«Grave preoccupazione» per gli eventi di suicidio che continuano a verificarsi nelle carceri italiane. A esprimerla è il
Garante nazionale delle persone private della libertà sottolineando, in una nota, che «non è solo il numero delle vite interrotte a destare allarme, mai così alto, con 72 decessi per suicidio in dieci mesi,
di cui due nella giornata di ieri, ma anche il fatto che questi eventi spesso riguardano persone ristrette per reati di lieve entità e quindi con pene brevi o brevissime. Persone spesso fragili sulle quali il carcere può avere un impatto ancora più duro». Proprio alla luce di tale situazione, il Garante ricorda di aver salutato «con particolare favore» l’introduzione nella recente riforma della giustizia
di sanzioni sostitutive alla detenzione in carcere per i reati minori, «riforma - sottolinea - la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo 1 novembre: questo sarà il vero segnale che il mondo della detenzione, incluso chi in esso lavora, attende». Il Garante, quindi, si dice «consapevole delle difficoltà nell’avvio di altri aspetti della complessiva riforma», ma, aggiunge «è certo che l’urgenza del tema, di cui i suicidi sono un segnale, e le parole condivisibili del ministro indurranno una particolare attenzione a che proprio la parte relativa alle sanzioni sia attuata senza alcun rinvio».
Rossomando a Nordio: «No al rinvio delle riforme»
«Come era prevedibile l’approccio del governo di destra al tema carcere è quello di una stretta sul percorso trattamentale e sui benefici. Una visione sbagliata e che cozza contro la situazione critica delle carceri italiane». A dirlo è la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia del Pd, Anna Rossomando. «Per quanto riguarda poi le fondamentali riforme della giustizia approvate nella scorsa legislatura, si tratta di misure che devono essere attuate e non possono assolutamente essere rinviate. Chiediamo anzi al ministro Nordio di convocare nella prima data utile i capigruppo di tutte le forze politiche per concordare corsie preferenziali per una migliore attuazione delle riforme a partire dall’implementazione di risorse organizzative e di personale».
Bilotti annuncia un'interrogazione
«È dall'inizio della mia attività professionale di avvocato e ancor di più di quella parlamentare che seguo le problematiche legate agli istituti di detenzione. Per questo, tra i primi atti della nuova legislatura indirizzerò ai ministri della Giustizia e della Salute un'altra interrogazione sulla gestione dei percorsi sanitari per i detenuti bisognosi di cure». È quanto fa sapere la senatrice del M5S,
Anna Bilotti, che ha annunciato la presentazione di una interrogazione. «La stessa relazione presentata dal garante dei detenuti Samuele Ciambriello presso il Consiglio Regionale il 24 ottobre 2022 conferma ancora una volta uno scenario preoccupante sulle condizioni in cui versa la popolazione carceraria. In particolare - continua Bilotti -, le ataviche carenze infrastrutturali e quelle di Personale determinano in Regione Campania l'impossibilità di garantire in modo compiuto il diritto alla salute dei detenuti, spesso impedendo loro un tempestivo accesso sia ai percorsi diagnostici che ai conseguenti trattamenti medici necessari». «In questo scenario preoccupante si inseriscono anche gli istituti della provincia di Salerno di Fuorni e Vallo della Lucania come puntualmente evidenziato nel documento - continua la senatrice -. Il diritto alla salute dei detenuti dovrebbe essere garantito oltre che dalla Costituzione dalla corretta applicazione su tutto il territorio nazionale di quanto sancito dall'accordo del 22 gennaio 2015 tra Governo e Conferenza Unificata Stato Regioni e Province Autonome e in particolare dalle "Linee guida in materia di modalità di erogazione dell'assistenza sanitaria negli Istituti penitenziari per adulti"». «Mi auguro che il nuovo ministro della Giustizia - in particolare - si faccia carico di questo problema - aggiunge - anche alla luce delle sue preoccupazioni manifestate in occasione della presentazione del calendario della polizia penitenziaria all'Università Roma Tre. Garantire l'uguaglianza nel diritto alla salute tra detenuti e cittadini liberi ma anche la sicurezza sul lavoro di quanti operano all'interno degli istituti penitenziari è un obiettivo che in uno stato civile non deve essere messo in secondo piano».