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Anche il report 2022 della Commissione europea sullo Stato di diritto chiede di continuare a percorrere la strada intrapresa, attraverso l’adozione dei decreti attuativi della riforma del processo civile e del processo penale, entro il 26 novembre per il civile e il 19 ottobre per il penale. La Relazione della Commissione europea sullo Stato di diritto, recentemente pubblicata in italiano, si è espressa favorevolmente in merito alle leggi che “intendono affrontare le gravi sfide legate all’efficienza del sistema giudiziario, compresi gli arretrati e la durata dei procedimenti”. Tutte riforme che comportano deleghe e annessi decreti attuativi.
Quest’anno il documento (che ha visto la luce il 13 luglio scorso) prevede, per la prima volta, una serie di raccomandazioni ad hoc per ciascun Stato membro.
Come negli anni precedenti, il documento esamina gli sviluppi in quattro settori nevralgici per lo Stato di diritto ovvero: sistema giudiziario, quadro anticorruzione, pluralismo e libertà dei media.
Dalla lettura della relazione emerge come molti Stati membri abbiano già intrapreso la strada delle riforme, dando una risposta alle indicazioni riportate nelle edizioni precedenti. Contestualmente, invece, ci sono altri Stati membri che continuano a destare preoccupazioni.
Per quanto riguarda l’Italia emerge chiaramente l’apprezzamento ottenuto dal gabinetto guidato da Ursula von der Leyen in merito alle riforme del Pnrr che si pongono l’obiettivo di “migliorare la qualità e l’efficienza del sistema giudiziario”, conformandosi così alle aspettative risultanti dal rapporto sullo Stato di diritto dell’anno precedente. Il fiore all’occhiello delle riforme è rappresentato dalla digitalizzazione del sistema giudiziario nei tribunali civili, che consentirà di affrontare “le gravi sfide legate all’efficienza del sistema giudiziario, tra cui gli arretrati e la lunghezza dei procedimenti”.
Qualche problema resta, invece, sul fronte dei tribunali penali e nelle procure. Il Report sulla Rule of Law è uno strumento utilizzato da diversi anni dall’Ue al fine di agevolare il dialogo tra le istituzioni europee, gli Stati membri e la società civile allo scopo di rafforzare il rispetto dei principi dello stato di diritto. Ma sappiamo bene che, nel caso dell’Italia, il vero motivo che giustifica l’interesse europeo verso il tema di una riforma della giustizia è tutt’altro. Un Paese che non garantisce la certezza del diritto non può fare da garante al valore del capitale, e ciò costituisce un ostacolo di non poco conto all’integrazione dell’Italia nel circuito economico capitalistico europeo. Dunque Ursula von der Leyen guarda con ottimismo alle “ampie riforme” della giustizia civile e penale “attese da tempo” adottate nell’ambito degli impegno del Piano nazionale di ripresa e resilienza ( Pnrr). Sono tutte riforme che esigono l’adozione urgente dei decreti attuativi. Infatti, il report chiede all’Italia di continuare il percorso intrapreso, attraverso l’adozione dei decreti legislativi di attuazione della riforma del processo civile e del processo penale, ponendo l’accento soprattutto sulla rilevanza che assumono il monitoraggio sulle riforme del processo penale e l’attuazione delle deleghe contenute nella legge di riforma dell’ordinamento giudiziario.
Sul punto i funzionari di Bruxelles avevano mostrato in passato grande attenzione alle segnalazioni da parte del Consiglio nazionale forense circa i pericoli per l’autonomia del Foro. Proprio sul tema della riforma dell’ordinamento giudiziario, la Commissione si fa portavoce delle preoccupazioni espresse dal Csm e dall’Anm circa il nuovo sistema di valutazione di professionalità che potrebbe condizionare l’operato del giudice.
La Commissione ha riconosciuto il valore delle principali misure previste dalla legge di riforma approvata a giugno, incluso il necessario rispetto da parte del capo dell’ufficio dei carichi esigibili di lavoro dei magistrati individuati dall’organo di autogoverno, e ha sottolineato come la normativa di attuazione “consentirà di elaborare disposizioni più dettagliate sui modi di garantire l’indipendenza della magistratura”. Per quanto riguarda, invece, la riforma penale, la richiesta è di vigilare affinché la improcedibilità nei giudizi di appello e Cassazione non si esaurisca nella fine ( non naturale) dei processi per colpa della inefficienza di alcuni uffici giudiziari. Su quest’aspetto la Commissione europea ha riconosciuto che il ministero si è attivato per rendere operativi gli opportuni meccanismi di monitoraggio: “Le nuove disposizioni in materia di giustizia penale mirano a migliorare l’efficienza e necessitano di un attento monitoraggio per garantire il mantenimento dell’efficacia del sistema giudiziario”.