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Giuliano Amato
Martedì la Camera di consiglio della Corte costituzionale si riunirà per decidere il destino dei referendum su cannabis, eutanasia e giustizia e tra i partiti scatta il countdown. Al vaglio della Consulta ci sono infatti tutti i temi che da tempo dividono le forze politiche e che hanno più volte spaccato la maggioranza che sostiene il governo Draghi. L’esito delle scelte del plenum dei giudici costituzionali potrebbe avere ricadute sul dibattito e confronto parlamentare, visto che sono all’esame del Parlamento alcune proposte di legge che riguardano le stesse materie affrontate dagli otto quesiti. In particolare, a creare subbuglio tra le forze politiche i referendum sulla giustizia promossi da Partito Radicale e Lega che, qualora ammessi, potrebbero svolgersi proprio in concomitanza con l’esame in Parlamento della riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario, riforma su cui la Guardasigilli Cartabia è intervenuta con un "pacchetto" di modifiche concordate con i partiti di maggioranza e le stesse forze politiche, dal Movimento 5 stelle a Forza Italia e Lega, hanno già preannunciato che presenteranno emendamenti.
Ma a pesare sul lavoro parlamentare sono anche gli altri quesiti referendari: l’eutanasia è da anni al centro di un aspro confronto tra le forze politiche e la stessa maggioranza è spaccato sul testo base all’esame dell’Aula di Montecitorio, con il centrodestra nettamente contrario mentre M5s, Pd e Leu (Iv ha annunciato libertà di coscienza) spingono affinché la legge venga approvata. Più complicato l’iter della proposta di legge sulla cannabis: anche in questo caso c’è un testo base, ma la maggioranza è divisa e non si prevedono novità a breve.
Nei giorni scorsi, il presidente della Consulta, Giuliano Amato, nel suo saluto agli assistenti di studio, durante la riunione di venerdì, ha ricordato che «dobbiamo impegnarci al massimo per consentire, il più possibile, il voto popolare. È banale dirlo ma i referendum sono una cosa molto seria e perciò bisogna evitare di cercare ad ogni costo il pelo nell’uovo per buttarli nel cestino». Sono in tutto 8 i referendum abrogativi al vaglio della Corte: 6 quelli promossi da Lega e Radicali e presentati da 9 Consigli regionali (Lombardia, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Liguria, Sicilia, Umbria, Veneto e Piemonte), tutti in materia di giustizia. Dall’abrogazione della Legge Severino del 2012 sull’incandidabilità dei condannati, alla responsabilità civile diretta delle toghe «per danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie», alla separazione delle funzioni in magistratura con «l’abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa». E ancora: un quesito propone di intervenire sul tema delle misure cautelari e recidiva abrogando una parte dell’articolo 274 del codice di procedura penale, con l’obiettivo, secondo i promotori, di arginare eventuali "abusi". Un altro, invece, propone di rivedere le norme sul sistema elettorale del Csm - tema toccato anche dalla riforma Cartabia approvata venerdì in Consiglio dei ministri - concentrandosi però sulle regole riguardanti liste e candidature dei togati, e un altro ancora riguarda la composizione dei Consigli giudiziari, organi che si occupano anche della valutazione professionale dei magistrati, per una più ampia partecipazione di «laici», ossia di avvocati e professori, alle deliberazioni. Sul tavolo dei giudici costituzionali, poi, i quesiti su eutanasia e cannabis. Con il primo si chiede «l’abrogazione parziale» dell’articolo 579 del codice penale, sull'omicidio del consenziente: «L’esito abrogativo del referendum farebbe venir meno il divieto assoluto dell’eutanasia e la consentirebbe limitatamente alle forme previste dalla legge 219/2017 in materia di consenso informato», spiegano i promotori, tra cui l’associazione Luca Coscioni. Il referendum sulla "cannabis legale", riferito al Testo Unico sugli stupefacenti, propone infine di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe, depenalizzando la coltivazione ed eliminando la pena del carcere. La Corte costituzionale ha organizzato i suoi lavori affidando a 7 giudici gli 8 fascicoli relativi ai quesiti: Franco Modugno sarà relatore sul referendum sull’eutanasia, e Giovanni Amoroso di quello sulla cannabis. Per i 6 referendum sulla giustizia, relatori saranno invece i vicepresidenti della Corte Daria de Pretis (quesito sulla legge Severino) e Nicolò Zanon (quesiti su separazione funzioni e sistema elettorale Csm), nonché i giudici Stefano Petitti (misure cautelari), Silvana Sciarra (Consigli giudiziari) e Augusto Barbera (responsabilità civile dei magistrati).