«Non una sola contraddizione ma due. La prima: in una fase in cui si conviene di riconoscere l’avvocato in Costituzione quale garante della tutela dei diritti, com’è possibile ritenere la classe forense non abbastanza affidabile da poter concludere negoziazioni in materia di lavoro? Secondo paradosso: visto che la riforma del processo civile punta a semplificare ispirandosi proprio al rito del lavoro, perché nella materia lavoristica finiamo addirittura per duplicare la procedura?». Aldo Bottini, presidente dell’Agi, l’Avvocati giuslavoristi italiani, non esprime «sconcerto» tanto per aderire a un modulo comunicativo preconfezionato: è sorpreso davvero. Fatica a comprendere come dal testo del nuovo processo civile sia scomparsa la possibilità di definire le controversie di lavoro con l’assistenza degli avvocati in forma «non impugnabile». La norma contenuta nel ddl finisce per rendere «inutili», nota Bottini, gli accordi definiti dalle parti con l’assistenza dei loro legali di fiducia.

Cosa farete a questo punto?

Chiederemo un incontro al ministro. Teniamo a poterlo vedere in tempi brevi, insieme con il Cnf e l’Ocf. Riteniamo che discriminare gli avvocati nelle negoziazioni in materia di lavoro rappresenti una mortificazione per l’intera avvocatura, non solo per noi lavoristi.

E cosa si aspetta da una nuova interlocuzione?

Sarò ingenuo ma sono convinto che permangano degli spazi di confronto e soprattutto di soluzione del problema. Non può essere diversamente. Tutte le componenti che hanno partecipato al tavolo tecnico per la riforma ci hanno sempre confermato l’assoluta disponibilità del guardasigilli ad accogliere le nostre richieste. Il ministro si è impegnato in questo senso al nostro congresso di Verona, aveva preso atto del deliberato del Congresso forense di Catania, altrettanto chiaro nel chiedere il superamento del tabù in questione. Non ci aspettavamo la retromarcia ma ripeto: sono convinto che la situazione sia recuperabile.

Crede che sia prevalsa una vena radical- lavoristica da sinistra vecchio stampo, sia nel Pd che nei 5 Stelle?

Ma no. Non credo proprio. Credo piuttosto che ci sia stata una forte pressione, che si siano fatti sentire gli interessi delle associazioni sindacali di tutti gli schieramenti. Puntano a mantenere una condizione di esclusività. Non credo a un sussulto ideologico della maggioranza anche considerato che lo stesso Andrea Orlando aveva previsto, nella sua riforma civile, di superare la discriminazione nei confronti degli avvocati in materia di lavoro. E mi risulta che Orlando abbia condiviso anche il percorso di quest’ultima riforma. Posso segnalare un altro aspetto sorprendente?

Prego.

La riforma civile del ministro Bonafede contiene un forte investimento fiduciario nei confronti della professione forense, con la forza attribuita alle istruttorie stragiudiziali, per esempio. Allora mi chiedo: com’è possibile che noi avvocati siamo affidabili se definiamo negoziazioni in campo matrimonialistico, dove sono in gioco gli interessi del minore, e non nella materia del lavoro?

Come valuta per il resto il ddl varato la scorsa settimana?

Riguardo alla semplificazione, è sempre bene accetta. In ogni caso mi limito ad accogliere con favore l’abolizione del rito Fornero in materia di licenziamenti: aveva assurdamente complicato la procedura anziché semplificarla. Ora però è indispensabile rimediare alla discriminazione riaffiorata sul lavoro. Non avvenisse, siamo pronti a ogni forma di protesta e mobilitazione. Ma ripeto: sono fiducioso. Non avrebbe senso lasciare il testo così com’è ora.