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«Uno spazio di cemento, privo di copertura dagli agenti atmosferici, trovato sporco nel giorno della visita, con arredi (qualche sedia) visibilmente rimediati e non pensati per i pazienti il locale interno per il fumo consiste in una piccola stanza priva di un sistema funzionante di ricambio dell’aria, con la persiana della finestra chiusa con un lucchetto.
Le scritte che ricoprono interamente le pareti riportano date risalenti a diversi anni fa, segno che da tempo tale locale non viene ridipinto o ripulito», così si legge nel rapporto del Garante nazionale delle persone private della libertà, relativo al Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) dell’Azienda Ospedaliera San Camillo- Forlanini. La visita risale al 30 dicembre del 2021, ed è stata fatta a seguito della morte del migrante Wissem Abdel Latif, avvenuta il 28 novembre dello stesso anno mentre era ricoverato in questa struttura.
Notizia di qualche giorno fa è che in relazione della sua morte, sono indagati due medici e due infermieri. Secondo la consulenza del medico legale il 26enne sarebbe morto a causa di un mix di sedativi che gli furono iniettati per calmarlo. In base alla consulenza qualcuno gli ha somministrato dosi di un terzo farmaco, oltre ai due sedativi prescritti. Una medicina che nessuno avrebbe annotato in cartella.
L’uomo, come vedremo dalla relazione del Garante, è stato anche legato al letto situato in corridoio. Ricordiamo che Wissem era arrivato al Servizio psichiatrico il 25 novembre con la diagnosi di schizofrenia psicoaffettiva. Aveva già trascorso due giorni all’ospedale Grassi di Ostia. Ancora prima, era stato rinchiuso al Cpr di Ponte Galeria La senatrice Ilaria Cucchi, se seguito delle indagini, si è presentata a Spdc di San Camillo per vedere con i suoi occhi il luogo dove è morto quando già era nelle mani dello Stato italiano. Si è fatta si è fatta legare mani e polsi a una sedia per comprendere appieno il significato della parola “contenuto”. Ha così potuto constatare che ancora permangono delle criticità relazionate dal Garante. Nella relazione, la quale è stata importante per l’avvio delle indagini, si apprende che a un mese dalla morte del tunisino, «le sale comuni sono estremamente
ridotte in numero e in dimensione, arredate con tavolini di colore celeste chiaro, più adatto a un asilo infantile che non a un locale per adulti, emblematico di una proposta ‘ trattamentale’ di tipo infantilizzante». La relazione prosegue spiegando che la sala, del resto, viene utilizzata solo per vedere la televisione, mangiare insieme (anche se i posti a sedere sono inferiori al numero dei posti letto disponibili), fare qualche minima attività. Sottolinea il Garante che «l’aggettivo minimo è utilizzato volutamente perché è stato riferito al Garante nazionale che, nonostante l’organico preveda assistenti sociali e terapisti per la riabilitazione, di fatto queste figure sono del tutto assenti, con inevitabili ricadute sulla gestione dei pazienti e sul loro percorso terapeutico».
Il Garante ha potuto rilevare che la struttura a volte risulta sovraffollata e che alcuni pazienti vengono allettati in corridoio. Alcuni anche legati. Misure di contenzione che quindi possono avvenite anche in luogo di passaggio. Quelle che d’altronde è avvenuto con Wissem Ben Abdelataif, ricoverato il 25 novembre 2021, sistemato in un letto in corridoio presumibilmente per mancanza di altri posti, ed è stato contenuto per tutto il tempo del suo ricovero fino a morire in tale condizione il giorno 28 novembre. Dopo che il Garante ha segnalato le problematicità, il direttore sanitario ha disposto sopralluoghi e provvedimenti per migliorare la situazione. Qualcosa è migliorato, come l’aver tolto i letti in corridoio. Ma la senatrice Cucchi ha potuto constatare che pemane la mancanza di personale, spazi inadeguati per la socializzazione, mancanza di un bagno nel day hospital.