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«Sono un avvocato penalista. E sono orgoglioso di esserlo. Ho sempre svolto la professione forense senza mai chinare il capo, consapevole che davanti alla legge siamo tutti uguali».
L’avvocato romano Serena Gasperini assiste l’appuntato Riccardo Casamassima nella sua personale “battaglia” contro il Comando generale dell’Arma dei Carabinieri.
Casamassima è il teste chiave del processo bis sulla morte di Stefano Cucchi in corso davanti alla Corte d’Assise di Roma.
La sua testimonianza ha fatto riaprire l’inchiesta che, inizialmente, aveva visto sul banco degli imputati i medici dell’ospedale Sandro Pertini di Roma che visitarono Cucchi dopo il suo arresto e gli agenti della polizia penitenziaria che lo tennero in custodia nelle celle del Tribunale di Roma il giorno del processo.
Lo scorso maggio, a nove anni dai fatti, Casamassima ha raccontato davanti al pm Giovanni Musarò che Cucchi fu oggetto di un violento pestaggio all’interno della stazione carabinieri di Roma Casilina. E ha raccontato anche il successivo tentativo da parte dei colleghi di scaricare la responsabilità di quanto accaduto sugli agenti della polizia penitenziaria.
Dopo le dichiarazioni di Casamassima la posizione dei cinque carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale e falso si è aggravata, coinvolgendo nell’inchiesta alcuni dei massimi vertici dell’Arma in servizio all’epoca a Roma. Per quest’ultimi l’accusa è di aver coperto i militari che avevano arrestato Cucchi, intralciando le indagini della magistratura.
Depistaggi tutt’ora in corso, come emergerebbe da una telefonata intercettata il 6 novembre fra due carabinieri in servizio a Napoli, uno dei quali chiamato il mese successivo a deporre come teste. «Ci vuole spirito di corpo, se c’è qualche collega in difficoltà lo dobbiamo aiutare», gli avrebbe fatto sapere un suo superiore.
Avvocato, come mai la decisione di Casamassima di denunciare il comandante Nistri? Ricorda Davide contro Golia.
Lo scorso 17 ottobre 2018, il ministro della difesa Elisabetta Trenta aveva incontrato il generale Nistri, Ilaria Cucchi e l’avvocato Fabio Anselmo che l’assiste nel processo, al fine di confrontarsi su quanto era emerso fino a quel momento nel dibattimento. Al termine dell’incontro, Ilaria Cucchi e l’avvocato Anselmo parlando con i giornalisti hanno riferito di uno “sproloquio” di Nistri nei confronti di Casamassima. Invece di concentrarsi su quanto era accaduto a Stefano Cucchi, il generale avrebbe detto che Casamassima era un delinquente, un bugiardo, uno spacciatore. Inoltre il generale aveva informato i presenti all’incontro che il mio assistito era anche indagato per reato di spaccio di stupefacenti, pur essendo all’epoca la notizia coperta dal segreto.
Crede che il generale Nistri volesse screditare Casamassima agli occhi del ministro Trenta?
Mi pare evidente che le dichiarazioni di Nistri siano state alquanto scomposte.
Cosa avrebbe dovuto fare il generale?
Se proprio non voleva chiedere scusa, forse doveva dirsi dispiaciuto per quanto accaduto. Invece è finito nel mirino Casamassima.
Dove presta servizio adesso?
E’ stato trasferito, dopo venti anni di incarichi operativi, al cancello della Scuola allievi carabinieri di Roma. Apre e chiude la sbarra d’ingresso.
Non sembra un incarico di grande prestigio…
Oltre ad essere stato demansionato, ogni giorno riceve una comunicazione di avvio di procedimento disciplinare.
Il motivo? Non apre bene il cancello?
No, è accusato di raccontare su Facebook, senza autorizzazione, il trattamento di cui è oggetto da parte del Comando generale dell'Arma.
Pensa che l’Arma voglia congedarlo?
Mi auguro di no. Casamassima ha fatto solo il suo dovere, raccontando la verità.
Il processo intanto prosegue. Ad ogni udienza emergono le coperture poste in essere dai vertici dell’epoca.
La fortuna, se così possiamo dire, è di avere come pm il dottor Musarò. Un giovane magistrato coraggioso che non ha alcuna sudditanza psicologica nei confronti delle divise e che sta svolgendo il proprio ruolo con grande equilibrio.
Cosa crede che succederà?
Mi auguro che la denuncia venga assegnata ad un magistrato come il dottor Musarò. Ho chiesto che tutti i presenti all’incontro di ottobre al Ministero, quindi anche Elisabetta Trenta, riferiscano su cosa disse Nistri.