La questione delle morti in carcere torna al centro del dibattito politico con un'interrogazione parlamentare presentata dal deputato Roberto Giachetti (Italia Viva) al ministro della Giustizia. L'iniziativa punta a fare luce sui dati discordanti relativi ai decessi avvenuti negli istituti penitenziari italiani e ad affrontare il tema del sovraffollamento, sempre più correlato all'aumento di eventi critici.

Secondo il Garante Nazionale delle Persone Private della Libertà, al 27 novembre 2024 si registrano 77 suicidi tra le persone detenute, 125 decessi per cause naturali e 19 morti per cause ancora da accertare, per un totale di 221 decessi. Tuttavia, i numeri del monitoraggio di Ristretti Orizzonti raccontano un'altra storia: a quella data risultavano 83 suicidi e 145 decessi per altre cause, per un totale di 228.

Le discrepanze si estendono anche al confronto storico: il ministero della Giustizia, ad esempio, ha riportato 66 suicidi in carcere nel 2023, mentre il Garante nazionale ne ha registrati 68, accompagnati da un numero significativamente maggiore di decessi per cause naturali (149 contro i 122 indicati dal ministero). Giachetti evidenzia come queste incongruenze non siano un dettaglio, ma riflettano una mancanza di trasparenza che rende difficile valutare il reale stato del sistema penitenziario italiano. In particolare, il deputato ha chiesto al ministro se intenda aggiornare le serie storiche ufficiali per includere le morti da cause ancora da accertare, elemento che il Garante tiene in considerazione ma che sembra mancare nei rapporti ministeriali.

UN QUADRO PREOCCUPANTE

La situazione si complica ulteriormente con i dati relativi agli eventi critici. Sempre secondo il Garante nazionale, nel 2024 si è verificato un aumento del disagio detentivo: i tentativi di suicidio sono saliti da 1.748 a 1.892 (+ 144 rispetto al 2023), gli atti di autolesionismo da 11.232 a 11.723 (+ 491), e le aggressioni da 4.802 a 5.200 (+ 398). A questi si aggiunge un dato drammatico fornito dai sindacati della Polizia penitenziaria: nel 2024, 7 agenti si sono tolti la vita, mettendo in luce una crisi che non risparmia nemmeno chi lavora nelle carceri. Il sovraffollamento è indicato come uno dei principali fattori di stress per il sistema. Al 27 novembre, 62.410 detenuti erano ristretti in istituti con una capienza regolamentare di soli 46.771 posti, determinando un tasso di sovraffollamento del 133,44%. Questa condizione estrema, secondo il Garante nazionale, contribuisce direttamente all'aumento degli eventi critici, creando un ambiente invivibile sia per i detenuti che per il personale.

Nel testo dell'interrogazione, Giachetti avanza precise richieste al ministro della Giustizia. Chiarezza sui dati: fornire un quadro esatto dei decessi in carcere, distinguendo tra suicidi, morti per malattia, omicidi e cause ancora da accertare. Trasparenza statistica: aggiornare le serie storiche ministeriali, includendo tutte le categorie di decessi. Focus sulla Polizia penitenziaria: rendere noti i dati sui suicidi tra gli agenti e presentare una panoramica storica degli ultimi 20 anni. Misure contro il sovraffollamento: promuovere interventi strutturali per ridurre il numero di detenuti, in linea con le indicazioni del Garante nazionale. Revisione del regime detentivo: valutare l'opportunità di rivedere la collocazione dei detenuti, privilegiando le sezioni a regime aperto per mitigare il disagio psicologico. Su quest'ultimo punto, ricordiamo, è il Garante nazionale stesso a evidenziare che la stragrande maggioranza dei suicidi avvengono nelle sezioni chiuse.

UN GRIDO D'ALLARME

L'interrogazione di Giachetti mette in evidenza un sistema penitenziario al collasso, dove il sovraffollamento non è solo un problema logistico, ma un fattore che amplifica la sofferenza e il disagio di chi vive e lavora in carcere. La richiesta di chiarezza e interventi concreti arriva in un momento critico, in cui la credibilità delle istituzioni penitenziarie e la tutela dei diritti umani sono messe in discussione. Proprio l'altro ieri, su queste stesse pagine de Il Dubbio, abbiamo messo in evidenza i dati discordanti proprio sui suicidi. Il Garante si ferma a 77, a oggi Ristretti Orizzonti ne conta 85. E in un'intervista su Il Foglio, il ministro Nordio non obietta alla domanda che fa riferimento a 83 suicidi.

Come ci ha spiegato Ristretti Orizzonti, il loro dossier si chiama “Morire di carcere”, non “Morire in carcere”. Considerano “morte di carcere” anche le persone che si impiccano in cella e muoiono dopo alcuni giorni in ospedale, ma anche Francu Cristian, che il 28 novembre si è ucciso gettandosi dalla finestra al 5° piano dell'ospedale, dove era ricoverato e piantonato per problemi di salute ( ma anche dopo manifestato intenti suicidari), ma anche V. G., che si è impiccato a un albero mentre era in permesso premio e gli mancavano pochi mesi al fine pena ( ricorda il film “Le ali della libertà”). Il ministro della Giustizia è ora chiamato a rispondere, non solo con dati aggiornati, ma con un piano chiaro e incisivo per affrontare un'emergenza che non può più essere ignorata.