Un quadro drammatico quello delineato dalla presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, durante il suo discorso per l'inaugurazione dell'Anno Giudiziario. Il sistema penitenziario italiano, già sotto pressione per il sovraffollamento, è al centro di una preoccupante emergenza: l’alto numero di suicidi tra i detenuti.

Un sovraffollamento cronico

Secondo i dati forniti dalla presidente Cassano, al 30 dicembre 2024 nelle carceri italiane erano presenti 61.861 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 51.312 posti. Una crescita significativa rispetto ai 56.196 detenuti del 2022, che porta le carceri italiane pericolosamente vicine ai numeri registrati nel 2013, quando la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condannò l’Italia con la sentenza "Torreggiani", per violazioni legate a trattamenti disumani e degradanti.

Dei detenuti attuali, 46.232 sono condannati in via definitiva, mentre 9.475 sono in attesa del primo giudizio e 5.839 condannati non definitivi. Una situazione che non solo mette sotto pressione le strutture, ma evidenzia anche la necessità di un’urgente riforma del sistema giudiziario per ridurre la durata della custodia cautelare.

Il dramma dei suicidi

Ancora più inquietanti sono i dati relativi ai suicidi. Nel 2024, 83 detenuti si sono tolti la vita, di cui 47 italiani e 36 stranieri. A questi si aggiungono 18 decessi per cause ancora in corso di accertamento. Nei primi dieci giorni del 2025 si sono già registrati 5 suicidi e 2 morti sospette. L’età media delle vittime è di circa 40 anni.

Un dato che, come sottolineato dalla presidente Cassano, «deve risuonare nelle coscienze di ciascuno di noi». Ha poi fatto eco al monito del Presidente della Repubblica, che ha esortato a scongiurare condizioni di vita «angosciose e disperanti, indecorose per un Paese civile».

Il carcere come luogo di dignità e speranza

Cassano ha ribadito la necessità di un cambio di paradigma. «In uno Stato democratico, il carcere non può essere un luogo di mortificazione della dignità umana», ha dichiarato, sottolineando che la detenzione dovrebbe avere un volto costituzionale, promuovendo la riflessione personale e aprendo uno spiraglio di speranza. Citando Marguerite Yourcenar, ha concluso: «Il carcere deve servire a ciascuno a diventare una persona nuova, senza altra Itaca che quella interiore».

Una sfida per la giustizia e la società

Le parole della presidente della Cassazione pongono l’accento su una doppia sfida: migliorare le condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari e lavorare su un sistema giuridico capace di garantire pene proporzionate e alternative alla reclusione per evitare il sovraffollamento.

Rimane il quesito se e come il legislatore sarà in grado di raccogliere questa sfida, per rispondere a una crisi che mette a dura prova il principio stesso della dignità umana.