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Manca poco al via della seduta di Montecitorio. Roberto Turri, deputato della Lega in commissione Giustizia, spiega senza particolari affanni: «Abbiamo ritirato tutti gli emendamenti, col Moviumento cinquestelle c’è condivisione. Alcuni punti li vedremo nella riforma del processo». Anche la prescrizione fila via lisca. Perché appunto il Carroccio confida in aggiusti di sistema. Da ieri più vicini: il ministro della Giustizia Alfonso Bonafe assicura infatti ad avvocati e magistrati di «voler dare subiuto il via a un tavolo tecnico per interventi mirati sui codici, con al centro la ragionevole durata del processo». Accoglie dunque la richiesta avanzata innanzitutto dal presidente del Consiglio nazionale forenseAndrea Mascherin. È un punto di svolta. «Il processo penale è tema troppo delicato per essere oggetto di modifiche legislative episodiche e non sufficientemente ponderate», come scandisce in una nota proprio il vertice del Cnf al termine del lungo colloquio a via Arenula.
Mentre nell’aula della Camera corre il treno del ddl Anticorruzione, c’è dunque un binario parallelo che arriverà più lontano. E anche i tempi sono definiti: nel giro di tre settimane, come spiega al Dubbio il presidente dell’Unine Camere penali Gian Domenico Caiazza, «Bonafede ci inconterà di nuovo: la delega, ci ha spiegato, deve essere attuata nel giro di un anno». Dato significativo è che ieri il piano è stato concordato con i protagonisti principali: da una parte l’Anm, intervenuta con la propria giunta esecutiva nel primo dei “bilaterali” celebrati ieri a via Arenula, dall’altra l’avvocatura rappresentata prima dall’Ocf, poi da Mascherin e Caiazza, che si sono presentati insieme. Una precisa scelta del presidente del Cnf, quella di tenere unite davanti al ministro l’istituzione dell’avvocatura e i penalisti.
D’altra parte una delle maggiori preoccupazioni manifestate da Bonafede ha riguardato l’astensione proclamata dalle Camere penali, iniziata ieri e destinata a proseguire fino a dopodomani, con la grande manifestazione al Teatro Manzoni di Roma. Ma sarà sul merito delle proposte che andranno ripristinati gli equilibri. Il guardasigilli assicura di «voler intervenire con misure chirurgiche per ridurre il più possibile i tempi morti». Dismette dunque la pretesa di una grande riforma epocale. E non pone alcuna chiusura alle richieste degli avvocati: nei colloqui con coordinatore e tesoriere dell’Ocf, Giovanni Malinconico e Alessandro Vaccaro, e con Mascherin e Caiazza dopo, il guardasigilli chiede esplicitamente di «non attriburmi le posizioni della magistratura associata: ascolto tutti in modo equidistante». Così come dice a Cnf e Ucpi di «assumere davanti a voi l’impegno di dare vita al tavolo, che dovrà mettere al centro la ragionevole durata del processo».
Elementi di chiarezza. Accolti con favore dal presidente del Cnf, che tiene a ricordare: «L'imputato non può essere sottoposto a processi infiniti in violazione dei principi costituzionali di non colpevolezza e di ragionevole durata. Né si può continuare a fare credere che l'efficienza dei processi passi attraverso riforme codicistiche, che non servono assolutamente a nulla se non si mette prima mano e non si verificano gli effetti di adeguati investimenti in organici di magistrati e personale amministrativo, in tecnologie, in edilizia giudiziaria». È ormai l’architrave del ragionamento proposto dagli avvocati: prima gli strumenti materiali, poi eventuali ritocchi alle norme.
Di proposte specifiche, comunque, Mascherin e Caiazza ne offrono tante: opportunità di individuare termini perentori con conseguente estinzione del procedimento, in caso del loro mancato rispetto da parte del magistrato, per le diverse fasi, a iniziare dalle indagini preliminari; non impugnabilità della sentenza di assoluzione; rafforzamento premiale dei riti alternativi; più razionale e realistica interpretazione della obbligatorietà della azione penale; rafforzamento del ruolo della difesa. «Lavoriamo per allargare la tutela delle parti lese con interventi anche extra processuali, con la costruzione di reti di protezione legale», ha poi ricordato Mascherin. Il presidente dell’Ucpi Caiazza coglie a propria volta i numerosi frutti positivi della giornata di colloqui: «Intanto è passata la nostra idea per cui non si va lontano con gli incontri bilaterali ma solo con il confronto diretto fra esperti. Poi abbiamo lasciato al ministro una copia della ricerca Ucpi- Eurispes citata anche dal Corriere della Sera, in cui emergono con chiarezza tre nodi: la lunghezza insensata delle indagini, le disfunzioni grossolane della macchina, a cominciare dall’indisponibilità degli agenti delle Forze dell’ordine citati come testi, fino alle continue mutazioni del collegio, che vanno risolte con un ragionamento da fare insieme all’Anm. In parte i trasferimenti dei giudici dovrebbero essere subordinati alla chiusura dei ruoli in capo a ognuno di loro». E c’è forse un dato ancora più importante: «Il ministro ha detto che ola proposta sulla reformatio in peius è solo dell’Anm, non sua».
È vero anche che Bonfede arriva alla sintesi nell’incontro con Cnf e Ucpi dopo aver già verificato l’indisponibilità dell’Ocf su alcune ipotesi: «Abbiamo spiegato al ministro quanto sia difficile per noi avvocati discutere di soluzioni come le testimonianze a distanza o, peggio, l’eliminazione dell’appello per reati genericamente definiti minori», spiega Vaccaro. «Sui temi specifici è stato un passaggio interlocutorio. Il vero dato positivo è il via libera a tavolo», dice. Ed è così: ora si tratta di capire quali carte ci verranno messe sopra.