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L’ultima immagine è risultata insostenibile: i fascicoli a mollo nell’acqua scaricata dall’ultima mini– alluvione estiva. Non nelle tende ma ai piani bassi del Palagiustizia pericolante. E certo, nelle strutture di fortuna piantate sullo sterrato di via Nazariantz la scena è stata fantozziana, degna di una combriccola di boy scout imbranati più che di un Paese civile. Dev’essere stata quella doppia istantanea a rendere, dal punto di vista del ministero, inevitabile la soluzione adottata giovedì sera: un decreto, discusso e approvato in Consigli dei ministri, che prevede di sbaraccare subito l’accampamento, servito per smaltire migliaia di udienze penali (tutte di rinvio).Non continuerà neppure più a girare quella catena di montaggio, perché fino al 30 settembre, di udienze – tranne quelle relative a direttissime, convalide di arresti e procedimenti con detenuti, già ora dirottate a Bitonto e nel Tribunale civile – non se ne faranno proprio: termini sospesi per tutto, dalle notifiche alla prescrizione. Se non c’è neppure un luogo improbabile in cui ratificare la paralisi, non resta che fermare i cronometri. Ma è proprio questo periodo ipotetico della triste realtà barese che innesca le critiche di avvocati e magistrati. «Senza lo stimolo di quel monumento alla vergogna di anni d’incuria, temo che l’individuazione dell’immobile in cui trasferire le attività penali rallenterà», confessa il presidente della Camera penale del capoluogo, Gaetano Sassanelli. I penalisti non escludono di impugnare il decreto legge, e in ogni caso battono sul punto ritenuto cruciale anche dall’Ordine forense di Bari e dall’Anm: «Serve la procedura d’urgenza: il provvedimento va integrato con una norma che conferisca allo stesso ministro Bonafede poteri straordinari, in modo da poter derogare ai vincoli urbanistici e procedere immediatamente al trasloco nell’immobile che sarà ritenuto idoneo, senza necessità di un cambio di destinazione d’uso».Lo dice sempre Sassanelli ma la dichiarazione coincide, parola per parola, a quella richiamata nella nota della sezione barese dell’Associazione magistrati, e riassunta dallo stesso presidente nazionale Francesco Minisci. Il punto è che Bonafede, di poteri straordinari, non vuole sentir parlare. Dovrà perciò arrangiarsi con le leggi ordinarie: lunedì potrebbe arrivare la decisione sulle 6 proposte finora pervenute al ministero della Giustizia da parte di altrettanti soggetti privati. Una riguarda un palazzo Telecom: non avrebbe bisogno di “varianti urbanistiche”. Bonafede dovrà bruciare i tempi. «Adesso ancora più di prima è necessario», osserva il presidente dell’Ordine degli avvocatidi Bari, Giovanni Stefanì.«Apprezziamo l’attenzione che il ministro sta avendo nei confronti dell’avvocatura, tenendo costantemente aggiornato il sottoscritto, come rappresentante dell’istituzione forense, al pari degli altri attori locali della giustizia», dice, «Tuttavia non possiamo sottacere gli effetti negativi che avrà il provvedimento sulle sorti professionali degli avvocati, soprattutto quelli più giovani, che maggiormente stanno soffrendo il calo dei redditi. Sarebbe stato più opportuno», secondo Stefanì, «far coincidere questo decreto di sospensione con l’individuazione della soluzione– ponte». Ossia: fermare i termini, prescrizione compresa, giusto per il tempo necessario al trasloco materiale nella nuova sede ( provvisoria in vista della futura “Cittadella della giustizia”). «Il ministro, con il quale prosegue in modo positivo l’interlocuzione, – conclude il presidente degli avvocati baresi – è ottimista sui risultati della ricerca di mercato e sull’individuazione nel brevissimo periodo di una sede degna per gli uffici penali che, ci ha promesso, avverrà contestualmente con quella emergenziale», conclude Stefanì.Ma intanto lunedì inizia pure la tre giorni di astensione dalle udienze proclamata dall’Unione Camere penali, a cui ha aderito anche l’Ocf. Una corsa da far tremare le vene ai polsi.