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Nell'attesa che il legislatore ponga fine all’assurdità delle querele temerarie e della pena detentiva per i giornalisti, l’associazione “Ossigeno per l’informazione” ha presentato lo scorso 25 ottobre uno studio sui dati delle azioni condotte contro i professionisti dell’informazione. Il report, illustrato a Palazzo Madama dal segretario di “Ossigeno” Giuseppe Mennella, è costruito in base ai report dell’Istat e conferma come la stragrande maggioranza delle denunce sporte per articoli di stampa abbia un’origine sostanzialmente intimidatoria. «Nel 2016 sono andate in decisione 9039 querele», si legge nella relazione, «le archiviazioni sono state 6317, pari al 69,88 per cento. L’azione penale è iniziata in 2722 casi, pari al 30,12 per cento. Nel 2016 i condannati con sentenza irrevocabile sono stati 287. Le condanne a pene detentive sono state 38; 234 alla pena della multa».
Vuol dire che più dei due terzi delle querele è del tutto infondata, e che sono davvero pochi, meno del 10 per cento, i casi in cui il giudizio va avanti fino ad accertare la responsabilità del cronista. «Esaminando la serie storica, si nota una tendenza crescente alla querela facile. Facile perché non costa nulla, ma può sortire quell’effetto intimidatorio che il presunto offeso spera di ottenere per mettere a tacere il cronista fastidioso», ricorda ancora “Ossigeno”. Secondo cui i numeri «descrivono una condizione di attacco alla professione che deve far riflettere tutte le istituzioni repubblicane e, innanzitutto, il Parlamento e gli enti della categoria».