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domiciliari
È affetto da una grave patologia neoplastica con multiple metastasi, inoltre a causa della coesistenza di grave patologia cardiovascolare non può essere sottoposto, al momento, a trattamento chemioterapico che risulterebbe tossico e non tollerato. Per questo – come hanno scritto nero su bianco i medici - necessita di un attento monitoraggio clinico e di una condizione di ridotto stress psico-fisico per preservare lo status di immunodepressione e ridurre il rischio di complicanze. Ma nonostante questo e le istanze presentate (prontamente rigettate dalla magistratura) l’uomo è tuttora detenuto. Parliamo di Gennaro Sicignano, attualmente recluso per droga presso la casa circondariale di Salerno (precisamente nel reparto detentivo dell’ospedale) con un fine pena al 31 maggio del 2021. Ha un figlio disabile e si è aggiunta la tragedia della moglie, deceduta nei primi giorni del mese di gennaio. A Gennaro Sicignano, che aveva fatto istanza di recarsi al suo capezzale, è stato rifiutato il permesso, in quanto - secondo il magistrato di Sorveglianza e l'Asl competente - la signora non era in “imminente pericolo di vita”. Purtroppo è morta cinque giorni dopo il rigetto della richiesta di permesso. Tutta questa situazione ha fatto indignare anche la direzione del carcere di Salerno che con una nota del 3 gennaio ha scritto ai vari uffici competenti ed al Tribunale di Sorveglianza di Salerno sostenendo anche la possibile violazione dei principi di umanità e dignità delle persone.Una terribile vicenda che ha appreso Rita Bernardini del Partito Radicale tramite l’avvocato Emiliano Torre, il legale di Gennaro. Il caso è emblematico perché la magistratura di sorveglianza ha rigettato la richiesta di detenzione domiciliare nonostante il parere favorevole del procuratore generale, le due consulenze di parte e anche il parere di Rita Romano, la direttrice della Casa circondariale di Salerno. Un parere, quest’ultimo, corroborato dalla relazione redatta dal sanitario dell’istituto penitenziario che dichiara l’incompatibilità di Sicignano al regime detentivo. Il quadro clinico descritto è disarmante. Si legge che fin da quando è giunto nell’istituto, ovvero a novembre del 2019, era già affetto da patologie quali l’adenocarcinoma del colon destro, insufficienza cardiaca cronica decompensata in cardiopatia ischemica post- infartuale, anemia a genesi multifattoriale, depressione del tono dell’umore, sarcopenia, instabilità statico-dinamica, piccolo esito ischemico cerebrale in sede lenticolare destra, diabete mellito di tipo 2, dislipidemia mista, steatosi epatica, litiasi della colecisti, ernia iatale, gastropatia antrale e duodenopatia erosiva- emorragica. Una lunga lista di patologie che oltre a dover essere trattate in maniera accurata, rendono complicata anche la cura del tumore. Un mix di malattie che lo rendono incompatibile con il regime detentivo, compreso il reparto giudiziario ospedaliero. «Considerate le condizioni di salute del detenuto Sicignano – scrive la direttrice del carcere di Salerno- a più riprese ne è stato chiesto il trasferimento presso una struttura dotata di Sai (Servizio assistenza intensificato ndr.). Nello specifico il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria (ha individuato come sede di destinazione il Centro clinico di Secondigliano. Tuttavia – prosegue sempre la direttrice- le innumerevoli richieste di disponibilità del posto letto hanno sempre ricevuto risposta negativa da parte della direzione sanitaria di Secondigliano». La direttrice Rita Romano conclude che «sarebbe auspicabile una rapida soluzione della questione attesa l’irragionevole protrarsi della stessa». Lo stesso ospedale di Salerno ha ritenuto il Sicignano non idoneo a restare presso la struttura, e ha invitato ad un trasferimento presso struttura idonea, struttura che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria non riesce a trovare in quanto tutte piene o perché - appunto - non idonee alle patologie che il detenuto manifesta. Una situazione clinica davvero grave e nessuno è in grado di correre ai ripari. L’avvocato Emiliano Torre e la collega Maria Cammarano avevano chiesto la detenzione domiciliare perché se fosse a casa e accudito potrebbe in teoria sottoporsi a cure in centri maggiormente specializzati anche fuori provincia. Ma la sorveglianza ha respinto la richiesta a causa di una violazione della misura che Sicignano ha commesso quando era stato precedentemente ai domiciliari. Ma il diritto sulla salute, previsto dall’articolo 32 della Costituzione, teoricamente non dovrebbe venire prima di ogni altra esigenza punitiva?