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L’Ordine degli Avvocati ha diritto a costituirsi parte civile, a tutela dell’interesse generale alla corretta gestione della giustizia. La decisione, all’interno del procedimento sul cosiddetto “Sistema Siracusa”, è stata presa dal giudice dell’udienza preliminare di Messina, il quale ha ammesso la costituzione dell’Ordine degli Avvocati di Siracusa contro un magistrato e altri soggetti, accusati di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso.
Il presidente dell’Ordine, Francesco Favi, ha espresso «soddisfazione ampia e piena» per il riconoscimento della legittimazione a intervenire in giudizio a tutela del ruolo dell’avvocatura: «È un’attestazione del nostro ruolo, che il consiglio rivendica con la piena consapevolezza delle responsabilità che comporta».
L’inchiesta è molto articolata e si è sviluppata a cavallo tra le procure di Roma e Messina ( competente per procedimenti contro magistrati siracusani), con procedimenti collegati ma distinti.
Il troncone messinese ha coinvolto un ex pubblico ministero siracusano ( poi trasferito d’ufficio dal Csm al tribunale civile di Napoli), Giancarlo Longo, alcuni consulenti e due avvocati, Piero Amara e Giuseppe Calafiore, accusati di aver costruito un vero e proprio sistema per condizionare le inchieste, a fronte di mazzette e prebende. Dopo gli arresti, le prime ammissioni fatte dai legali hanno fatto emergere il “sistema Siracusa”, dove l’ex pm Longo favoriva i due avvocati «nell’ambito di procedimenti penali, civili e amministrativi». Notizia della condotta, tuttavia, era già stato reso noto da un esposto firmato da 8 pm siracusani su 12, in cui si denunciavano le vicende illecite riconducibili al gruppo e coordinate da Amara e Calafiore. Non solo, Longo puntava anche a “introdursi” con inchieste specchio nelle indagini di altre procure, utilizzando false denunce contro ignoti per aprire fascicoli e avere accesso agli atti dei colleghi, tentando di depistarne le indagini ( la tecnica fu utilizzata per “spiare” il procedimento milanese per corruzione internazionale contro Claudio Descalzi, amministratore delegato dell’Eni).
A distanza di sei mesi dall’esecuzione delle misure di custodia cautelare, si è tenuta l’udienza preliminare durante la quale il gup ha riconosciuto l’ammissibilità della costituzione di parte civile del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Siracusa, il quale osservava come le condotte contestate agli imputati «sono genetiche di danno anche non patrimoniale nei confronti dell’Ordine degli Avvocati di Siracusa e di tutti gli iscritti, anche in considerazione del grave discredito e pregiudizio arrecato alla categoria professionale di appartenenza e al Foro di riferimento». Le condotte «hanno fortemente condizionato e compromesso il corretto svolgimento dell’attività professionale e inciso negativamente sulle chance e opportunità astrattamente proprie dei singoli iscritti, in relazione allo svolgimento di attività professionali». Inoltre, il discredito derivato dal clamore mediatico «ha prodotto una pessima immagine del Foro».
Il giudice, nell’ammettere la costituzione, ha motivato la scelta riconoscendo che l’Ordine persegue «la tutela della collettività, prescrivendo la correttezza dei comportamenti e la cura della qualità ed efficacia della prestazione professionale».
Da notare, tuttavia, l’elenco dei soggetti che ammessi alla parte civile: accanto al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati ( che già nel 2011 si era occupata della vicenda, con segnalazioni al Csm) c’è il Comune di Siracusa, assente invece il Ministero della Giustizia, che non ha ritenuto di costituirsi contro un magistrato infedele, in una vicenda che è solo alle sue battute iniziali ma che potrebbe coinvolgere le più alte sfere dell’amministrazione della giustizia, fino al Consiglio di Stato. Ci sarà tempo per la costituzione, tuttavia, fino all’inizio del dibattimento.