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Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale
«Sono convinto che la politica non può vivere di referendum, perché questi si prestano ad un uso corretto solo quando vi sono scelte chiare e contrapposte, del tipo divorzio sì-divorzio no. I referendum manipolativi e quelli che, attraverso la manipolazione tentano di trasformare il referendum abrogativo in referendum propositivo sono un tradimento della Costituzione». Così in un’intervista a Il Mattino il professor Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, interviene sull’utilizzo dei referendum da parte della politica. La raccolta della firme online per la proposta di referendum sulla depenalizzazione della cannabis, Cassese la giudica «molto positivamente» e spiega: «Se il progresso tecnico consente di raccogliere le firme in modi più semplici, non bisogna opporsi ad esso, come fecero gli operai inglesi all’inizio dell’800, quando distrussero le macchine industriali (il fenomeno chiamato Luddismo, ndr). Tanto più che, in questo caso, il progresso tecnico consente di ampliare la partecipazione popolare nella fase dell’iniziativa del referendum, un ampliamento che è sempre auspicabile, se vogliamo essere buoni democratici. Con la nuova modalità di raccolta firme, sono rispettate tutte le garanzie di legalità previste dalle norme? »Si è data applicazione alla nuova disciplina che consente di sfruttare la digitalizzazione dei rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione - risponde Cassese - Sulla sua corretta applicazione si pronuncerà la Corte di Cassazione, prima del controllo della Corte Costituzionale. Quindi vi è la sicurezza che vengono rispettate le norme«.