Un incendio devastante si è verificato nella notte presso il carcere di San Vittore a Milano, causando la morte di un ragazzo di 18 anni, di origini egiziane. Il giovane, rinchiuso in una cella che condivideva con un altro detenuto, ha perso la vita tra le fiamme. Il secondo detenuto è stato tratto in salvo grazie all’intervento tempestivo della Polizia Penitenziaria, che ha impedito che il fuoco si propagasse ulteriormente.

La Uilpa, il sindacato della polizia penitenziaria, ha denunciato la gravità dell’accaduto, definendolo un tragico riflesso della crisi strutturale del sistema carcerario. Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa, ha sottolineato come tali episodi si ripetano con una frequenza allarmante: «Non crediamo possa trattarsi di suicidio, ma di un’altra morte che si aggiunge a un triste bilancio di vite perse all'interno delle carceri italiane».

Sovraffollamento e mancanza di personale

De Fazio ha anche puntato il dito contro il sovraffollamento cronico che caratterizza il carcere di San Vittore. 1.100 detenuti stipati in una struttura che potrebbe ospitarne soltanto 445. Il personale di polizia penitenziaria, stremato e ridotto all’osso, si trova a dover gestire situazioni estremamente delicate con 580 agenti, di cui molti destinati ad altri compiti, rispetto ai 700 necessari. Questo genera un tasso di scopertura del 17%.

Il sovraffollamento e la carenza di organico non sono solo un problema di numeri, ma incidono gravemente sulla gestione della sicurezza e delle condizioni di vita all’interno del carcere. Le parole di De Fazio sono un chiaro appello al governo: «Il governo dovrebbe occuparsi di queste situazioni drammatiche, deflazionando la densità detentiva e potenziando il Corpo di polizia penitenziaria, carente di oltre 18mila unità».

Un sistema penitenziario in crisi

La situazione a San Vittore riflette un problema più ampio che coinvolge l’intero sistema penitenziario italiano. Secondo De Fazio, sono necessari interventi strutturali e urgenti: «Necessita potenziare l'assistenza sanitaria e psichiatrica, vanno rese salubri le strutture e va riorganizzato l'intero sistema».

Il rischio, conclude De Fazio, è quello di continuare a leggere notizie di questo genere senza vedere alcun cambiamento. «Con necrologi quotidiani continueremo a contare le morti che non possono non avere dei responsabili, non solo morali».