Alcuni appartenenti alla polizia penitenziaria del carcere di Sollicciano avevano colpito un detenuto con calci e pugni con un manico di scopa, spezzandoglielo sulla schiena. Un fatto accaduto nel 2005 e ora, dopo 15 anni, dalla quinta sezione penale della Cassazione, arriva la condanna definitiva per lesioni personali aggravate dall'uso di arma e dall'abuso della funzione pubblica nei confronti dell’unico agente identificato. Si tratta di Marcello Santoro, originario di Mondragone (Caserta), all’epoca Ispettore capo di Polizia penitenziaria, responsabile dell’Unità operativa “Reparto giudiziario” della Casa circondariale di Firenze Sollicciano. I fatti avvennero proprio nel Reparto giudiziario dell’Istituto all’interno dell’Ufficio del capoposto e ad esserne vittima fu El Rezgui Walid, un giovane detenuto straniero. Una notizia resa pubblica dall’attivista Emilio Quintieri, sempre in prima fila per quanto riguarda i dritti delle persone detenute.
La sentenza di condanna
Il Dubbio ha potuto visionare la sentenza definitiva. Con la sentenza impugnata, la Corte di appello di Firenze aveva confermato, anche agli effetti civili, la condanna di Marcello Santoro in ordine il reato di lesioni personali aggravate dall'uso di un'arma e dall'abuso della funzione pubblica, per avere, nella qualità di ispettore della polizia penitenziaria del carcere di Firenze Sollicciano, in concorso con altri, cagionato al detenuto El Rezgui Walid lesioni personali lievi, consistite in «aree eritematose al dorso e in legione lombare sinistra», giudicate guaribili in due giorni; mentre ha escluso la circostanza aggravante del nesso teleologico (che è pensato come ordinato secondo un fine), apportando la conseguente riduzione alla pena inflitta. Marcello Santoro ha proposto ricorso, ma la Cassazione lo ha dichiarato inammissibile partendo dal fatto che le motivazioni presentate ripropongono, senza sostanziali elementi di novità, le censure di gravame e sollecitano una rivalutazione di merito preclusa in sede di legittimità. I giudici della Corte suprema sottolineano che “l’impianto argomentativo della sentenza impugnata è immune da vizi logici, esprime valutazioni adeguatamente motivate come tali insindacabili in questa sede: le lesioni accertate dalla certificazione contenuta nel registro delle visite attesta lesioni assolutamente compatibili con le modalità delle percosse descritte dalla persona offesa e, in particolare con i colpi di bastone ricevuti sulla schiena. Le lesioni costituite dalle aree erimatose sul dorso e in regione lombare sono state obiettivamente rilevate e risultano compatibili con le modalità delle percosse descritte dalla persona offesa e, in particolare, con i colpi datigli con il bastone, e non altrettanto con la versione alternativa fornita dagli imputati nella relazione di servizio, circa l’impiego di una manovra di forza per la sottrazione di una lametta dalle mani di El Rezgui”.
Pestaggi nel carcere di Sollicciano
La Cassazione, oltre a dichiarare inammissibile il ricorso, condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di 3000 euro in favore della Cassa delle ammende.La vicenda venne portata alla luce con un documento, “Pestaggi a Sollicciano”, sottoscritto da dieci associazioni (e don Alessandro Santoro, sacerdote della comunità Le Piagge) che operavano dentro e fuori il carcere toscano, raccogliendo alcuni fatti sui quali è stato possibile effettuare un minimo di verifica incrociata. Puntavano il dito proprio contro l’ex ispettore Marcello Santoro, sottolineando che «le tendenze violente dell’ispettore erano note nel carcere». A seguito di quelle denunce la procura di Firenze aprì un’inchiesta e scaturirono i processi finiti con una condanna. Ora la Cassazione l’ha suggellata.