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«I destini della giustizia passano attraverso il contributo di tutti i suoi protagonisti. E qui l’avvocatura è davvero un attore protagonista in prima linea al servizio della giustizia. Questo è evidente nelle sue tante articolazione: il mondo giuridico deve avere una pluralità di punti di vista, di apporti che sono un fattore di arricchimento. Qui in prima fila ci sono alcuni tra i miei più stretti collaboratori, come l’avvocato Sisto, o come il professor Gatta e il vice capo di Gabinetto Nicola Selvaggi che sono stati accolti al ministero, popolato tradizionalmente da tanti magistrati, con gran favore da parte di tutti»: così la ministra della Giustizia Marta Cartabia, intervenendo al XVIII Congresso dell’Unione delle Camere penali italiane. Proprio l’onorevole di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, sottosegretario alla Giustizia, ha poi dichiarato all'assise dei penalisti: «La ministra mi ha chiamato avvocato e non parlamentare e questo per me è motivo di orgoglio». Andando al contributo dell’Ucpi al processo riformatore a cui Sisto ha contributo «nella funzione di chi sia adopera per il rispetto del diritto di difesa» ha aggiunto: «In Senato è stata approvata la riforma del processo penale. È un punto di non ritorno, una svolta rispetto ad un certo periodo. Una riforma che svolta per competenze, per decisione, per coraggio, per difficoltà, metodo – le Commissioni - , per la presenza dell’Avvocatura. L’Ucpi in questo periodo ha preparato un letto del fiume che era arido; un lavoro ai fianchi, continuo, intelligente, mai finalizzato alla sola protesta ma finalizzato alla difesa dei principi. Questo mi rende orgoglioso come sottosegretario di appartenere alle Camere Penali». Nel merito della riforma: «Si poteva fare meglio? Sì, certo. Abbiamo corso dei rischi in questo percorso di lavoro della Commissione Lattanzi: qualcuno ha addirittura adombrato la possibilità di minare il limite all’appello. Ma il pericolo è stato scongiurato grazie all’apporto di illustri giuristi. Ora si può e si deve fare meglio perché il diavolo è nei dettagli. Bisogna stare molto attenti ai decreti perché rappresentano la vera insidia di questa riforma». E ancora: «La riforma affonda le sue radici in due principi cerniera: la presunzione di non colpevolezza e la funzione rieducativa della pena, principi di carattere sostanziale da cui si dipanano poi il giusto processo e la ragionevole durata». E sulla direttiva della presunzione di innocenza: «Potremo e dovremo intervenire richiedendo una rettifica quando qualcuno farà passare il nostro cliente per colpevole prima di una sentenza definitiva. Non è un principio formale ma sostanziale». Su questo le commissioni parlamentari stanno lavorando ai pareri non vincolati: «Potrebbero proporre addirittura di vietare sempre le conferenze stampa delle procure» ha proseguito Sisto che ha concluso: «Un altro aspetto importante è il diritto all’oblio quando si viene prosciolti».