PHOTO
Il sistema giudiziario italiano sta lentamente ingranando la marcia, dopo le prime settimane di dubbi sulla gestione dell’emergenza coronavirus nei tribunali. Gran parte degli uffici si sono attrezzati - grazie ai protocolli siglati tra magistratura, consigli degli ordini e forze dell’ordine - per lo svolgimento di udienze da remoto o in teleconferenza. Per quanto riguarda i termini, invece, l’ultimo decreto ha definitivamente confermato il rinvio d’ufficio delle udienze non urgenti e la sospensione di tutti i termini processuali fino al 15 aprile. Anche l’accesso ai palazzi di giustizia e alle cancellerie è strettamente regolato per rispettare le norme di sicurezza sanitaria. Dubbi, invece, rimangono solo nella gestione degli studi legali: l’ultimo dpcm li considera servizi essenziali e dunque non ne impone la chiusura (anche se il decreto Lockdown Italia prevede che sia possibile disporla in futuro, sia da parte dello Stato che delle regioni), ma le ordinanze di Lombardia e Piemonte li hanno inclusi tra le attività da sospendere, salvo che per il compimento di atti necessari e non soggetti alle sospensioni di legge. All’estero, dove l’emergenza sanitaria è arrivata con qualche settimana di ritardo rispetto all’Italia, si sta affacciando ora il tema della gestione della giustizia e di come coniugare i servizi essenziali con la necessità di ridurre la diffusione del virus.
GRAN BRETAGNA
Da lunedì 23 marzo, tutti i processi con giuria di Inghilterra e Galles sono stati sospesi temporaneamente, ma senza indicare un termine preciso. L’annuncio è stato dato dal Lord Chief Justice Burnett of Maldon (il vertice del sistema giudiziario di Inghilterra e Galles e presidente delle Corti), dopo le numerose proteste degli addetti ai lavori riguardo la sicurezza di continuare le udienze d’aula mentre tutto il Paese è in quarantena. “Mettiamo in pausa i processi per un breve periodo di tempo, in modo da poter mettere in atto le precauzioni necessarie”, è stata la sua dichiarazione, specificando che queste precauzioni consisteranno nello svolgimento di più udienze possibile attraverso il telefono, la videoconferenza e altre tecnologie. “Le corti superiori e i tribunali stanno lavorando ventiquattro ore su ventiquattro per predisporre i nuovi strumenti”. Però, è stato specificato, “i processi con la giuria non potranno venire svolti da remoto: dunque dal 23 marzo non inizierà nessun nuovo processo e quelli in corso dovranno essere aggiornati”. I giurati sono dunque stati congedati ma verranno chiamati di nuovo quando saranno stati predisposti idonei accorgimenti per garantire la loro presenza. La discrezionalità sulla sicurezza è demandata ai giudici: “I giudici e il loro staff decideranno se il processo può essere svolto in condizioni di sicurezza”, ma i magistrati dovranno continuare a svolgere tutte le pratiche urgenti oltre a favorire lo svolgimento delle udienze da remoto. Già la settimana scorsa, in materia civile e di famiglia, si sono svolte udienze via Skype. Gli avvocati, tuttavia, hanno protestato, contestando il fatto che continuano a svolgersi udienze con anche trenta persone nella stessa stanza, “contro il loro volere”. Il tema, sollevato dall’associazione degli avvocati penalisti, è diventato centrale anche per il governo: “La politica non ha mostrato alcuna preoccupazione per i ritardi endemici e i problemi della giustizia penale e ora è inaccettabile che eserciti pressione perché i processi continuino. E’ sbagliato, pericoloso e non permette di rispondere alla richiesta di giustizia dei cittadini”.
