«Il carcere è al collasso. Siamo in piena emergenza umanitaria!» Queste parole del Garante campano Samuele Ciambriello risuonano come un grido d'allarme sulla drammatica situazione delle carceri italiane. Giovedì si è registrato l’ennesimo episodio tragico, questa volta nel carcere di Salerno- Fuorni. Nella serata un detenuto di 24 anni magrebino avrebbe ferito alla gola con una lama ricavata da una lametta per la barba usa e getta il suo compagno di cella, un connazionale di 30 anni. Subito c’è stato l’intervento degli agenti della Polizia penitenziaria che hanno bloccato l’aggressore ed è stato disposto l’immediato trasporto in ospedale del ferito che, dopo qualche ora, nella prima mattinata di ieri, è deceduto. Quello di Salerno è il terzo omicidio in cella dall’inizio dell’anno, i due precedenti ci sono stati a Poggioreale il 4 gennaio e a Opera-Milano il 20 aprile.

Ma un'analisi approfondita del recente documento della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali, di cui il portavoce è Ciambriello, rivela uno scenario ancora più allarmante di quanto si possa immaginare. Il documento offre uno spaccato impietoso della realtà carceraria italiana, evidenziando come le recenti misure adottate dal governo siano del tutto inadeguate ad affrontare quella che viene definita una vera e propria “emergenza”.

I numeri sono scioccanti: dall'inizio dell'anno si contano già 57 suicidi tra i detenuti, più uno in un Centro di Permanenza per i Rimpatri, a cui si aggiungono 6 agenti di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Il sovraffollamento ha raggiunto livelli critici, con 61.480 detenuti a fronte di una capienza effettiva di soli 47.300 posti, portando l'indice di sovraffollamento al 130%. In alcune regioni la situazione è ancora più drammatica, con picchi del 169,7% in Puglia, 160,2% in Basilicata e oltre il 150% in Lombardia e Veneto.

Ma non è solo una questione di numeri. Il documento denuncia il dilagare di fenomeni di violenza e tortura, come testimoniato dalle recenti indagini sui fatti di Reggio Emilia e Milano. Le proteste, anche violente, si moltiplicano in diversi istituti, conseguenza diretta di condizioni detentive che «ledono la dignità umana». Un'analisi più dettagliata rivela aspetti ancora più preoccupanti. Dei 61.480 detenuti, ben 19.951 sono in attesa di giudizio definitivo, di cui circa 9.500 addirittura in attesa di primo giudizio.

Inoltre, 21.075 persone stanno scontando un residuo di pena da 0 a 3 anni, e 7.027 devono scontare meno di un anno di carcere. Questi dati sollevano serie questioni sull'efficacia e l'equità del sistema giudiziario italiano. In questo contesto, il recente decreto-legge n. 92 del 4 luglio 2024, presentato dal ministro Nordio come un provvedimento per «umanizzare» l'esecuzione della pena, viene duramente criticato dai Garanti. Le misure contenute sono giudicate «completamente inadeguate» rispetto alle proporzioni dell'emergenza carceraria.

Il decreto viene definito una «scatola vuota», incapace di fornire soluzioni immediate. Le critiche si concentrano su diversi aspetti. L'aumento del personale riguarda solo la polizia penitenziaria ( 1.000 nuove unità), trascurando le esigenze dell'area educativa e di trattamento. Inoltre, la formazione di queste nuove unità viene ridotta da 6 a 4 mesi, sollevando dubbi sulla loro preparazione. L'aumento delle telefonate da 4 a 6 a settimana viene giudicato una «misera concessione», per di più non immediatamente operativa. Il documento dei Garanti sottolinea come questa misura sia ben lontana

dalle raccomandazioni di precedenti commissioni e dalle pratiche di altri paesi europei. La creazione di un elenco di strutture residenziali per detenuti viene vista con scetticismo, temendo una «privatizzazione dell'esecuzione penale». Inoltre, la misura non è immediatamente applicativa, richiedendo ulteriori decreti ministeriali.

Le modifiche all'istituto della liberazione anticipata sono considerate poco incisive sul fronte del sovraffollamento. Il documento critica il fatto che queste modifiche potrebbero addirittura complicare il lavoro dei magistrati di sorveglianza. I Garanti chiedono misure immediate e concrete, a partire dall'approvazione della proposta di legge sulla “liberazione anticipata speciale”, che potrebbe portare a uno sconto di pena di 2 mesi per ogni anno scontato. Si sottolinea inoltre la necessità di superare la visione “carcero- centrica” del sistema penale, rendendo più accessibili le misure alternative alla detenzione.

Il documento affronta anche la questione della circolare Dap n. 3693/ 6143 del 18 luglio 2022 sul riordino del circuito di media sicurezza, evidenziando come la sua applicazione abbia paradossalmente portato a un ritorno al regime di «custodia chiusa» per la maggior parte dei detenuti, aggravando ulteriormente le tensioni. Infine, i Garanti sollecitano l'attuazione della sentenza della Corte costituzionale n. 10 del 2024 sul diritto all'affettività dei detenuti, lamentando l'inerzia del legislatore su questo fronte.

Il documento si conclude con un appello accorato: «Indignarsi non basta più. Serve praticare l'impegno e tradurlo in soluzioni giuridiche immediate per ridare a più di 60 mila persone speranza e dignità». La situazione descritta dai Garanti è a dir poco allarmante. Il sistema carcerario italiano appare sull'orlo del collasso, incapace di garantire i diritti fondamentali dei detenuti e di assolvere alla funzione rieducativa della pena prevista dalla Costituzione. Le misure adottate dal governo sembrano inadeguate a fronteggiare l'emergenza, mentre il sovraffollamento, i suicidi e le violenze continuano ad aumentare.

La palla passa ora al governo e al parlamento. La sfida è immensa: trasformare le carceri italiane da luoghi di sofferenza e degrado in spazi di rieducazione e reinserimento sociale. Il tempo stringe e l'emergenza si fa sempre più acuta. La domanda è: saranno in grado le istituzioni di rispondere con l'urgenza e l'efficacia richieste dalla gravità della situazione? Il destino di oltre 60.000 persone, e la credibilità stessa del sistema giudiziario italiano, dipendono dalla risposta a questa domanda.

E forse una risposta potrebbe venire dalla proposta di legge Giachetti/ Bernardini sulla liberazione anticipata speciale. Così come, potrebbe venire da un emendamento presentato dal senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin, subito attaccato ferocemente dal giornale reazionario de Il Fatto Quotidiano con il risultato che il ministro Nordio ha chiesto il ritiro. Alla fine vince la visione carcerocentrica che unisce gli illiberali.