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Un dossier sull'applicazione della legge a quattro anni dall'introduzione del reato di tortura. È quello che ha realizzato Antigone in occasione della Giornata Internazionale per le Vittime di Tortura. Quattro anni fa fu introdotto nel codice penale italiano il reato di tortura (il 613-bis). Erano passati quasi 30 anni da quando l'Italia aveva ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite, impegnandosi davanti agli organismi internazionali a perseguire e punire questo crimine contro l'umanità. Tuttavia i vari tentativi compiuti non avevano portato all'esito atteso. Nel frattempo nel Paese la tortura esisteva e veniva - purtroppo - praticata, come hanno dimostrato alcune sentenze della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo che condannò l'Italia per le torture nel carcere di Asti e per quelle nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova. «Quel testo - ricorda Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - fu figlio di un compromesso che lo staccò da quella che erano le previsioni contenute nella Convenzione Onu. Tuttavia come associazione, lo difendemmo e chiedemmo l'approvazione. Sappiamo infatti che non sempre avere la migliore possibile delle leggi basta. Quello che conta, spesso, è la cultura giuridica di chi poi quelle leggi le applica. Inoltre eravamo certi che anche con l'attuale formulazione, mantenesse i criteri per una ampia applicazione. A distanza di quattro anni ne abbiamo avuto prova, con diversi procedimenti e processi avviati contro presunti torturatori e le prime condanne». I PROCEDIMENTI PER TORTURA ATTUALMENTE APERTI IN ITALIA FERRARA Il 15 gennaio 2021 per la prima volta un agente di polizia penitenziaria viene condannato per tortura inflitta a una persona detenuta. L’agente è stato condannato a tre anni di reclusione. I fatti risalgono al 2017 quando, secondo la ricostruzione, tre agenti di polizia penitenziaria entrarono nella cella di una persona detenuta per una perquisizione. Uno uscì, e si mise di guardia in corridoio. Gli altri due restarono all’interno. Uno dei due fece inginocchiare il detenuto, lo ammanettò o lo pestò. Il detenuto reagì con una testata, che pagò con un ulteriore pestaggio. Poi gli agenti si allontanarono, lasciandolo in cella ammanettato. L’agente condannato aveva optato per il rito abbreviato. Gli altri due hanno optato per il rito ordinario. Il processo ha tra gli imputati anche un’infermiera, accusata di falso e favoreggiamento. SAN GIMIGNANO Il 17 febbraio 2021 dieci agenti di polizia penitenziaria del carcere di San Gimignano vengono condannati per tortura e lesioni aggravate in concorso. Le pene vanno dai 2 anni e 3 mesi ai 2 anni e 8 mesi. Per la seconda volta in poche settimane viene applicata la legge contro la tortura. L’episodio oggetto delle indagini e del processo risale all’ottobre 2018, quando secondo la ricostruzione, un detenuto tunisino subì pestaggi brutali durante un trasferimento da una cella a un’altra. La Procura del Tribunale di Siena, nell’ottobre del 2019, aveva contestato il reato di tortura a quindici agenti. A dicembre 2019 Antigone ha presentato un proprio esposto. Dei quindici agenti, dieci sono stati condannati a febbraio con rito abbreviato mentre cinque sono stati rinviati a giudizio a novembre del 2020. Nella stessa udienza, è stato giudicato - con rito abbreviato - anche un medico del carcere, condannato a 4 mesi di reclusione per rifiuto di atti d’ufficio, per non aver visitato e refertato la vittima. Si tratta anche in questo caso di un importante decisione, essendo la prima volta che un medico viene condannato per essersi rifiutato di refertare un detenuto che denunciava di aver subito violenze. Nel procedimento con rito ordinario dei cinque agenti di polizia penitenziaria Antigone si è costituita parte civile, così come L’Altro Diritto, il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e la onlus Yairaiha. Il 18 maggio 2021, durante la prima udienza, anche il ministero della Giustizia ha chiesto di costituirsi parte civile tramite l’avvocatura di Stato. Nell’udienza del 9 giugno, viene accolta la richiesta del Ministero che viene al contempo escluso quale responsabile civile. La prossima udienza è fissata per il 13 luglio. FIRENZE L’inchiesta sulle presunte violenze commesse nella Casa Circondariale di Sollicciano sarebbe nata da delle denunce per resistenza a pubblico ufficiale presentate da alcuni agenti di polizia penitenziaria a carico di persone detenute nell'istituto fiorentino. Anche grazie all’acquisizione della videosorveglianza, la Procura di Firenze ha ritenuto tali accuse non veritiere iniziando ad indagare sugli stessi agenti che avevano sporto denuncia. Gli episodi contestati risalirebbero al 2018 e al maggio 2020, quando alcuni detenuti avrebbero subito pestaggi riportando gravi lesioni. A gennaio 2021 il Gip del Tribunale di Firenze dispose misure cautelari per nove agenti di polizia penitenziaria. Tre finirono agli arresti domiciliari, mentre per altri sei fu disposta la misura dell'interdizione dall’incarico per un anno e l'obbligo di dimora nel comune di residenza. Oltre al reato di tortura, agli agenti viene contestato è anche il reato di falso ideologico in atto pubblico, per aver fatto passare gli abusi come episodi di resistenza da parte dei detenuti. A giugno 2021 il Pm della Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per dieci agenti di polizia