STATI UNITI
Anche negli Stati Uniti è in corso un dibattito tra magistrati e avvocati su come bilanciare la necessità di giustizia con i rischi dovuti alla pandemia. Per ora, la situazione si presenta diversa da stato a stato, ma in moltissime delle 94 corti federali si stanno verificando ritardi nella gestione dei casi, corti semideserte e una corsa per trovare soluzioni tecnologiche che permettano di svolgere le udienze da remoto. Il sistema delle corti federali ha costituito una task force che permetta di condividere informazioni e linee guida tra distretti, ma non sono ancora state emanate direttive omogenee. Nel distretto della Columbia, per esempio, le 30 corti statali hanno ridotto gli orari e sospeso tutti i procedimenti con presenza fisica delle parti. In Ohio, invece, i giudizi continuano come sempre senza alcun rinvio. La Corte Suprema, pur confermando che rimarrà aperta, il 16 marzo ha deciso il rinvio d’ufficio “a tempo indeterminato” di tutte le arringhe orali dei procedimenti programmati per le due settimane successive (ora sta estendendo la decisione anche al mese di Aprile). Alcuni giudici già hanno iniziato a svolgere i loro giudizi da casa, ma - come del resto nel Regno Unito - il problema principale riguarda i processi con giuria. Il fatto di avere 12 giurati crea problemi logistici e di rispetto delle norme di sicurezza sanitarie (la Casa Bianca ha emanato la raccomandazione che vieta gruppi di più di 10 persone). Il Ministero della Giustizia ha avanzato alcune proposte che hanno sollevato polemiche nella comunità giuridica: in particolare, l’ipotesi di permettere la detenzione indeterminata per gli indagati ha sollevato dubbi di costituzionalità e anche di sovraccarico di un sistema carcerario già molto provato. Per ora, i tribunali ordinari stanno seguendo le linee guida del ministero della sanità, limitando i procedimenti che vedono coinvolte più di 10 persone. Gli uffici, però, stanno chiedendo ai giudici di primo grado e di corte d’appello di organizzarsi per il lavoro da casa attraverso sistemi di videoconferenza e di limitare i procedimenti da svolgersi in aula solo ai “casi eccezionali”.
GERMANIA
La macchina giudiziaria tedesca sta rispondendo in modo contrario rispetto al resto d'Europa. Se il coronavirus ha fatto ovunque rallentare la risposta della giustizia, in Germania i giudici hanno accelerato il deposito delle sentenze: in tutte le corti regionali, infatti, i giudici hanno iniziato a depositare le loro decisioni prima dei termini, con l'obiettivo di chiudere quanti più giudizi possibili prima chela crisi del coronavirus blocchi la giustizia. La magistratura tedesca ha deciso di adottare il principio di accelerazione perchè, in Germania, i processi penali possono essere interrotti per un massimo di tre settimane. Passato questo termine, il processo deve ricominciare e l'intera assunzione di prove deve essere ripetuta. Una previsione di questo tipo, in periodo di pandemia, rischia di mandare in tilt la giustizia e dunque il ministero della Giustizia Federale è corso ai ripari, annunciando un regolamento che consente ai tribubnali di estendere l'interruzione del processo penale a tre mesi e dieci giorni, nel caso in cui esso non possa procedere a a causa delle misure di protezione dalle infezioni. Il Ministro federale della Giustizia Christine Lambrecht ha chiarito: "Il diritto processuale offre già alle autorità giudiziarie una varietà di modi per rispondere in modo adeguato alla situazione, mantenendo al contempo la capacità giudiziaria di funzionare come necessario. Tuttavia, dobbiamo evitare che i procedimenti penali scoppino e ricomincino se i procedimenti vengono interrotti per lungo tempo è inevitabile. Ora stiamo creando una soluzione temporanea". La programmazione delle udienze è in mano ai giudici, che hanno libertà di scelta nell'organizzazione e possono decidere di svolgere le udienze a porte chiuse. Sono inoltre state presentate delle linee guida, che però differiscono da Land a Land, per cui ogni tribunale decide per se stesso. In tutti, di fatto, si prevede il divieto di accesso al tribunale di persone provenienti da aree a rischio e uso preferenziale di telefono e mail per tutte le comunicazioni. In Baviera, il ministero della Giustizia del Land ha emanato una raccomandazione ai pm di convertire le accuse esistenti in decreti penali di condanna quando possibile, in modo da evitare controversie. Inoltre, in materia civile, sono vietate le trattative orali per un valore di controversia inferiore ai 600 euro. Ad Amburgo, invece, gli interrogatori di garanzie si svolgono in videoconferenza. Allo stesso tempo, tutti i tribunali hanno messo in atto misure per ridurre drasticamente il numero di attività per cui è necessaria la presenza fisica in tribunale: annullati tutti gli incontri per la negoziazione; preferenza per le comunicazioni via posta elettronica o per telefono; rinvio a discrezione dei giudici. Tuttavia, rimangono garantite tutte le decisioni in materie urgenti.
