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I primi dati ufficiali sui suicidi in carcere nel 2025
Ventidue detenuti si sono tolti la vita nelle carceri italiane dall’inizio del 2025. È il dato che emerge dall’ultimo report del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, elaborato sulla base delle informazioni fornite dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap), aggiornate a ieri.
Il bilancio complessivo dei decessi in carcere dall'inizio dell’anno è di 78: oltre ai 22 suicidi, si contano 16 morti per cause ancora da accertare e 40 per cause naturali.
Nel periodo 2021-2024 si sono verificati 294 suicidi dietro le sbarre, con una media annua di circa 73,5 casi. Il picco massimo si è registrato nel 2022 con 84 suicidi, il dato più basso nel 2021 con 59.
Profili e condizioni delle persone coinvolte
L’analisi del Garante evidenzia come, dei 22 suicidi registrati nel 2025, 21 abbiano riguardato uomini: 11 italiani e 11 stranieri provenienti da cinque diversi Paesi. L’età media delle vittime è di circa 42 anni, ma colpisce il dato dei più giovani: ben 10 avevano meno di 39 anni, mentre 12 erano over 40.
Sotto il profilo giuridico, 11 detenuti avevano ricevuto una condanna definitiva, mentre 9 erano in attesa di giudizio. Preoccupante anche il fatto che 9 persone, circa il 43% del totale, avevano una pena residua inferiore a tre anni. Tutti, salvo uno, erano in posizione giuridica definitiva.
Un fenomeno che interroga il sistema
«Ciò che potrebbe influire sul fenomeno – si legge nel dossier del Garante – è l’assenza di prospettive future e le carenze della rete esterna di supporto». Il report suggerisce che l’adozione di misure alternative al carcere, soprattutto nelle fasi finali della detenzione, potrebbe favorire la costruzione di un progetto di vita e prevenire situazioni di estremo disagio.
Istituti coinvolti
Nel 2025 i suicidi si sono verificati in 17 istituti penitenziari, pari al 9% del totale delle strutture presenti sul territorio nazionale. La Lombardia registra il numero più alto, con 3 casi, seguita da Calabria, Campania, Lazio, Sardegna, Veneto e Toscana (2 casi ciascuna). Un caso, invece, è stato registrato in Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Puglia e Sicilia.
Un quadro preoccupante, che riaccende il dibattito sulle condizioni della detenzione in Italia e sull’urgenza di interventi strutturali e alternativi alla pena detentiva, soprattutto nei casi di pene brevi o di fragilità personale.