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Putin
Ogni minuto che passa potrebbe essere troppo tardi. Da giorni, nel carcere Bancali di Sassari, è reclusa Anastasia Chekaeva, madre di una bambina di sette anni, pronta per essere presa dalle autorità russe e spedita in luoghi detentivi dove potrebbe andare incontro anche alla morte. Il governo italiano, come ha raccontato Il Dubbio grazie alla denuncia degli avvocati Pina Di Credico del foro di Reggio Emilia e Fabio Varone del foro di Nuoro, i legali di Anastasia, ha concesso l’estradizione richiesta dalle autorità nonostante che sia anche stata minacciata da un importante politico aderente al partito di Putin. Una concessione ad occhi chiusi, come denunciano gli avvocati, senza nemmeno vagliare il fatto che lei è sottoposta ad atti persecutori e a un procedimento che non assicura il rispetto dei diritti fondamentali, in violazione della convenzione dei diritti dell’uomo e della nostra costituzione che garantiscono il rispetto della libertà personale, il diritto alla difesa e a un giusto processo per Anastasia. Rita Bernardini e Roberto Giachetti stanno seguendo il caso Gli avvocati di Anastasia chiedono quindi la sospensione della procedura di estradizione. Del caso si sta interessando Rita Bernardini del Partito Radicale e il deputato Roberto Giachetti di Italia Viva, i quali si sono attivati per scongiurare che l’estradizione avvenga, o quanto meno sospenderla. Vale la pena quindi ripercorre tutta la vicenda di Anastasia, cittadina della Federazione Russa, ricordando che è sottoposta nel suo Paese a procedimento penale per presunti fatti di truffa perché, quale semplice dipendente di una agenzia di viaggi sita all’interno del centro commerciale “Galleria Chizhov” nella città di Voronezh, si sarebbe appropriata di somme pagate dai clienti per l’acquisto di viaggi organizzati poi non forniti. Un importo complessivo inferiore a 20.000 euro. La mancata fornitura sarebbe imputabile a ritardi dei tours operators. Si tratta di una agenzia di viaggi che è di proprietà del marito di Anastasiia, F. Crespi, cittadino italiano, che non avrebbe potuto essere estradato in Russia per tali fatti che comunque rappresenterebbero, secondo quanto è emerso, a un semplice inadempimento contrattuale e non un illecito penale di truffa aggravata che viene punito in Russia con la pena fino a dieci anni di carcere. Sulla base di tali accuse, l’autorità giudiziaria russa ha tuttavia avviato un procedimento penale nei confronti di Anastasia tenendola però all’oscuro dello stesso, al fine di precostituirsi il titolo per poter emettere a suo carico un provvedimento di carcerazione preventiva e domandare la successiva estradizione all’Italia. La matrice politica che porta a Mosca «Questa vicenda giudiziaria – denunciano gli avvocati Fabio Varone e Pina Di Credico a Il Dubbio- ha anche una matrice politica in quanto il legale rappresentate della “Galleria Chizhov” è Klimentov Andry Vladimirovich, Vice-presidente della Commissione per il Lavoro e la Protezione Sociale della popolazione, e il fondatore della Galleria è Chizhov Sergey Viktorovich , dal 2007 deputato della Duma di Stato della Russia, entrambi noti e discussi esponenti politici del partito “Russia Unita”, il cui leader è Vladimir Putin». Come mai? «La vicenda del mancato pagamento dei viaggi – spiegano i legali della donna - ha destato discredito sulla Galleria a prescindere dalle motivazioni dei ritardi nella fornitura dei viaggi e per tali ragioni Crespi è stato minacciato da Klimentov a mezzo mails e messaggi documentati con cui si prospettavano pesanti ritorsioni su di lui». Dal momento che F. Crespi, cittadino italiano, non risulta estradabile, l’attività giudiziaria in Russia si è concentrata su sua moglie Anastasia, la quale in concomitanza con tali fatti era venuta in Italia per trascorrere le vacanze natalizie, senza alcuna intenzione di fuggire dalla Russia. Non solo, Crespi, che è titolare dell’Agenzia, con i propri avvocati aveva nel frattempo iniziato a risarcire tutti i clienti.Anastasiia è da tempo titolare di carta d’identità italiana e di regolare permesso di soggiorno, vive stabilmente in territorio italiano con la figlia minore, cittadina italiana di anni sette, nata dalla relazione con il marito, entrambe domiciliate in Italia dal 4 gennaio 2018. «Ma – osservano gli avvocati Varone e Di Credico – l’autorità giudiziaria italiana, sia nella fase giurisdizionale che in quella amministrativa della procedura di estradizione ha rigettato i ricorsi e le istanze della difesa, nonostante non paiono sussistere le condizioni legittimanti l’estradizione e nonostante fosse palese, dai documenti allegati, la vera motivazione sottesa alla richiesta ovvero la matrice politica derivante dal ruolo e dalla influenza esercitata dal sig. Klimentov». L'estradizione violerebbe gli articoli 3, 6 e 8 della Cedu Si evince che è stato violato sia il diritto al giusto processo, sancito dall’art. 6 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, sia il diritto a non subire trattamenti crudeli, disumani o degradanti, stabilito dall’art. 3 della stessa Cedu. «La Russia infatti – mettono in chiaro gli avvocati - non ha fornito alcuna informazione, né l’Italia ne ha richieste, in merito al luogo di detenzione riservato alla Chekaeva, oltretutto affetta da una patologia afferente le vie respiratorie che potrebbe cagionar la morte della donna in caso di contagio da virus Covid 19; la Russia non ha fornito alcuna rassicurazione sulle condizioni di detenzione rispettose della dignità umana e che quindi la Chekaeva non sarebbe esposta a trattamenti inumani e degradanti». Il nostro governo, quindi, non avrebbe preteso alcuna rassicurazione in merito sebbene l’estradanda sia madre di una bimba di 7 anni che, in caso di effettiva estradizione, verrebbe lasciata alle cure esclusive dei nonni paterni essendo il padre emigrato in Svizzera per lavoro e non potendo fare rientro in Russia. D’altronde sono documentate dal Cpt e da Amnesty International le situazioni di sovraffollamento e delle gravissime condizioni igienico-sanitarie della popolazione carceraria della Russia ed in particolare dei centri di detenzione preventiva (Sizos). Non è dato sapere, in quanto non vi sono dati ufficiali certi, come è gestita nei penitenziari russi l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione dei contagi da Covid-19. Risulta violato, secondo l’articolo 8 della Cedu, anche il diritto della figlia minore, cittadina italiana, a conservare il rapporto con la madre, considerato che la vita della bambina è radicata in Italia, dove risiede da tre anni, né potrebbe trasferirsi in territorio russo, visto che Anastasia – da detenuta - non potrebbe assisterla. «Nonostante i fondati elementi ostativi all'estradizione – osservano gli avvocati Varone e Di Credico -, il ministero della Giustizia ha dato corso alla sua esecuzione, poiché la Corte d’appello di Sassari, in data 22 gennaio 2021, su sollecitazione del ministero, ha sottoposto la Signora Chekaeva alla misura della custodia cautelare in carcere al fine della sua consegna alla Federazione Russa». In sostanza, questa estradizione violerebbe gli articoli 3, 6 e 8 della Cedu. Il ministro della Giustizia dovrebbe come minimo immediatamente bloccare il provvedimento di estradizione, almeno in attesa di chiarimenti sull'effettivo rispetto dei diritti umani fondamentali.