SPAGNA
Il governo spagnolo ha emanato un Regio decreto che ha sospeso i termini processuali e le udienze su tutto il territorio nazionale, a partire dal 15 marzo. Pertanto, il cosiddetto scenario previsto per una situazione estrema - Scenario 3-, è esteso a tutto il territorio spagnolo, in cui vengono mantenuti solo i servizi essenziali dell'amministrazione della giustizia (gli ordini di protezione dei minori e di violenza di genere, matrimoni, licenze di sepoltura, internamenti urgenti e custodia dei detenuti hanno la precedenza, così come "qualsiasi procedura giudiziaria che, se non praticata, potrebbe causare danni irreparabile "). Ai magistrati è stato chiesto di svolgere le udienze avvalendosi della videoconferenza e degli strumenti elettronici. Inoltre, gli avvocati possono presentare solo documenti procedurali collegati a procedimenti giudiziari urgenti, sempre elettronicamente. Fino a che questa situazione persiste, "l'archiviazione di documenti procedurali che non sono urgenti o che non possono essere rinviati non è applicabile in nessun caso". Ovviamente, ciò non impedisce l'adozione di quelle azioni giudiziarie "che sono necessarie per evitare danni irreparabili ai legittimi diritti e interessi delle parti nel processo". A Madrid, la città spagnola più colpita dal coronavirus (e la prima dove era stata disposta la sospensione dei processi), il Consiglio dell'ordine degli avvocati ha messo in campo un massiccio pacchetto di misure a tutela degli iscritti: è stato sospeso il pagamento della seconda rata delle quote di iscrizione per chiunque lo chieda espressamente e l'Ordine ha stanziato 1 milione di euro per il sostegno al reddito degli avvocati in difficoltà.
FRANCIA
La Francia, paese colpito quasi quanto l'Italia dal virus, ha scelto di adottare misure simili alle nostre: dal 16 marzo i tribunali francesi sono stati chiusi, salvo che per la gestione dei procedimenti urgenti come le udienze che decidono sulla detenzione, i processi per direttissima e il riesame e tutti i procedimenti che riguardano minori. Sono state rinviate tutte le udienze non essenziali e con alto rischio di contagio, ad esempio perchè con la presenza di giurati. Anche le cancellerie hanno ridotto gli orari, riducendo gli accessi allo stretto necessario. Il ministro della Giustizia, Nicole Belloubet, il 15 marzo ha spiegato: "I processi possono essere rinviati, entro i limiti del tempo ragionevole e rispettando i termini per la detenzione preventiva". Dunque, "a parte i contenziosi essenziali, le audizioni saranno rinviate". Tuttavia, ha indicato che "i servizi di emergenza penale e civile dei tribunali, l'incarcerazione in condizioni degne di detenuti o l'accoglienza di minori affidati alla protezione la giustizia giovanile deve poter essere mantenuta in un quadro che impedisce la diffusione del virus”. Anche in Francia si è favorito il ricorso alle videoconferenze, sia per le udienze che per gli incontri tra indagati in carcere e difensori. Inoltre, i giudici possono decidere di svolgere le udienze a porte chiuse. Le misure di gestione dell'emergenza carceri sono state invece significative: il 23 marzo il ministro della Giustizia, infatti, ha autorizzato la messa in libertà di 5000 detenuti con buona condotta che stanno per finire di scontare la pena per reati minori o malati con patologie precedenti. I magistrati emetteranno le ordinanze di scarcerazione nei prossimi giorni, anche nei casi in cui il braccialetto elettronico non sia disponibile. In Francia, la situazione delle carceri è fonte di grande preoccupazione: il virus ha già contagiato i detenuti e la densità raggiunge il 138% della capacità operativa.