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La fase 2 della Giustizia è ancora impigliata nella selva dei protocolli che ciascun Tribunale ha adottato per proprio conto
Quasi 40mila euro per acquisire la gigantesca mole di atti dell’inchiesta “Rinascita- Scott”. È questo l’enorme costo che si ritrovano a dover affrontare i legali impegnati nella difesa degli indagati della maxi indagine anti ‘ ndrangheta portata avanti dalla Dda di Catanzaro, che nei giorni scorsi ha fatto finire 260 persone in carcere e 70 agli arresti domiciliari, mentre per quattro persone sono stati emessi divieti di dimora, per un totale di 416 indagati.
Per entrare in possesso dell’intero fascicolo che racchiude tutti gli atti d’indagine, come riporta il sito “LaC news”, è necessaria dunque una marca da bollo di 31mila euro, ai quali aggiungere altri ottomila euro nel caso in cui si decida di acquisire anche i filmati e gli audio delle intercettazioni. Il tutto per un quantità di file pari a quasi mille gigabyte.
E l’enorme spesa, ora, mette in difficoltà gli uffici legali, alcuni dei quali hanno deciso di unirsi per affrontare insieme il costo e condividere, poi, il fascicolo. Sono circa 490.000, infatti, i fogli che compongono il fascicolo di indagine, tra informative, verbali, interrogatori e intercettazioni, ai quali si aggiungono circa 13mila pagine di richiesta di misure cautelari avanzata dai sostituti procuratori Antonio De Bernardo, Andrea Mancuso e Annamaria Frustaci.
Complessivamente, dunque, sono stati stampati oltre cinque milioni di fogli, necessari per comporre i provvedimenti da notificare agli indagati.
E tutto è avvenuto in località segreta, fuori dalla Calabria, dal momento che la fuga di notizia ha rischiato di compromettere il blitz, scattato con 24 ore di anticipo e con alcuni degli indagati già in fuga. Se la difesa dell’indagato, dunque, ritiene necessario acquisire tutti gli atti, il costo finale risulta esorbitante. L’alternativa - più semplice per gli indagati con posizioni avulse dal contesto associativo - è, dunque, richiedere soltanto gli atti strettamente connessi al capo d’accusa specifico.
Ma per chi volesse analizzare tutto il materiale prodotto in tre anni d’indagine, l’unico metodo è sborsare l’intero ammontare dei costi di cancelleria. L’indagine, come evidenziato dal giudice per le indagini preliminari, «conferma l’unitarietà della ‘ ndrangheta» e svela un universo di reati fine che vanno dall’omicidio al tentato omicidio, passando per estorsioni, violenza e minacce.
E ha coinvolto nomi altisonanti della società civile e politica calabrese: dall’ex senatore di Forza Italia e noto penalista Giancarlo Pittelli a Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo e volto giovane della politica calabrese, passando per il legale Francesco Stilo, noto per essere il difensore dell’uomo beccato alla frontiera con un assegno da 100 milioni, finendo con Giorgio Naselli, il comandante provinciale dei carabinieri di Teramo.
L’indagine ha consentito, dunque, di ricostruire assetti, gerarchie e affari di dieci locali di ‘ ndrangheta, facendo luce su quattro omicidi consumati e tre tentati, arrivando fino alle commistioni tra clan, politica e massoneria. «È una giornata storica, non solo per la Calabria - aveva affermato il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, in conferenza stampa -. Questa indagine è nata il 16 maggio 2016, giorno in cui mi sono insediato. Per me era importante avere una strategia, un sogno, una rivoluzione.
Questo è quello che ho pensato il giorno del mio insediamento: smontare la Calabria come un trenino Lego e rimontarla pian piano».
Un’indagine record, dunque, non solo per il numero di indagati - tanto da spingere Gratteri a paragonare l’operazione a quella che ha portato al maxi processo in Sicilia e se stesso a Giovanni Falcone - ma anche per i costi connessi al diritto alla difesa.
Nei giorni scorsi, intanto, sono state decise le prime modifiche in relazione alle misure cautelari: il gip ha sostituito il carcere con i domiciliari per otto persone, revocando gli arresti per 11 indagati e convertendo i domiciliari in obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per due persone, mentre il Riesame ha annullato gli arresti per tre indagati, tra le quali il politico Luigi Incarnato, finito ai domiciliari e ora di nuovo in libertà.