«Se faremo una ispezione? Da parte nostra ci siamo limitati a portare la nostra solidarietà alla città al Comune, alle vittime, alle famiglie dell vittime e alla polizia penitenziaria che lavora in grandi difficoltà. Come detto, sono qui perché volevo immediatamente dare un segnale di vicinanza». Così il ministro della Giustizia Carlo Nordio dopo la visita al carcere alle Vallette a Torino, dopo la tragica morte due detenute. nelle ultime 48 ore. «Da ex pm so perfettamente che quando ci sono suicidi si apre un fascicolo e la magistratura è sovrana», ha aggiunto rispondendo a una domanda su possibili indagini sugli ultimi due casi. Il ministro è stato accolto dalla direttrice della struttura penitenziaria, Elena Lombardi Vallauri, dal garante comunale, Monica Gallo, e da quello regionale, Bruno Mellano, insieme al responsabile dell'Azienda sanitaria locale per il carcere, Roberto Testi. Durante la visita del ministro sono scoppiate proteste da parte dei detenuti che hanno iniziato a fischiare, urlare e battere le stoviglie alle sbarre delle celle.

Ieri per la sezione femminile del carcere torinese è stata una giornata tragica. Poche ore dalla morte di Susan John, la donna di 42 anni che si è lasciata morire di fame, un’altra detenuta si è tolta la vita nella sezione femminile del carcere di Torino. È una donna italiana che era stata trasferita a fine luglio da Genova, al carcere di Torino. Si chiamava Azzurra Campari e si è impiccata.

Su Twitter il deputato Alessandro Zan, responsabile Diritti della segreteria nazionale del Partito Democratico: «I suicidi di due detenute a poche ore di distanza nello stesso carcere sono un fallimento tragico delle istituzioni, macigni sulle nostre coscienze. Oltre 40 persone in detenzione si sono tolte la vita nel 2023, questo dato conferma che l’art. 27 della Carta è costantemente violato». E la vicepresidente dem del Senato, Anna Rossomando, aggiunge: «Quelle di Torino sono le ennesime tragedie nelle carceri italiane, la vera emergenza in ambito di giustizia che il governo continua a non affrontare. Chiediamo con forza al ministro Nordio di assumere questa emergenza come priorità assoluta con atti concreti. Inoltre, nei casi di non alimentazione volontaria, proponiamo di introdurre l’obbligo di avviso al Garante territoriale e al Tribunale di sorveglianza».

Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ricorda: «Da tempo chiediamo che venga affrontata la situazione del carcere delle Vallette. Già all’inizio della legislatura questa è stata tra le prime richieste sottoposte da Fratelli d’Italia al ministro Nordio. I primi a denunciare condizioni problematiche sono gli agenti di polizia penitenziaria, sotto organico e costretti a uno sforzo importante, considerata anche la struttura del Lorusso Cotugno. Dunque è un segnale importante che oggi il ministro Nordio si rechi in visita alle Vallette dopo la morte di due detenute, episodi drammatici che non possono lasciare indifferenti. Intendiamo dare tutto il nostro sostegno per realizzare un intervento strutturale che preveda anche l’ascolto degli operatori, per aumentare le risorse dedicate a Torino. Il Governo Meloni eredita una situazione delle carceri italiane particolarmente problematica in alcuni contesti, Torino fa parte di queste criticità da risolvere». Lo afferma Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.

Sulla vicenda è intervenuto il parlamentare di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi: «È ormai da anni che diciamo che nessuna sezione del carcere può essere adeguata a persone che vivono una condizione di sofferenza psicologica e psichiatrica, che è vitale lavorare sulle pene alternative per decongestionare le strutture detentive e prendersi cura davvero di tutti i casi delicati, a cominciare dai detenuti più giovani. Mesi fa abbiamo chiesto al ministro Nordio, con un’interrogazione, di ripristinare l’ampliamento dei colloqui telefonici dei detenuti con i propri cari deciso in fase pandemica, anche per ridurre il rischio suicidario. In tutta risposta il ministro rimanda alle decisioni delle Direzioni carcerarie. Analogamente, sull’impressionante frequenza dei suicidi, la nota di Nordio rinvia all’impegno del Dap, al lavoro interdisciplinare con le Asl regionali per la prevenzione e, in generale, alle varie articolazioni regionali». Grimaldi invita il ministro Nordio a «vedere finalmente con i suoi occhi e ne parli con la garante comunale dei detenuti Monica Gallo, convochi le Regioni a partire dal Piemonte per le responsabilità sanitarie. È la polizia penitenziaria stessa a mandare continui allarmi sulla carenza di personale e lo stress a cui sono sottoposti gli agenti, che si trovano continuamente a sventare tentativi di suicidio e atti di autolesionismo. E finchè non si accetterà di convertire in pene alternative tante detenzioni insensate, come quelle per reati minori o quelle che riguardano persone con patologie psichiatriche, non si agirà mai sul sovraffollamento delle carceri e sul disagio di detenuti e operatori».

Anche Patrizio Gonella, presidente dell’Associazione Antigone, contattato da LaPresse, avverte: «Bene che il ministro Nordio visiti il carcere di Torino ma non vogliamo capri espiatori». Secondo Gonnella, trovare responsabilità nei vertici non risolve il problema. «Si dovrebbe invece aumentare i rapporti del carcere con l’esterno - spiega - Se quella donna nigeriana che si è lasciata morire, senza mangiare e bere, avesse avuto più rapporti e telefonate dall’esterno, se fosse stata seguita da un etno-psicologo, probabilmente non sarebbe morta. Da queste vicende non se ne esce con i capri espiatori, né aumentando la sorveglianza a vista sui detenuti. Se ne esce con una vita più dignitosa in carcere e aumentando le relazioni affettive per i detenuti».