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Si terrà domani mattina, alle 10.30, nel cimitero di Riace, il funerale di Habashy Rashed Hassan Arafa, conosciuto da tutti come Ahmed. Un ultimo saluto a un uomo «il cui destino ha incrociato la sofferenza, l’ingiustizia», ha detto il sindaco Domenico Lucano, e, negli ultimi giorni, la solidarietà di una comunità che ha cercato di restituirgli un minimo di dignità.
Arrivato in Italia il 19 ottobre 2021 su un’imbarcazione sbarcata a Roccella Jonica, Ahmed era stato condannato in via definitiva con l’accusa di essere uno scafista. Un’accusa contestata da Lucano, che lo ha accolto nel Villaggio Globale dopo la scarcerazione avvenuta a febbraio 2025, quando la magistratura ha finalmente certificato la sua incompatibilità con il carcere: Ahmed era malato di tumore al pancreas in fase terminale. Solo a gennaio, a poche settimane dal fine pena, era stato sottoposto a una Tac che ha rivelato la gravissima patologia fino a quel momento ignorata.
Ahmed ha trascorso gli ultimi giorni della sua vita a Riace, circondato dall’affetto di chi, pur non conoscendolo da tempo, ha voluto accompagnarlo con umanità nel suo ultimo viaggio. E lì il 21 marzo scorso, a pochi giorni dal suo arrivo, Ahmed se n’è andato. «Una notizia triste - ha commentato Lucano - il mio amico Hassan ci ha lasciati per sempre. Ha finito di soffrire. Gli ultimi giorni della sua vita tormentata li ha passati a Riace accolto nel Villaggio Globale».
Nel ricordo della comunità, resterà il momento in cui Ahmed, sentendo i bambini giocare nel Villaggio Globale, «ha chiesto che venissero chiamati per poter ricevere un bacio sulla fronte. Domani, quei bambini saranno presenti al funerale, un gesto semplice ma pieno di significato, testimonianza di un legame che, seppur breve, ha lasciato un segno profondo». Lucano, con la fascia tricolore da sindaco, renderà omaggio alla sua memoria e chiederà «simbolicamente scusa per le sofferenze subite» da Ahmed, sofferenze che «non sono state solo il frutto della sua malattia, ma anche della burocrazia e di un sistema che criminalizza la migrazione senza distinguere tra carnefici e vittime».
Per Lucano, il vero responsabile della morte di Ahmed «è l’articolo 12 del Testo Unico sull’Immigrazione, una norma che negli ultimi anni ha portato all’arresto e alla condanna di numerosi migranti con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, spesso senza prove adeguate». Una legge che, secondo Lucano, deve essere denunciata alla Corte Penale Internazionale. «Denunceremo questa vicenda - ha dichiarato - non si può restare in silenzio davanti a un’ingiustizia così grande».
Il 28 marzo, il Consiglio Comunale di Riace conferirà ad Ahmed la cittadinanza onoraria, un riconoscimento postumo che vuole sottolineare l’ingiustizia subita e al tempo stesso affermare un principio di accoglienza e rispetto della dignità umana. Sarà un gesto simbolico, ma carico di significato, in una storia che non deve essere dimenticata.
La sofferenza di Ahmed, la sua voce rimasta inascoltata per troppo tempo, pesano come un macigno su un sistema che troppo spesso dimentica l’umanità di chi si trova ai margini. Il ringraziamento di Lucano va anche a chi, negli ultimi giorni, ha cercato di alleviare le sue pene: i medici che hanno mostrato sensibilità, «come il personale dell’oncologia di Locri, il primario Fabiola Rizzuto, e il medico del carcere di Reggio Calabria, Nicola Pangallo, che ha cercato, invano, di ottenere per lui un ricovero anticipato. Il grazie di Lucano va anche al dottor Isidoro Napoli, che ha reso possibile il trasferimento a Riace per far trascorrere ad Ahmed gli ultimi giorni in un luogo accogliente.
Mentre la comunità di Riace si prepara a dare l’ultimo saluto ad Ahmed, il suo caso continua a far discutere. La senatrice di Sinistra Italiana Ilaria Cucchi ha annunciato un’interrogazione parlamentare ai ministri della Giustizia e della Sanità, chiedendo conto delle responsabilità per quanto accaduto. «Come è stato possibile? - ha dichiarato - Com’è possibile che nessuno si sia accorto della sua malattia fino a quando era ormai troppo tardi? Quello che è successo merita una spiegazione dallo Stato».
Domani, sulla tomba di Ahmed, resterà il ricordo di una comunità che ha scelto di stare dalla parte dell’umanità. Ma resterà anche la domanda di giustizia per una vita spezzata troppo presto e troppo ingiustamente.