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Due lauree e un Master in carcere, ma per i giudici è ancora pericoloso
Negli 79,5% degli istituti monitorati da Antigone nel corso dell’ultimo anno non era presente alcuno spazio dedicato esclusivamente alla celebrazione di culti diversi da quello cattolico. In tutti gli istituti visitati (e anche in quelli non visitati) erano invece presenti degli spazi appositi per la celebrazione del culto cattolico. Ciò avviene nonostante l’ultimo censimento sulle appartenenze religiose delle persone detenute pubblicato dall’Amministrazione penitenziaria (risalente al 2016) mostri come “solo” il 54% della popolazione detenuta sia cattolica (almeno nel 2016). Parliamo di uno dei capitoli del XVII rapporto dell’associazione Antigone sulle carceri dal nome “Oltre il virus”.Si apprende che, laddove non vi sono luoghi per i riti dei culti non cattolici, nella maggior parte le preghiere si svolgono in cella. Alcuni istituti trovano soluzioni alternative: all’istituto “Panzera” di Reggio Calabria, ad esempio, i detenuti di fedi diverse da quella cattolica si riuniscono nelle aule scolastiche o in quelle dedicate ad altre attività trattamentali. A Cassino si ritrovano in un’aula dedicata ai colloqui, mentre a Frosinone nelle stanze in cui si svolgono i colloqui con i difensori e gli operatori. A Perugia i detenuti musulmani pregano a volte nello spazio antistante al cortile, mentre a Verona lo fanno nella cappella cattolica. A Ravenna ciò avviene nel corridoio adiacente alle aule scolastiche, mentre a Belluno nella sala polivalente. A Spoleto, ultimo esempio citato nel rapporto di Antigone, viene messa a disposizione la biblioteca, ma solo per le pratiche buddiste. Nel 68% degli istituti presenti ministri di culto diversi La situazione è migliore se si guarda alla presenza dei ministri di culto. Nel 68% degli istituti visitati da Antigone erano infatti presenti ministri di culto diversi da quello cattolico. I cappellani cattolici (i quali sono dipendenti dell’Amministrazione penitenziaria) erano presenti in tutti gli istituti visitati (secondo gli ultimi dati pubblicati dal Dap sono 314, distribuiti tra i circa 190 istituti penitenziari). Se i cappellani dipendono direttamente dal Dap, gli altri ministri di culto entrano in istituto in virtù di convenzioni apposite (come il protocollo siglato dall’Amministrazione con l’Unione delle Comunità Islamiche Italiane) o in quanto volontari, senza alcuna remunerazione e spesso su esplicita richiesta dei detenuti.Quella di Antigone è una fotografia che mostra come sia necessario da un lato prevedere maggiori spazi per i detenuti dei culti non cattolici, e dall’altro implementare la presenza di altri ministri di culto, di cui andrebbe rafforzato lo statuto.