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«C’è davvero da confidare nella capacità della magistratura. È la sola forza che può contrastare il giustizialismo. E il centrodestra non dovrebbe fare nient’altro che allearsi coi magistrati». Gianfranco Rotondi custodisce nel centrodestra una tradizione. Che non è neppure quella della Dc in senso stretto. È la tradizione dei grandi partiti. Della grande politica. Capace di precedere ogni altro potere, ogni altra forma di rappresentanza che non si esprimesse attraverso il Parlamento. Deputato del gruppo azzurro e coordinatore di una nuova Dc che vuole rimettere insieme i propri frammenti, Rotondi è convinto che le insegne del garantismo possano essere salvate solo con il più estremo dei rimedi.
Il ddl anticorruzione è un segnale allarmante?
È il passaggio di un progetto: la distruzione dello Stato di diritto, obiettivo strategico dei cinquestelle. Ci siamo battuti contro la sinistra che faceva politica attraverso la magistratura, ora ci troviamo di fronte a un governo che risolve in proprio la questione della giustizia, con leggi che disegnano uno stato di polizia e un regime di terrore.
E lei vede una resistenza a questo, nei magistrati?
La gran parte della magistratura, anche attraverso proprie espressioni di alto profilo, penso a Pignatone o a Cantone, comprende che una legge come l’anticorruzione pone nelle proprie mani un potere enorme, un potere che la magistratura stessa teme possa creare danni a loro volta enormi. Pensi all’agente sotto copertura o, peggio, alla delazione trasformata in servizio allo Stato.
Si riferisce ai benefici per i cosiddetti “pentiti di corruzione”?
Sì: assisteremo a un festival di segretarie infedeli, soci che si danneggiano tra loro, imprenditori che si sbarazzano di concorrenti scomodi. Un’incredibile arma nelle mani di pm che potranno decidere della vita e della morte di un’impresa. È un tassello di quel mosaico lucidamente descritto da Casaleggio senior a proposito della decrescita felice, è la distruzione scientifica della vita economica, che poi è il colpo mortale ai meriti, alle differenze, in ultima analisi alla società liberale. E il ddl anticorruzione non è il solo strumento adottato per cogliere l’obiettivo.
A cos’altro si riferisce?
Anche i limiti all’apertura domenicale degli esercizi commerciali, per esempio, che rappresentano un inchino non alla Chiesa ma ad Amazon: anziché andare a fare shopping si cliccherà ancora di più.
Sul Daspo la Lega non è riuscita a farsi valere perché fiaccata dal maxisequestro?
Intanto il Daspo è un aspetto marginale, il 90 per cento di quel genere di procedimenti non arriverà al terzo grado di giudizio: è solo un ulteriore deterrente per chi potrebbe investire capitali nel nostro Paese. L’unico vero Daspo è stato inflitto al’Italia, perché gli investitori temeranno ancor più di prima di poter restare impigliati nelle maglie della nostra giustizia senza aver fatto nulla. Siamo di fronte a una legislazione fatta apposta per favorire i Paesi nostri concorrenti.
Di fronte a tutto questo, lei dice che l’unico argine sono le toghe.
Neppure Forza Italia dice le cose che dico io: ormai hanno tutti paura di essere additati come complici dei corrotti. Però vorrei dirle una cosa: io sono stato legislatore, amministratore e ministro e non mi sono mai imbattuto in una proposta di corruzione, né ho mai avuto notizie di simili da altri. Tutta questa poetica della corruzione si basa sulla realtà virtuale. I corrotti andrebbero messi in galera, anziché moltiplicati artificialmente con leggi speciali. In ogni caso, l’onda nell’opinione pubblica spinge tutta in una certa direzione, in Parlamento il garantismo ha perso: ecco perché resta solo la magistratura.
Con quali strumenti?
Con la capacità che le è propria di influenzare i percorsi legislativi e poi di gestirli. Sono gli unici in grado di rappresentare anche le ragioni dei garantisti.
Senta, ma dopo le tensioni degli anni scorsi, FI come potrebbe allearsi con i pm?
A me sembra una strada facilmente praticabile. In politica le cose cambiano. Forza Italia voleva realizzare una riforma della giustizia e non ci è riuscita. Oggi non ci sarebbe una maggioranza, ad esempio, per la separazione delle carriere. Ma c’è un 90 per cento dei magistrati che costituisce un presidio di cultura delle garanzie.
I giudici sono preoccupati da una stretta giustizialista perché temono a loro volta di essere travolti dalle pretese di un’opinione pubblica assetata di manette?
Intanto io intravedo già un salto ulteriore, di una nuova politica convinta di proporre modifiche in campo giudiziario così avanzate da trovare impreparati gli stressi magistrati che dovrebbero attuarle. A questo, possiamo dirlo, va aggiunto che ormai quell’opinione pubblica di cui lei parla non ha più con chi prendersela: la vecchia politica è finita, Pd e Forza Italia insieme rischiano di arrivare al 15 per cento. Ecco perché giudici e pm possono diventare un bersaglio alternativo: quando l’attuale maggioranza parlamentare avrà dilagato anche negli enti locali, cominceranno a dire che non se ne può più con questi magistrati che vanno troppo in vacanza, lavorano poco e poi scarcerano o non condannano i corrotti. Non mi sorprenderei se l’attuale esecutivo a un certo punto nominasse 5.000 magistrati con la giustificazione che non c’è tempo per fare i concorsi.
Rafforzare il ruolo dell’avvocatura anche in Costituzione può essere la strada per assicurare ai magistrati un equilibratore non politico e per rafforzare così la loro autonomia?
Assolutamente l’avvocatura può e anzi deve essere alleata della magistratura. Devono stare dalla stessa parte, ora non è tempo di aspre dialettiche ma di unità per contrastare la forza travolgente del partito diffuso dei mozzaorecchi.
La Lega può essere risucchiata dal giustizialismo?
C’è una differenza, tra la Lega i cinquestelle: questi ultimi hanno un loro progetto di cambiamento della società, la Lega invece ha detto sì a questo governo solo come scelta tattica. Salvini apparentemente è il dominus, ma mentre lui gioca con i barconi quegli altri cambiano l’Italia. Ne vogliono sradicare le differenze, i meriti, le eccellenze, per realizzare la visione di Casaleggio senior, la decrescita felice. E non resta che sperare negli anticorpi nascosti nella società, a cominciare dai magistrati.