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Da Fratelli d’Italia al Pd, passando per Forza Italia, Lega e ( dato inaspettato) Movimento 5 Stelle. Ci sono esponenti di tutti i gruppi tranne la sinistra nel gruppo di Leu - nell’intergruppo parlamentare alla Camera “che tratta il tema della separazione delle carriere dei giudici e dei magistrati del pubblico ministero, secondo i modelli di ordinamento giudiziario attualmente operanti in molti Paesi europei”.
L’iniziativa, che ha come primo firmatario l’azzurro Enrico Costa, muove dalla proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare promossa l’anno scorso dall’Unione Camere Penali. La proposta, corredata da 72 mila firme e incardinata in commissione Affari Costituzionali, punta proprio a dividere i percorsi professionali di magistrati giudicanti e requirenti e adesso conta un sostegno inaspettatamente trasversale, anche tra i rappresentanti della maggioranza.
Tra i nomi dei promotori, infatti, figurano quelli dei parlamentari ed avvocati Luca Paolini ( Lega) e Roberto Cataldi ( Movimento 5 Stelle), oltre che dell’ex grillino Catello Vitiello. Per le opposizioni, invece, ad aderire al progetto di Costa ci sono il suo compagno di partito, Francesco Paolo Sisto ( che è anche il relatore del ddl); i dem Roberto Giachetti, Franco Vazio e Stefano Ceccanti; l’esponente radicale di Più Europa, Riccardo Magi e la deputata di Fratelli d’Italia, Maria Carolina Varchi. I nomi, tuttavia, sono destinati ad aumentare, come ha confermato Costa, soprattutto tra i parlamentari che di professione sono avvocati.
Per quanto riguarda il Pd, dove il tema della separazione delle carriere è sempre stato tenuto ai margini, lo scenario è cambiato proprio durante lo scorso congresso, dove due candidati alla segreteria su tre - i “renziani” Giachetti e Martina - avevano nel loro programma la separazione. Il vincitore, Zingaretti, nulla ha detto sul tema ma la folta presenza di parlamentari dem della minoranza interna nell’intergruppo mostra come la questione rimanga un pallino di quella componente. Per quanto riguarda i componenti di maggioranza, il nome del leghista Paolini non stupisce, considerando che il partito di Salvini ( firmatario della proposta di legge di iniziativa popolare dell’Ucpi) aveva nel suo programma elettorale la separazione della magistratura requirente da quella giudicante. Molto meno scontato, invece, quello del collega grillino Cataldi, direttore della rivista giuridica online studiocataldi. it, che si è mosso su posizioni almeno formalmente non condivise in modo esplicito dal Movimento.
Nonostante questo, tuttavia, il tema rimane delicato e fuori dall’agenda del governo gialloverde. La separazione delle carriere, infatti, non rientra nel contratto tra Lega e 5 Stelle e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede è sempre stato cauto al punto da escludere nettamente l’ipotesi di imbarcarsi in una riforma dall’iter complesso, che tocca interessi delicati come quelli della magistratura. L’Associazione Nazionale Magistrati ha già ribadito la sua netta contrarietà alla proposta di legge, ma l’inusuale convergenza nell’intergruppo fa presagire inediti scenari. Tanto per cominciare, il fatto che la proposta potrebbe non arenarsi inutilmente in Commissione. I penalisti, dal canto loro, rivendicano la bontà dell’iniziativa e puntano, se non al placet, almeno alla neutralità del ministro Bonafede. Già arrivare ad una discussione d’aula in Parlamento, infatti, sarebbe un successo.