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Commissione Reati in ambito familiare
Si svolge oggi il secondo di una serie di quattro convegni organizzati dalla Camera Penale di Roma sulle modifiche di alcuni istituti attinenti le relazioni familiari ed i rapporti tra le persone, stimolate da un necessario adattamento del diritto ai mutamenti storico- culturali che hanno ridisegnato il classico modello familiare come delineato in Costituzione e spostato l’attenzione dagli interessi pubblicistici alla persona. Ad occuparsene è la Commissione Reati in ambito familiare che, guidata dall’Avvocato Emma Tosi, ha aperto i seminari lo scorso giovedì 25 giugno affrontando con il Procuratore Aggiunto Maria Monteleone, che a Roma guida il pool per il contrasto alla violenza di genere, e con la senatrice Valente, Presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere, un bilancio della legge 69/ 2019, meglio conosciuta all’opinione pubblica come “Codice rosso”, ad un anno dalla sua entrata vigore, per verificare la sua operatività specialmente negli ultimi mesi in cui, a causa dell’epidemia da Covid- 19, si è registrato un sostanziale stallo dell’attività giudiziaria.
Sul tema, se da una parte i numeri snocciolati nel corso dell’incontro riflettono una tendenza in aumento di alcuni reati, in particolare del reato di maltrattamenti in famiglia e una diminuzione rilevante delle denunce per violenza durante la pandemia, dall’altra non si è potuto non constatare come gli istituti introdotti non siano stati nella pratica sufficientemente adeguati sotto il profilo della prevenzione della violenza nell’ambito delle relazioni personali.
L’incontro di oggi prosegue sul tema della vulnerabilità di taluni soggetti che entrano in contatto con l’apparato giudiziario spiegando come la protezione riservata a talune categorie di dichiaranti incida, comprimendole, sulle garanzie difensive.
Negli ultimi anni si è registrata la tendenza, in particolare in ambito europeo, a dare rilevanza ad alcune categorie di soggetti tra cui rientrano non solo tipologie presuntivamente “deboli” ( minori, soggetti affetti da infermità o deficienza psichica, o offesi da alcuni reati specifici) ma anche tutti coloro che, secondo una valutazione individualizzante, abbiano subito un trauma tale da non reggere il modello di contraddittorio dibattimentale tra accusa e difesa. Lo spiccato vittimocentrismo in ambito europeo si spiega con l’attenzione da sempre prestata dagli organismi sovranazionali ad istituti quali la mediazione penale e la giustizia riparativa, nel nostro Paese del tutto carenti e poco utilizzati. Sicché, il banale recepimento di alcune indicazioni d’Oltralpe comporterebbe per il nostro sistema penale uno spostamento eccessivo verso un impianto penal- processualistico come mezzo di tutela social- preventiva, anziché come mezzo di accertamento della responsabilità del singolo e, poi, di prevenzione speciale positiva.
Conoscere, dunque, la materia, in questo ambito, significa poter vigilare da una parte sull’affidabilità dell’acquisizione probatoria raccolta con modalità protette e, dall’altra, sul corretto bilanciamento tra i presidi di tutela riconosciuti al dichiarante vulnerabile, giustamente tesi ad evitare rischi di vittimizzazione secondaria, e le garanzie dell’accusato, il quale si vede comprimere, con l’audizione mediata, svolta per lo più in via incidentale, la possibilità di poter interagire direttamente con il teste secondo le regole normalmente previste per il contraddittorio dibattimentale. Gli interventi di Paola Di Nicola, Gip del Tribunale di Roma e di Laura Volpini, psicologa forense, in confronto dialettico con gli avvocati, aiuteranno a comprendere come questo delicato bilanciamento si traduca in concreto nelle aule di giustizia.
Gli incontri proseguiranno, poi, il 2 e l’ 8 luglio, date in cui la Commissione affronterà con gli ospiti il tema del cambiamento del classico modello di famiglia, con le ripercussioni che ciò ha avuto ed ha su molti istituti di diritto penal- processaulistico ed il tema della giustizia riparativa, tanto esaltata ed auspicata quanto ignorata e criticata per il suo difficile collocamento all’interno del sistema penale.
Il seminario ha ovvie finalità di studio e di approfondimento, ma nasce con l’intento di destare l’attenzione su temi importanti e su un settore del diritto in cui per gli operatori non basta dominare le competenze tecniche, ma occorre integrarle con nozioni e strumenti extragiuridici, sempre più spesso di matrice psico- forense, per garantire, da una parte, la tutela delle persone che vengono in contatto con l’apparato giustizia e, dall’altro, che non vi sia un eccessivo sbilanciamento verso una parte a discapito di chi, per primo, il processo e le sue conseguenze in termini di compressione della libertà le subisce.
*Avvocato, Camera Penale di Roma