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Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, sarà a Bari il 15 maggio per annunciare ufficialmente la notizia del protocollo con la città per collocare il nuovo Palagiustizia alle “ex casermette”, dove troveranno spazio il tribunale sia civile che penale e tutti gli uffici. Ottenerlo, però, non è stato facile: «Tutto si era addormentato, abbiamo dovuto muoverci noi avvocati», ha detto Gaetano Sassanelli, presidente della Camera penale barese. I penalisti, infatti, sono stati tra i più attivi promotori di iniziative per non far calare l’attenzione sull’emergenza in cui tutt’ora versa la giustizia barese, a causa della dichiarazione di inagibilità della vecchia struttura nel 2018, che li ha costretti prima a lavorare sotto i tendoni della protezione civile e ora in uffici distantissimi uno dall’altro. «A Bari si svolgeranno le elezioni comunali e come penalisti abbiamo scritto una lettera aperta a tutti i candidati, chiedendo loro di esprimersi in modo chiaro sul punto. Questo ha sollecitato una reazione anche da parte del ministero, che a quel punto si è attivato». La settimana scorsa, infatti, il Guardasigilli ha annunciato di aver convocato a Roma per il prossimo 28 maggio il sindaco di Bari, per sottoscrivere il protocollo per la realizzazione del nuovo palazzo di giustizia. «Per tenere comunque la guardia alta, abbiamo anche organizzato un tour lungo 45 chilometri, tra tutti gli uffici giudiziari oggi distribuiti dentro la città e anche in due comuni limitrofi», ha raccontato Sassanelli. Tutti e cinque i candidati sono venuti, poi si è svolto anche un incontro con i giornalisti. «E, proprio in concomitanza della notizia di questo “tour”, il ministero ha annunciato che il 15 maggio Bonafede sarà a Bari per l’annuncio», ha concluso Sassanelli. La sintesi, nonostante il risultato positivo - almeno fino a qui - dell’iter che ormai sembra avviato, è che «abbiamo capito che, per ottenere qualcosa, è necessario utilizzare tutti gli strumenti possibili di moral suasion. Altrimenti il problema di Bari sarebbe rimasto quiescente». La struttura individuata dal protocollo - di cui ancora nessuno, nemmeno il sindaco Decaro invitato a Roma, conosce il contenuto del testo - è idonea alle necessità, ora l’incongnita sono i tempi. «I presupposti sono buoni, l’area è sufficiente come dimensioni ma le strutture esistenti vanno demolite e ricostruite ex novo», ha spiegato Sassanelli. Per questo, ora l’obiettivo dei penalisti è di ottenere al più presto un cronoprogramma che fissi i tempi per la costruzione: «Seguiremo da vicino l’iter, perchè l’esperienza ci ha insegnato che lasciare le briglie sciolte non paga. Anche perchè le strutture non verranno realizzate tutte insieme e noi abbiamo l’esigenza che il primo lotto da costruire e mettere in funzione sia quello del penale».
La situazione sul fronte logistico, infatti, è ancora particolarmente critica, soprattutto sul fronte degli arretrati. Erano state previste 60mila notifiche da smaltire, invece sono state 80mila e il lavoro non è ancora completato: «Gli addetti stanno facendo tutto il possibile, ma le condizioni e gli spazi a disposizione sono precari», ha concluso il presidente della Camera Penale. Ora, non resta che aspettare l’annuncio ufficiale del ministro.