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«Chi, come me, è tranquillo del proprio operato non ha tempo di fare il martire né la vittima. Io faccio questa battaglia per cambiare le cose che nella giustizia non vanno. Ho molti limiti, ma tutti sanno che non ho paura di niente e di nessuno. E ciò che va detto lo dico a voce alta, senza paura. In tribunale c'è scritto: la legge è uguale per tutti. Uguale per tutti, anche per i pm fiorentini. Io non scappo dalla giustizia, io chiedo giustizia». A dirlo, in un'intervista su La Nazione, è il leader di Iv, Matteo Renzi.
«Io penso che i pm Creazzo, Turco e Nastasi abbiano violato, non solo la legge, ma anche la Costituzione. E chiedo che ciò che denuncio sia verificato da dei giudici, i giudici di Genova. Io non ho commesso reati: spero che non li abbiano commessi nemmeno gli inquirenti fiorentini. Chiedere una verifica non è lesa maestà». Alla domanda su l'Associazione nazionale magistrati che l'accusa di voler appannare la figura dei magistrati con attacchi personali, il leader di Iv risponde: «Non sono io che appanno la figura dei magistrati. Se una collega di Creazzo accusa Creazzo di molestie sessuali e il Csm lo condanna a una pena, peraltro irrisoria, il problema non sono le mie dichiarazioni, ma i comportamenti di Creazzo. Se la molestia sessuale viene dal procuratore capo di Firenze dobbiamo tacere perché è un magistrato? Dire: "la legge è uguale per tutti" è la precondizione per restituire prestigio alla magistratura. Se il pm Nastasi entra sulla scena criminis nella vicenda del povero David Rossi, entrando dove non doveva entrare, e si contraddice davanti alla Commissione della Camera, è lui che ingenera dubbi sulla figura del magistrato».