penitenziaria e due medici, questi ultimi accusati di aver redatto falsi certificati in relazione alle condizioni dei detenuti vittime delle violenze. TORINO A ottobre 2019 Antigone riceve notizia di una indagine in corso presso la Procura del Tribunale di Torino per diverse ipotesi di reato, tra cui anche il reato di tortura, a carico di diciassette agenti di polizia penitenziaria della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino. Nei confronti di tredici persone viene emessa un'ordinanza di misura cautelare. Il 25 novembre 2019 Antigone presenta un esposto. Il 25 agosto 2020 Antigone avanza richiesta per ottenere copia degli atti di indagine. Viene autorizzata. Dagli atti di indagine e dall'avviso di conclusione delle indagini preliminari risulta indagato anche il Direttore del carcere per il reato di favoreggiamento personale e di omessa denuncia. Si è in attesa della fissazione dell'udienza preliminare. PALERMO A gennaio del 2020 Antigone viene contattata dalla moglie e dal legale di una persona detenuta presso la Casa circondariale Pagliarelli di Palermo. Entrambi denunciano violenze e maltrattamenti subiti il 18 gennaio 2020 dal familiare e assistito al momento dell'ingresso in carcere. Due giorni dopo, la persona detenuta viene portata davanti ai Giudici della Corte di Assise di Appello di Palermo per lo svolgimento del processo. In quella sede rende dichiarazioni spontanee, denunciando quando accaduto al suo arrivo in carcere. La Corte, riscontrati i segni al volto e ascoltato il racconto, trasmette gli atti alla Procura competente. Il 22 maggio 2020 Antigone presenta un esposto contro gli agenti per ipotesi di tortura nonché contro i medici, i quali, secondo quanto ricostruito, non avrebbero accertato le lesioni, favorendo così gli agenti di polizia penitenziaria. Le indagini sono attualmente in corso. MILANO OPERA A marzo 2020, nel corso dell’emergenza pandemica, Antigone viene contattata da molti familiari di persone detenute presso la Casa di Reclusione di Milano Opera. Vengono segnalate violenze, abusi e maltrattamenti nei confronti dei propri familiari detenuti, che sarebbero stati così puniti per la rivolta scoppiata nei giorni precedenti nel primo reparto. I familiari raccontano che le violenze sarebbero state commesse da agenti di polizia penitenziaria a rivolta finita. Il 18 marzo 2020 Antigone deposita un esposto per ipotesi di abusi, violenze e torture. Le indagini sono in corso. MELFI A marzo 2020 Antigone viene contattata dai familiari di diverse persone detenute presso la Casa Circondariale di Melfi. Questi denunciano gravi violenze, abusi e maltrattamenti subiti dai propri familiari nella notte tra il 16 ed il 17 marzo 2020. Si tratterebbe anche in questo caso di una punizione per la protesta scoppiata il 9 marzo 2020. Le testimonianze parlano di detenuti denudati, picchiati, insultati e messi in isolamento. Molte delle vittime sarebbero poi state trasferite. Durante le traduzioni non sarebbe stato consentito loro di andare in bagno. Ai detenuti sarebbero poi state fatte firmare delle dichiarazioni in cui avrebbero riferito di essere accidentalmente caduti, a spiegazione dei segni e delle ferite riportate. Il 7 aprile 2020 Antigone ha presentato un esposto contro agenti di polizia penitenziaria e medici per violenze, abusi e torture. Il 3 maggio 2021, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza ha avanzato richiesta di archiviazione. In data 3 giugno 2021, Antigone presenta opposizione alla richiesta di archiviazione. PAVIA A marzo 2020 Antigone viene contattata dai familiari di alcune persone detenute nella Casa Circondariale di Pavia. Denunciano violenze, abusi, e trasferimenti arbitrari disposti dopo le proteste di alcuni giorni prima. La polizia le avrebbe colpite, insultate, private degli indumenti e lasciate senza cibo. Ai detenuti trasferiti non sarebbe stato permesso di portare alcun effetto personale né di avvisare i familiari. Il 20 aprile 2020 Antigone ha presentato un esposto per violenze, abusi e tortura. Le indagini sono attualmente in corso. Diverse persone sarebbero state già sentite dalle autorità inquirenti. SANTA MARIA CAPUA VETERE Nel mese di aprile 2020 Antigone viene contattata da familiari di varie persone detenute presso il reparto “Nilo” della Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere. La causa sono i presunti abusi, violenze e torture che alcuni detenuti avrebbero subito nel pomeriggio del 6 aprile 2020. Responsabili sarebbero circa 400 agenti, intervenuti in tenuta antisommossa a seguito di una protesta posta in essere il giorno precedente dai detenuti dello stesso reparto. Questi sarebbero stati preoccupati per la diffusione della notizia di un detenuto positivo al coronavirus, posto in isolamento con febbre. Alcuni detenuti, dopo l'azione di violenza, sarebbero stati posti in isolamento. Ai pochi detenuti visitati i medici non avrebbero refertato le lesioni. Il 20 aprile 2020 Antigone ha presentato un esposto contro gli agenti di polizia penitenziaria per ipotesi di tortura e percosse e contro i medici per ipotesi di omissione di referto, falso e favoreggiamento. A giugno 2020 la Procura fa notificare dai carabinieri avvisi di garanzia a 44 agenti di polizia penitenziaria indagati per tortura, abuso di potere e violenza privata. Agli atti dell’inchiesta ci sarebbero video che mostrano i pestaggi, detenuti inginocchiati e picchiati con i manganelli. Le indagini sono in corso.