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Come annunciato da tempo, dalla mezzanotte, è iniziato lo sciopero della fame di Rita Bernardini, coordinatrice della Presidenza del Partito Radicale. Parliamo della ripresa del Satyagraha assieme alla comunità penitenziaria per «scongiurare l’ennesimo buco nell’acqua, che – spiega l’esponente radicale Rita Bernardini - significherebbe accettare la deleteria illegale situazione attuale delle carceri e dell’esecuzione penale in generale». L’obiettivo è sempre quello: chiedere l’approvazione dei decreti delegati per l’attuazione della riforma dell’ordinamento penitenziario in maniera veloce e completa, inserendo anche quelli sull’affettività e lavoro. La richiesta è quella di concludere l’iter per l’approvazione prima del 4 marzo, il giorno delle elezioni parlamentari. Sì, perché potrebbe cambiare radicalmente la composizione del parlamento e del governo, con una maggioranza magari avversa alla riforma. I tempi, quindi, sono stretti. Lo scorso 22 dicembre il Consiglio dei ministri ha approvato una parte dei decreti attuativi del nuovo ordinamento penitenziario, ma, come già riportato da Il Dubbio, rimangono esclusi quelli che riguardano il lavoro e l’affettività, ovvero due aspetti fondamentali della detenzione che riguardano il corretto mantenimento familiare come i permessi e colloqui, la sessualità, la rieducazione e il reinserimento dei detenuti una volta liberi. Esclusi per ora anche i testi che riguardano la giustizia riparativa e la giustizia minorile. I decreti approvati in via preliminare dal consiglio sono poi passati alle commissioni giustizia della camera e senato dopo aver ricevuto la cosiddetta “bollinatura” dalla ragioneria di Stato. Il 17 gennaio la commissione giustizia della camera si è riunita per esaminare i testi e si concluderà entro il 1 febbraio per porre dei pareri non vincolanti. La prossima convocazione è prevista per giovedì prossimo dove saranno ascoltati Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo; Mauro Palma, Presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale; Glauco Giostra, in qualità di presi- della Commissione per la riforma dell’ordinamento penitenziario presso il Ministero della giustizia; i rappresentanti dell’Associazione nazionale magistrati ( ANM); rappresentanti del Coordinamento nazionale magistrati di sorveglianza; Gemma Tuccillo, capo dipartimento per la giustizia minorile e di comunità rappresentanti dell’Unione delle Camere penali italiane ( UCPI) e Franco Della Casa, in qualità di componente della Commissione per la riforma dell’ordinamento penitenziario presso il Ministero della giustizia. La commissione giustizia del Senato, invece, ancora non ha calendarizzato la convocazione. Una corsa contro il tempo che vede nel frattempo delle prime critiche giunte dal Movimento Cinque Stelle. Nei giorni scorsi, tramite un loro comunicato, hanno denunciato che il Partito Democratico «vuole smantellare l’articolo 4 bis riguardante il divieto di concessione di benefici penitenziari ( permessi premio, lavoro all’esterno, misure alternative alla detenzione), facendo un regalo a detenuti di particolare pericolosità sociale». In sintesi criticano il fatto che, se passasse questa riforma, anche questi detenuti potranno vedersi concedere questi benefici. Concetto ribadito durante la prima seduta in Commissione giustizia dal deputato M5S Vittorio Ferraresi. Si è dichiarato, anche a nome del gruppo “stellato”, fortemente preoccupato per l’emanazione del provvedimento in discussione con il quale, a suo avviso, si determina la rinuncia totale da parte dello Stato ad esercitare la potestà punitiva nei confronti dei criminali. Ritiene che il governo, nel corso della presente legislatura, abbia fornito ai cittadini onesti l’esempio di come condotte anche particolarmente gravi ed odiose possano sostanzialmente rimanere impunite. Nel manifestare apprensione in merito all’adozio- ne di un provvedimento che allarga le maglie per l’accesso ai benefici penitenziari e alle misure alternative e non migliora, invece, la qualità della vita all’interno degli istituti carcerari, Ferraresi stigmatizza l’intero contenuto dello schema di decreto legislativo, chiedendo l’avvio, da parte della Commissione, di un articolato ciclo di audizioni. Nel ritenere il provvedimento in titolo «criminale», osserva come, in danno dei cittadini onesti, sia di fatto sancita la definitiva resa dello Stato nei confronti di chi delinque. Donatella Ferranti, presidente e relatrice, nel replicare al deputato Ferraresi, evidenzia come nessun provvedimento legislativo, attuativo di princìpi e criteri di delega democraticamente approvati dal Parlamento, possa essere qualificato come “criminale”. Con riferimento al provvedimento in discussione, in particolare, sottolinea come lo stesso tenga conto dei principi di cui all’articolo 27 della Costituzione, oltre che delle pronunce della Corte europea dei diritti dell’Uomo. Richiama altresì l’attenzione sul fatto che lo schema di decreto legislativo non introduce alcun nuovo istituto in tema di misure alternative, ribadendo che comunque permangono tutte le preclusiodente ni relative all’accesso ai benefici penitenziari e alle misure alternative già contemplate dall’articolo 4- bis. Durante la seduta è intervenuta anche la deputata Sofia Ammoddio del Pd chiedendo le ragioni per le quali lo schema di decreto legislativo in discussione non attui i princìpi e criteri direttivi previsti dalla legge delega in materia di lavoro penitenziario intramurario ed extramurario e di affettività dei carcerati. Sempre la presidente della commissione Ferranti, nel rispondere alla collega Amoddio, fa presente che il provvedimento in titolo non deve necessariamente attuare tutti i principi di delega contenuti nella legge n. 103 del 2017, in quanto sono previste ulteriori fasi di attuazione della delega stessa. Con riferimento, in particolare, ai criteri di delega relativi al lavoro penitenziario intramurario ed extramurario, osserva che lo stesso determina dei riflessi finanziari che necessitano di ulteriori approfondimenti da parte dell’Esecutivo. A proposito di quest’ultimo punto, il sottosegretario Cosimo Maria Ferri, nel concordare con la presidente, è intervenuto precisando che con riferimento al tema dell’affettività all’interno del carcere, il Governo è intenzionato a proseguire e rafforzare le iniziative già intraprese al fine di risolvere tale problematica.
Nel frattempo, non mancano attestati di stima e adesione alla battaglia radicale per l’attuazione della riforma. È intervenuto ai microfoni di Radio radicale, durante un’intervista realizzata da Michele Lembo, l’ex ministro della Giustizia – all’epoca fu duramente criticato per il suo sostegno al magistrato Giovanni Falcone -, ed ex appartenente al Partito socialista italiano Claudio Martelli. «La riforma dell’ordinamento penitenziario – spiega Martelli-, per quello che ne è rimasto visto che sono stati tralasciati aspetti importanti come l’affettività, è importante per il trattamento rieducativo dei detenuti e l’aspetto che mi preoccupa è la tempistica dell’approvazione. Per questo motivo – annuncia Martelli -, in modo più diretto possibile, mi iscrivo al Partito Radicale e parteciperò allo sciopero della fame per dimostrare solidarietà alla Bernardini visto che sta conducendo delle battaglie storiche che rientrano nell’area libertaria socialista e umanitaria».