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Patrizio Gonnella dell’associazione Antigone nella Casa Circondariale femminile di Rebibbia
Il caso delle torture nel carcere di Trapani ha sollevato un’ondata di indignazione. Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, ha commentato gli sviluppi, dichiarando: «Ci auguriamo che si faccia piena chiarezza su quanto accaduto, riconoscendo in sede di indagini e processuale le eventuali responsabilità». Il caso coinvolge 46 persone indagate per vari reati, tra cui la tortura, avvenuti all’interno del penitenziario.
Gonnella ha espresso soddisfazione per l’indagine che ha preso il via grazie alle denunce delle persone detenute. Il presidente ha sottolineato come questa vicenda evidenzi l'importanza di perseguire i responsabili di torture e violenze in carcere. «La tortura è un reato fondamentale, sia per la giustizia, sia per far sentire il supporto dello Stato a chi subisce simili abusi», ha spiegato Gonnella.
L’indagine è stata avviata dopo le denunce dei detenuti e condotta dal nucleo investigativo regionale della Polizia penitenziaria di Palermo. Il caso sta attirando l'attenzione su come il carcere di Trapani abbia messo in evidenza ancora una volta le difficoltà e le violenze all'interno delle strutture penitenziarie italiane.
Gonnella ha anche parlato della necessità di rompere il muro di omertà che in passato ha ostacolato le denunce di abusi. Oggi, molte più persone detenute tendono a segnalare episodi di violenza, segno di un cambiamento culturale e di maggiore fiducia nelle istituzioni.