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«Un avvilente quadro di totale condizionamento della sanità pubblica da parte degli interessi privatistici e di vile asservimento a logiche clientelari politiche». Con queste parole il gip di Matera Angela Rosa Nettis sintetizza l’inchiesta che ieri ha fatto finire ai domiciliari il presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, del Pd. Sarebbe lui il «deus ex machina» di quella che il giudice definisce «distorsione istituzionale nella sanità lucana». Nata dalla segnalazione per un tentativo di truffa alla Asm, l’inchiesta della Guardia di Finanza ha fatto venir fuori un quadro ben più complesso, fatto di concorsi truccati e raccomandazioni, e ha portato in carcere Pietro Quinto e Maria Benedetto, rispettivamente commissario e direttore amministrativo dell’Azienda sanitaria di Matera. Venti le persone ai domiciliari, tra i quali, oltre Pittella, Agostino Meale, professore dell’università di Bari, Maddalena Berardi, direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, e Giovanni Chiarelli, commissario straordinario dell’Azienda sanitaria di Potenza, ai quali si aggiungono otto obblighi di dimora. Per il governatore, accusato di falso e abuso d’ufficio, avendo concorso in illeciti materialmente consumati da Benedetto, il gip ha ravvisato il pericolo di reiterazione dei reati, data l’intenzione di ricandidarsi alla guida della Regione. Elemento, si legge, che «fa ritenere che continuerà a garantire i suoi favori e imporre i suoi “placet” ai suoi accoliti pur di consolidare il suo bacino clientelare».
Dalle carte, la politica si manifesterebbe nella sua accezione distorta, «a soddisfacimento dei propri bisogni di locupletazione e di sciacallaggio di potere e condizionamento sociale», al punto da piegare la sanità per ampliare il consenso elettorale e «scambiare favori ai politici di pari schieramento che governano regioni limitrofe, come è il caso della Puglia e della Campania». In questo quadro Pittella - figlio dell’ex senatore Domenico e fratello di Gianni, per anni capogruppo Sd al Parlamento europeo e attuale senatore dem - avrebbe influenzato le scelte gestionali delle Aziende sanitarie lucane. Tra i mo forte” della sanità lucana», re- lazionandosi con i «poteri forti» per essere sempre in credito.
La Finanza ha contato quasi 14mila telefonate in meno di tre mesi, che assieme alle conversa- zioni intercettate negli uffici dell’Asm hanno consentito di monitorare i rapporti di Quinto con parlamentari del precedente governo - alcuni ancora in carica , tanto da spendersi con l’allora viceministro all’Istruzione, Vito De Filippo, per soddisfare la richiesta del segretario del vescovo di Matera, don Angelo Gallitelli, che aveva chiesto l’ammissione della sorella Maria e di un suo amico al percorso di specializzazione a numero chiuso per le attività di sostegno. Ma gli interlocutori sono tanti: come il questore di Matera, Paolo Sirna, che aveva segnalato un conterraneo per un concorso, il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, che lo contattò per due assunzioni, o il deputato Gaetano Piepoli, che chiese l’assunzione del figlio nella Fondazione Matera 2019, in cambio spendendosi per inserire il figlio di Quinto come tirocinante alla Procura generale di Bari. Nessuna di queste persone risulta indagata: la raccomandazione, precisa il gip, «non costituisce una forma di concorso morale nel reato di abuso d’ufficio» in assenza di altri fatti significativi. Rimane, dunque, la figura del dg, «ambiziosissimo quanto inosservante della legalità». Un’immagine consegnata dalle intercettazioni, andate avanti da marzo 2017 al 29 maggio 2017, quando una talpa svelò le indagini in corso.
L’Asm di Matera, tramite le assunzioni, rappresentava per Pittella «una possibile proficua leva sociale di consenso elettorale». Sarebbero quattro i concorsi ' viziati', con candidati selezionati in base a logiche clientelari, tramite «una gestione direttoriale centrale da parte del presidente Pittella», sulla base di un piano delle assunzioni, «calibrato sulla necessità di collocamento del personale». Perfino le singole prove, in alcuni casi, sarebbero state costruite “su misura” per i candidati segnalati, informati preventivamente sulle tracce. Ma non solo: i punteggi sarebbero stati rimaneggiati, anche distruggendo i verbali pubblici, e le assunzioni venivano effettuate con l’utilizzo distorto dello scorrimento delle graduatorie, in modo che anche gli esclusi potessero essere «opportunamente ‘ ripescati’ in altre Asl anche fuori regione». Emblematico il caso del concorso per un posto da dirigente amministrativo, il cui esito ha vacillato sino alla fine per i forti interessi in campo, per poi risolversi con la mediazione di Pittella, «che avrebbe suggerito la soluzione più diplomatica possibile». Ovvero «accontentare tutti».