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Santalucia
La riforma del Csm è, ancora una volta, al centro della riunione del comitato direttivo centrale dell’Anm. Il presidente Giuseppe Santalucia striglia la politica e chiede tempi rapidi per quella che definisce senza mezzi termini «la più attesa» delle riforme: «È forte e fondata la preoccupazione - aggiunge - che non potrà essere varata in tempo utile a consentire che la prossima composizione dell’organo di autogoverno sia formata da un meccanismo elettorale diverso dall’attuale». Santalucia saluta «con vivo compiacimento» la rielezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, guida «sicura e lungimirante», che giovedì scorso in Parlamento, ha ribadito la necessità di un «profondo processo riformatore» della giustizia. A quanti attaccano la magistratura considerandola poco propensa al rinnovamento, Santalucia risponde netto: «A dispetto di qualche malevola voce, indifferente alla realtà e affezionata ai pregiudizi, nessuno dentro l’Associazione nazionale magistrati ha brigato e briga per il mantenimento dello status quo». «Ma cosa può fare l’Anm - aggiunge - più che chiedere, sollecitare, insistere, cercando di contribuire alla discussione pubblica sulla necessità delle riforme? Null’altro che richiamare ancora una volta, sperando di non esser già fuori tempo massimo, l’attenzione della politica tutta sulla impellenza di un nuovo assetto normativo, che non sarà, come solitamente si dice, la panacea di ogni male, ma che certo non può mancare in un disegno di ripresa che abbia a cuore l’Istituzione giudiziaria». La politica agisca, è l’invito del presidente dell’Anm, perché «il non agire, il rimanere inerti, il far passare invano il tempo, equivale, in situazioni di conclamata inadeguatezza del quadro di regole normative, all’assunzione di una pesante responsabilità, a cui la Magistratura resta estranea e di cui potrà solo patire le negative ricadute». E ancora: «L’atteggiamento della magistratura verso le riforme è tutt’altro che di chiusura e meno che mai di intralcio. Sono i magistrati a chiedere che il sistema venga efficacemente riformato e che sia adeguatamente sostenuto da risorse umane e materiali». Anche il vicepresidente del Csm, David Ermini, fa sapere di aderire «totalmente» al messaggio del presidente Mattarella ed esorta i colleghi parlamentari a non ostacolare le riforme, in primo luogo quella della giustizia. «A quanti dicono che l’Anm è rimasta inerte dopo gli scandali, che non ha saputo e voluto reagire, mi sento di replicare che le reazioni che si invocano non devono essere ricercate nei gesti eclatanti, nelle decisioni roboanti capaci di attirare l’attenzione mediatica. Le reazioni serie e durature vanno individuate nel faticoso lavoro che giorno dopo giorno concorre a ricostruire un ambiente di confronto e di partecipazione con al centro i temi, per una Associazione di magistrati assolutamente prioritari, dell’etica professionale», rivendica ancora il presidente dell’Anm. «È questo un merito che va riconosciuto alla Associazione tutta - sottolinea - che non ha sottovalutato i problemi ma non si è smarrita dietro ad essi e ha saputo sfruttare il momento di crisi per recuperare il terreno perduto». «Si può affermare, con ragionata fermezza - aggiunge Santalucia - che il tempo della responsabilità interpella tutti e che le sorti della giustizia non sono soltanto nelle mani dei magistrati, per quanto abili e laboriose esse siano». Nel suo discorso di insediamento, il capo dello Stato «ha pronunciato parole assolutamente condivisibili, ha sottolineato che la magistratura e l’avvocatura sono chiamate ad assicurare che il processo riformatore si realizzi, facendo recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia, allineandola agli standard europei. Gli attori del cambiamento sono i protagonisti del processo, magistrati e avvocati, che non possono prescindere dal prezioso apporto del personale amministrativo in tutte le sue componenti. È l’intero mondo giudiziario a dover essere consapevole della importanza degli obiettivi di ripresa» . «I magistrati hanno dimostrato da tempo di aver la necessaria sensibilità e sono pronti a fare fino in fondo il loro lavoro con impegno e dedizione. Ciò non significa che possano o debbano tacere, omettendo di segnalare a chi ha la responsabilità politica quel che non funziona, e che non funziona ormai da troppi anni perché non si è voluto o non si è saputo porre rimedio, le soluzioni che non si palesano come efficaci, le inadempienze nella gestione dei servizi relativi alla giustizia. L’opera di denuncia consapevole, informata e argomentata, quando necessaria, è uno dei modi con cui si contribuisce al recupero di prestigio e credibilità. Occorre però - ammonisce il presidente Anm - che la voce critica sia ascoltata e non ignorata con il pretesto che parlano i soliti magistrati disfattisti».