Un'inchiesta sulle torture nel carcere di Trapani ha coinvolto ben 46 agenti penitenziari, accusati di torture, abuso d’autorità e falso ideologico. La vicenda ha scosso l’opinione pubblica, poiché le indagini hanno messo in luce abusi sistematici nei confronti di detenuti nella Casa Circondariale Pietro Cerulli. In particolare, 11 agenti sono finiti agli arresti domiciliari e 14 sono stati sospesi dal servizio. Gli inquirenti hanno utilizzato le testimonianze dei detenuti e le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza, che sono state installate solo dopo le denunce iniziali.

Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, ha espresso sgomento per quanto accaduto. Ha dichiarato: «Apprendiamo con sgomento dell'indagine nei confronti di numerosi appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Trapani per presunti maltrattamenti nei confronti di detenuti». Nonostante le gravi accuse, De Fazio ha sottolineato la necessità di rispettare la presunzione di innocenza per gli indagati e ha espresso fiducia negli inquirenti.

Tuttavia, De Fazio ha anche evidenziato come le violenze e le torture siano un fenomeno più ampio che non riguarda solo Trapani, ma che coinvolge numerose carceri italiane. «Sono ormai decine le indagini, pressoché in tutta Italia, a carico di appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria», ha aggiunto. L’incidenza di questi episodi solleva interrogativi sul sistema carcerario italiano, che appare sempre più sottoposto a stress e inefficienze.

Secondo De Fazio, le cause di questa crisi sono multiple: il sovraffollamento detentivo, le carenze organiche, la mancanza di equipaggiamenti adeguati e, in particolare, la distrazione da parte dei vertici amministrativi. «Non si può parlare di mele marce, ma è la cesta marcia che fa imputridire tutto ciò che contiene», ha affermato, indicando che la colpa non è solo dei singoli agenti, ma anche di un sistema che non protegge gli operatori e i detenuti.

L’indagine su Trapani è partita nel 2021, dopo le denunce di alcuni detenuti che raccontavano di aver subito violenze fisiche e psicologiche in aree non sorvegliate da telecamere. Successivamente, le indagini sono state approfondite con l'installazione di telecamere nascoste, che hanno permesso di documentare le torture e identificare gli agenti coinvolti. Gli inquirenti hanno parlato di un «modello di violenza diffuso», che è stato messo in atto da un gruppo di agenti perpetrando abusi con reati sistematici.

Di cosa sono accusati gli agenti penitenziari di Trapani

Le accuse a carico degli agenti sono gravi: tortura, abuso d’autorità, calunnia, e falso ideologico. Inoltre, sono stati contestati episodi di maltrattamenti, che si sarebbero verificati con cadenza regolare nel corso degli anni. Per gli inquirenti, l’indagine ha messo in evidenza un sistema corrotto che non solo non ha protetto le vittime, ma ha anche favorito il perpetuarsi degli abusi. Le denunce dei detenuti sono state determinanti nel portare alla luce la situazione.

Le misure cautelari emesse dal gip di Trapani, su richiesta della procura, hanno coinvolto ben 46 indagati. La polizia penitenziaria ha eseguito numerose perquisizioni e ha raccolto prove cruciali, tra cui le foto delle violenze, scattate dai detenuti stessi. La vicenda ha sollevato numerosi interrogativi sulla gestione dei penitenziari in Italia e sull’efficacia dei controlli interni.

Le reazioni politiche

Michela Di Biase, deputata del Partito Democratico, ha richiesto l’intervento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, chiedendo un’immediata chiarezza sulla vicenda. «Le notizie che arrivano sugli arresti a Trapani di undici agenti sono preoccupanti», ha affermato Di Biase. Ha annunciato la presentazione di un'interrogazione parlamentare al ministro Nordio per fare luce su quanto accaduto.

Il senatore del Partito Democratico, Walter Verini, ha chiesto che il ministro Nordio venga in aula a spiegare la vicenda e rispondere alle interrogazioni. La politica italiana sta seguendo con attenzione l’evolversi della situazione, poiché l'episodio di Trapani rischia di diventare un caso emblematico della situazione critica che vive il sistema penitenziario del paese.