PHOTO
L'ingresso del carcere di Vigevano
Un detenuto italiano di 55 anni si è suicidato nel carcere di Vigevano, dove era entrato il 3 dicembre 2024 per una condanna a due anni e 8 mesi, perché riconosciuto colpevole di una rapina del valore di 55 euro e per una precedente per la quale aveva risarcito il danno.
L’episodio si inserisce in un quadro allarmante: dall’inizio dell’anno sono già 9 i detenuti he si sono tolti la vita in cella, a cui bisogna aggiungere il suicidio di un operatore penitenziario e il suicidio avvenuto in una Rems. Un trend drammatico che prosegue sulla scia del record negativo del 2024, con 89 suicidi tra i reclusi e 7 tra gli agenti penitenziari.
L’allarme del sindacato: «Strage senza fine»
A denunciare la situazione è la UILPA Polizia Penitenziaria, che parla di una vera e propria emergenza carceraria. «Salgono così a nove i detenuti, cui bisogna aggiungere un operatore, che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita in tutto il Paese, in una strage che prosegue sulla scia del 2024, quando si è battuto ogni record negativo, con 89 reclusi e 7 agenti suicidi», afferma Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria. Il sindacato punta il dito contro il sovraffollamento delle carceri, la carenza di personale e l’inefficacia delle misure adottate dal governo per fronteggiare la crisi del sistema penitenziario.
Critiche al decreto carceri: «Inefficace e insufficiente»
Nel mirino c’è il cosiddetto “decreto carceri”, che secondo De Fazio non avrebbe prodotto alcun effetto concreto nel migliorare la situazione. «Il tanto sbandierato decreto carceri (infaustamente definito svuota-carceri) palesemente non ha prodotto alcun effetto tangibile e ora si scopre pure che la declamata possibilità d’ampliare il ricorso alle misure alternative, anche con l’introduzione dell’albo delle comunità, se e quando andrà in esecuzione, potrà interessare al massimo 206 detenuti all’anno», sottolinea De Fazio.
A fronte di un sovraffollamento che ha superato le 16mila unità oltre la capienza regolamentare, il segretario della UILPA evidenzia come gli interventi messi in campo siano del tutto insufficienti. «È come discutere del sesso degli angeli. Analogamente, le ripetutamente propagandate assunzioni nel Corpo di polizia penitenziaria, al cui reale fabbisogno mancano più di 18mila agenti, bastano a malapena a coprire il turn over, mentre nel contempo si ampliano i contingenti impiegati al di fuori delle strutture penitenziarie e in uffici ministeriali», denuncia il sindacato.
Suicidi in carcere, appello per interventi urgenti
Secondo il sindacato, la crisi delle carceri richiede interventi immediati e di carattere emergenziale, per evitare che la situazione precipiti ulteriormente. «La crisi del sistema d’esecuzione penale e, particolarmente, di quello inframurario è tale da richiedere misure di carattere emergenziale», afferma De Fazio, che indica alcuni interventi prioritari: riduzione del sovraffollamento, attraverso l’ampliamento delle misure alternative alla detenzione per i casi compatibili; potenziamento del Corpo di polizia penitenziaria, garantendo agli agenti migliori condizioni di lavoro e il rispetto dei diritti costituzionali; miglioramento dell’assistenza sanitaria in carcere, per intercettare situazioni di disagio psicologico e prevenire ulteriori tragedie; riforme strutturali per migliorare la vivibilità delle strutture penitenziarie e garantire la dignità dei detenuti e del personale.
«Politicamente e moralmente, occorre fermare la carneficina e restituire legalità alle carceri, per chi vi è ristretto e per chi, lavorandoci, cerca ogni giorno per come può di mettere una pezza alle moltissime falle, non sempre riuscendovi in un contenitore che fa acqua da tutte le parti», conclude De Fazio.