì, secondo il costituzionalista Filippo Vari, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università europea di Roma. «Vaccinati e guariti dal Covid si trovano in una situazione diversa rispetto ai non vaccinati - spiega Vari all'Adnkronos. E ciò perché, rispetto ai non vaccinati, i vaccinati e guariti almeno in una fase iniziale trasmettono meno il virus se si infettano, meno probabilmente s’infettano e meno probabilmente sviluppano un Covid grave, pesando dunque meno sul sistema sanitario e, soprattutto, sulle terapie intensive». Differenze che «consentono al legislatore di prevedere misure di contenimento che riguardino solo i non vaccinati. In tal modo non si lede il principio di eguaglianza, che impone invece di assicurare a persone in situazioni analoghe lo stesso trattamento». Vari guarda all’Austria e ai Laender della Germania, dove alcune misure di contenimento della pandemia sono imposte solo ai non vaccinati: «Tante attività sono aperte solo con la regola delle 2G: Geimpft, cioè al vaccinato o Geheilt, cioè al guarito dal Covid. Per esempio in Austria la regola delle 2G vale per barbieri, ristoranti, discoteche, mercatini dell’Avvento, alberghi, teatri, cinema, centri sportivi, per le visite in ospedali e case di cura, per prendere parte a manifestazioni con più di 25 persone. Per accedere al luogo di lavoro, invece, rimane la possibilità di presentare un tampone negativo eseguito nelle 24 ore se antigenico e nelle 47/72 ore se Pcr. In sostanza, ai non vaccinati viene sensibilmente ristretta la possibilità di accedere a luoghi aperti al pubblico in cui si svolge la vita sociale». Cosa sarebbe possibile in Italia? Nella valutazione delle modalità di contenimento della pandemia, va considerata «la proporzionalità delle misure adottate» per l’obiettivo che il legislatore si pone nel rispetto della Costituzione: «Proteggere la vita e la salute tanto dei vaccinati/guariti, quanto dei non vaccinati cui viene impedito di partecipare ad attività potenzialmente rischiose. A tal fine mezzi meno invasivi di un lockdown ai non vaccinati non mi sembra esistano - osserva il costituzionalista - visto che tanto l’obbligo vaccinale, quanto un lockdown esteso a tutti sono senz’altro più gravosi». Quanto alle conseguenze delle misure, «mi sembra che, da un lato, si lasciano ampi spazi di libertà ai non vaccinati per quanto riguarda il godimento di tanti diritti fondamentali, come l’accesso alla giustizia, ai servizi della Pubblica amministrazione, alle cerimonie religiose, a tante attività svolte in luogo privato; dall’altro, si finisce, opportunamente, per favorire indirettamente la vaccinazione, senza introdurre un obbligo, ma con conseguenze positive sia per tutti i consociati, sia, salvo rarissimi casi, per coloro che si sottopongono a vaccinazione. È utile, oltretutto, ricordare - conclude Vari - che la proibizione ai non vaccinati di certe attività o servizi aperti ai vaccinati/guariti è presente già nel nostro ordinamento e addirittura per i minori. I bambini non in regola con le vaccinazioni non possono infatti frequentare gli asili nido e le scuole dell’infanzia». Rispetto alle limitazioni annunciate dal Viminale per le proteste anti green pass, Vari spiega che «la Costituzione subordina la garanzia della libertà di riunione anzitutto all’assenza di armi e al carattere pacifico della riunione. Per comprovate ragioni di sicurezza o di incolumità pubblica è previsto nell’ultimo comma dell’art. 17 della Costituzione che l’autorità possa vietare le riunioni in luogo pubblico. Per motivi di contenimento della pandemia, dunque, si può restringere la libertà di riunione». «La direttiva del Ministro dell’Interno - rimarca il costituzionalista - mi sembra si limiti legittimamente a ribadire il quadro normativo vigente, fornendo alcune opportune indicazioni ai Prefetti per far sì che le riunioni di questo periodo avvengano, da un lato, con la garanzia del rispetto delle misure previste dalla legge per il contenimento della pandemia e, dall’altro, senza rischi per l’ordine pubblico in alcune aree delle città più delicate, come possono essere i centri storici». È invece possibile far pagare le cure ai non vaccinati contro il covid 19? «Oggi come oggi direi di no - spiega -. Il diritto alle prestazioni del servizio sanitario nazionale è assicurato a tutti a prescindere dalla virtuosità dei loro comportamenti». «Il nostro, nonostante alcune recenti involuzioni, è ancora un ordinamento personalista. La persona è la pietra d’angolo dell’edificio costituzionale, come diceva Giorgio La Pira. La Carta fondamentale prevede che le cure gratuite siano assicurate agli indigenti. Come noto, il legislatore ordinario è andato ben al di là di tale garanzia, assicurando a tutti una tendenziale gratuità delle cure». «In questo quadro normativo - ribadisce - non mi sembra possibile far pagare le cure ai non vaccinati. Anche il fumatore accanito ha diritto a un trattamento alle stesse condizioni di chi invece ha sempre preservato con cura la propria salute. Lo stesso per l’automobilista che subisce un infortunio perché guida senza cintura di sicurezza. Non si può pensare - conclude - d’istituire una sorta di Tribunale che valuti quanto virtuoso è stato il comportamento di chi ha bisogno di cure per stabilire il costo delle stesse».