Gli stranieri, nel carcere, rappresentano in media il 30 per cento dei detenuti. Se si va ad analizzare le loro storie, la maggior parte di essi si trova in carcere per avere commesso reati legati in qualche modo alla loro condizione di estrema precarietà sociale. In sostanza sono gli “irregolari”. Perdendo il permesso di soggiorno, entrano nell’invisibilità e per sopravvivere ricorrono all’illegalità. Due giorni fa, la Camera ha approvato il cosiddetto “decreto flussi” che, secondo la campagna "Ero Straniero”, non fa altro che produrre più irregolarità.

L’organizzazione ha sottolineato con fermezza l’assenza di modifiche sostanziali che avrebbero potuto migliorare un sistema definito “scassato” anche dal sottosegretario Mantovano. Gli emendamenti proposti, volti a scardinare un meccanismo rigido e inefficace per l’ingresso dei lavoratori stranieri, sono stati sistematicamente respinti. I punti più critici riguardano principalmente tre aspetti: l’impossibilità di superare il controverso “click day”, il mancato riconoscimento di percorsi di regolarizzazione per chi già si trova sul territorio nazionale, e l’assenza di misure concrete per proteggere le vittime di un sistema che rischia di generare invisibilità e precarietà.

Particolarmente significativa è la situazione di migliaia di persone che, pur essendo entrate regolarmente con decreti flussi e avendo anche lavorato temporaneamente, rischiano ora di diventare irregolari. La mancata approvazione di emendamenti che avrebbero consentito il rilascio di permessi di soggiorno per ricerca occupazione rappresenta un grave limite. I minimi interventi correttivi introdotti - come il tetto massimo alle domande per datore di lavoro, tempi più lunghi per la pre- compilazione e maggiori controlli incrociati - vengono considerati insufficienti a modificare strutturalmente un meccanismo ormai obsoleto.

LA PROPOSTA DI ERO STRANIERO

La campagna ha elaborato un progetto di riforma del Testo Unico Immigrazione, non accolto nemmeno in parte, che muove da una visione profondamente diversa, cercando di abbattere i muri burocratici che oggi rendono impossibile un’immigrazione regolare e sostenibile. L’architrave della proposta poggia su due pilastri fondamentali: da un lato, ripensare radicalmente i canali d’ingresso per lavoro, dall’altro aprire strade concrete per la regolarizzazione di chi già vive e lavora sul territorio nazionale. Non più una logica emergenziale e securitaria, ma un sistema che riconosca la complessità dei percorsi migratori e le reali esigenze del mercato del lavoro.

Sul primo fronte, “Ero Straniero” immagina meccanismi di ingresso totalmente innovativi. Primo tra tutti, un sistema di assunzione “a chiamata” che sovvertirebbe l’attuale impianto delle quote. I datori di lavoro potrebbero finalmente chiamare personale dall’estero senza i vincoli temporali e settoriali che oggi ingessano il sistema, rispondendo in modo tempestivo ed elastico ai bisogni produttivi reali. Accanto a questo, la proposta di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro con sponsor aprirebbe nuovi corridoi di mobilità, permettendo l’ingresso in Italia attraverso un meccanismo di accompagnamento e supporto.

Ma è sul fronte della regolarizzazione che il progetto raggiunge la sua massima profondità strategica. Non più sanatorie una tantum, ma percorsi permanenti e individuali che riconoscano il valore delle persone. Un meccanismo che consentirebbe la regolarizzazione per chi già lavora ma è privo di documenti, basato su requisiti chiari e misurabili: una presenza sul territorio di almeno sei mesi, un contratto di lavoro serio, un reddito che garantisca dignità. E accanto a questo, un canale che tenga conto del radicamento sociale, delle radici costruite nel tempo, pur mantenendo le necessarie garanzie di sicurezza.

“Ero Straniero” rilancia dunque la necessità di un approccio innovativo, che preveda canali di ingresso più flessibili, l’introduzione di figure come lo sponsor, permessi di ricerca lavoro e meccanismi di regolarizzazione individuali, sempre accessibili. Un appello chiaro alle istituzioni: superare logiche emergenziali e quote rigide, guardando finalmente a una gestione dell’immigrazione basata su diritti, opportunità e reale integrazione. Un progetto che sfida l’attuale paradigma, cercando di trasformare l’immigrazione da emergenza a opportunità, da problema a risorsa. E ciò significa più sicurezza e meno stranieri in carcere.