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Presunti violenti pestaggi e detenuti ridotti in fin di vita nel carcere di Ivrea, in provincia di Torino. A denunciarlo è un detenuto di nome Matteo Palo e lo fa con una una lettera pubblicata dal sito InfoAut. "Lo faccio per difendere e tutelare i detenuti del carcere di Ivrea, dopo che il giorno 24 e 25 del mese di ottobre in questo istituto gli agenti penitenziari hanno usato violenza indiscriminata", scrive nella lettera. Poi il detenuto prosegue denunciando che le guardie penitenziarie sarebbero state supportate dagli agenti provenienti dal carcere di Vercelli e avrebbero picchiato almeno cinque detenuti utilizzando idranti e manganelli.Ma non finisce qui. La denuncia di Matteo Palo dipinge uno scenario a tinte fosche parlando di due detenuti ridotti in fini di vita a tal punto che "né i dottori né gli educatori hanno preso il coraggio di fare una prognosi". "Tutti si sono rifiutati come se niente fosse - denuncia sempre il detenuto -, omettendo che cinque persone hanno subito abusi e pestaggi dallo Stato che doveva tutelarli. In questo Istituto funziona così, sia gli agenti che gli operatori, sia il comandante che la direttrice non hanno minimamente idea di come funziona un Istituto di pena".Matteo Palo nella lettera spiega che il suo grido di allarme è rivolto alle istituzioni e ai giornalisti, in particolar modo si rivolge ai Radicali affinché si attivino, altrimenti "gli abusi continueranno".Da alcune notizie raccolte da Il Dubbio sembrerebbe che Armando Michelizza, il Garante dei detenuti di Ivrea, abbia confermato i fatti denunciati. Ma non solo. Emerge la difficoltà di operare come mediatore perché il carcere risulterebbe ingovernabile con delle degenerazioni per ristabilire l'ordine. Come già riportato da Il Dubbio, nel carcere c'è stata una protesta da parte di alcuni detenuti proprio per denunciare le condizioni degradanti. Ma a causa della mancanza di mediazione, la protesta è proseguita e si è ingigantita fino al punto che sarebbe intervenuta una "squadretta" proveniente da un altro carcere. Le versioni risultano diverse ma sta di fatto che due detenuti sono stati trasferiti in un altro carcere e alcuni hanno riportato dei lividi su tutto il corpo. Per nessuno di loro sarebbe stato redatto un referto medico.La lettera choc del detenuto Matteo Palo, come già detto, è un grido di aiuto rivolto anche ai radicali. Rita Bernardini, raggiunta da Il Dubbio, si chiede "quanti al Dap conoscano la preoccupante condizione detentiva del carcere di Ivrea". Poi aggiunge: "Temo che persino episodi delicatissimi di tentato suicidio non siano segnalati nei tempi dovuti, se non addirittura omessi. Una situazione fuori controllo, lasciata amministrare esclusivamente alla repressione securitaria. Se pensiamo che all'interno sono ristrette persone, anche molto giovani, con problemi psichiatrici e di tossicodipendenza - che dovrebbero essere aiutate, ascoltate, piuttosto che malmenate - è facile rendersi conto di quanto la casa circondariale sia lontana dal dettato costituzionale e dalle leggi vigenti". Sempre la radicale Rita Bernardini conclude: "Strano, infine, che il magistrato di sorveglianza non sia ancora intervenuto, visto che il contesto è conosciuto da tempo". Una situazione che peggiora sempre di più. Già nel passato era stata denunciata la condizione fatiscente del carcere. L'associazione Antigone, dopo la sua ultima visita, ha redatto un rapporto allarmante dove espone le condizioni critiche di vivibilità generale della casa circondariale di Ivrea.L'istituto penitenziario presenta condizioni strutturali piuttosto fatiscenti e poco adatte alla realizzazione di attività. Da un lato, necessiterebbe di massicci interventi di ristrutturazione, al contempo la presenza di vari circuiti (comuni, semi-protetti, primo livello tdp, transessuali, collaboratori di giustizia) rende difficile l'utilizzo al meglio degli spazi. Una delle due sezioni riservate ai nuovi arrivatii, per esempio, prevede un regime a celle chiuse e mancano gli spazi per svolgere attività al di fuori della cella. Qui le persone rimangono ben oltre il mese previsto, prima di essere collocate in altre sezioni. Si segnala inoltre la grande criticità determinata dalla coesistenza di detenuti omosessuali e transessuali, collocati in un'unica sezione, cosa che ha generato tentativi di violenze scaturiti in una denuncia. La prevista entrata in funzione della nuova sezione per articolo 21 e semiliberi, inoltre, non ha tuttora avuto luogo e continua a essere utilizzata la vecchia sezione collocata all'interno della zona detentiva. Particolarmente preoccupante - ha annotato Antigone - è la carenza di personale trattamentale: sono presenti soltanto 3 educatori, mentre da più di un anno gli assistenti sociali non frequentano più l'istituto. Una sola psicologa è presente in istituto per 23 ore al mese. Purtroppo anche questo istituto penitenziario risulta sovraffollato. Secondo le ultime statistiche messe a disposizione dal Dap, risultano 225 detenuti su una capienza massima di 192. L'alto numero di isolamenti disposti dalla direzione, insieme ai frequenti atti di autolesionismo, suicidi o di morti per cause da accertare, evidenziano un clima generale teso all'interno dell'istituto. L'ultimo suicidio c'è stato a luglio di quest'anno: un cinquantenne si è infilato la testa in un sacchetto insieme a una bomboletta di gas che poi ha aperto.