Il Csm mette alla porta
Michele Prestipino e prepara la strada all’arrivo di
Francesco Lo Voi, dando il benservito anche a
Marcello Viola, sul quale pesa ancora il marchio di infamia della cena all’Hotel Champagne. In attesa della pronuncia della Cassazione sul ricorso presentato dal procuratore di Roma, la Commissione Direttivi di
Palazzo dei Marescialli ha infatti votato ieri le proposte da sottoporre al plenum per rifare la nomina del numero uno di
Piazzale Clodio, dopo la bocciatura dei giudici amministrativi sulla scelta del successore di
Giuseppe Pignatone.
Procura di Roma, l'esito della votazione
Quattro voti - quelli del presidente
Antonio d’Amato, di Magistratura Indipendente, del laico di Forza Italia
Alessio Lanzi, dei togati
Alessandra Dal Moro (Area) e
Michele Ciambellini (Unicost) - sono andati all’attuale procuratore di Palermo Lo Voi, mentre un voto, quello del togato
Sebastiano Ardita, è andato all’attuale procuratore generale di Firenze Viola. Si è astenuto, invece, il laico del M5S
Fulvio Gigliotti.
Il passo indietro su Marcello Viola
La scelta della Commissione è arrivata dopo settimane di discussione sull’interpretazione da dare alle sentenze del
Consiglio di Stato, che avevano sentenziato l’illegittimità della nomina di Prestipino per due diverse ragioni: nel caso di Marcello Viola Viola, nome che era stato proposto prima che
il caso Palamara terremotasse il
Csm, i giudici amministrativi avevano censurato il passo indietro della Commissione, che aveva ritirato la proposta a favore del pg, nonché la comparazione dei titoli tra lui e Prestipino; nel caso di
Francesco Lo Voi, invece, era stata la sola valutazione del curriculum ad essere giudicata sbagliata. In entrambi i casi, dunque, stando a
Palazzo Spada, Prestipino non avrebbe potuto avere la meglio sui due contendenti, entrambi appartenenti alla corrente di
Magistratura Indipendente.
La notte dell'Hotel Champagne
Il passo indietro su Marcello Viola era arrivato dopo la cena
all’Hotel Champagne del 9 maggio 2019, quando l’allora consigliere del Csm Luca Palamara, insieme a cinque ex togati del Consiglio e i deputati
Luca Lotti e Cosimo Ferri, discussero proprio della nomina del capo dei pm romani, facendo il nome del pg di Firenze, ignaro però delle manovre in corso per gestire la decisione. La pubblicazione di quelle intercettazioni portò alle dimissioni dei consiglieri coinvolti e all’azzeramento del lavoro fatto,
con l’avvio di una nuova istruttoria che portò alla scelta di Prestipino, all’epoca numero due di Pignatone. Una sorta di gioco dell’oca condizionato dalle pronunce della giustizia amministrativa, a seguito delle quali la Commissione ha messo fuori gioco l’attuale procuratore, riportando le pedine al punto di partenza.
Francesco Lo Voi favorito già da settimane
La scelta di Francesco Lo Voi era nell’aria ormai da settimane, come anticipato dal
Dubbio nei giorni scorsi, anche se i due curriculum risultano sovrapponibili: sebbene l’esperienza alla procura generale per Viola sia un punto in più, Lo Voi vanta quella a capo di
Eurojust. A tenere banco, però, sono ancora le ombre del caso Palamara, che sembrano aver pesato di più su Viola, nonostante sia stata più volte ribadita la sua estraneità a quei fatti. Il nome di Francesco Lo Voi, invece, era stato tirato in ballo nei mesi scorsi da Palamara nel corso di un’audizione choc davanti alla
Commissione Antimafia, dove l’ex leader dell’Anm ha raccontato le trattative per farlo nominare, nel 2014, a capo della procura di Palermo. E proprio la nomina di Lo Voi a Palermo spinse a propendere, nel 2019, per la scelta di
Marcello Viola a Roma, dove era necessario creare discontinuità rispetto all’epoca di
Giuseppe Pignatone. In quell’occasione, la corrente di Area spingeva per Lo Voi, per il quale invece, nel 2014, aveva espresso giudizi negativi, soprattutto per le sue esperienze da fuori ruolo.
Si attende il giudizio delle Sezioni Unite della Cassazione
Sulla decisione incombe, comunque,
il giudizio delle Sezioni Unite della Cassazione, atteso per martedì 23 novembre. E un eventuale ribaltamento della decisione già presa dai giudici amministrativi potrebbe azzerare nuovamente il lavoro fatto e rispedire al mittente le proposte. Prestipino si è rivolto ai giudici del
Palazzaccio lamentando i vizi di «eccesso di potere giurisdizionale» e «invasione della sfera di discrezionalità riservata al Csm». Argomento, quest’ultimo, a cui si è dimostrato fortemente sensibile anche
Palazzo dei Marescialli, che ha deciso di costituirsi in giudizio a sostegno del ricorso di Prestipino, con l’intento di definire i limiti del giudice amministrativo rispetto al Csm, tema che ha provocato una spaccatura del plenum. A sostenere la tesi dell’adesione il consigliere
Giuseppe Marra, secondo cui «il Consiglio di Stato non può dettare e non può intervenire nel sindacare i criteri utilizzati dal Consiglio per le nomine». Una posizione in netta contrapposizione a quella di
Sebastiano Ardita, secondo cui proprio una limitazione della discrezionalità sarebbe la strada da seguire per evitare le degenerazioni del passato.
Dopo la procura di Roma toccherà alla Dna
Per conoscere le sorti di Roma, ora, toccherà attendere le relazioni di
Alessio Lanzi per Francesco Lo Voi e Sebastiano Ardita per Marcello Viola, affinché le stesse vengano trasmesse alla ministra della Giustizia
Marta Cartabia, che dovrà esprimere un parere sui due candidati. Il voto, dunque, dovrebbe arrivare entro fine anno o, al più tardi, a inizio 2022. Tale decisione, però, condizionerà tutta una serie di nomine importantissime:
Lo Voi e Viola sono infatti candidati anche per la poltrona attualmente occupata da Federico Cafiero de Raho, che a febbraio andrà in pensione lasciando la Dna. Per quel posto sono in corsa, tra gli altri, anche il procuratore di Napoli,
Giovanni Melillo (attualmente favorito) e quello di Catanzaro,
Nicola Gratteri. Viola, inoltre, ha presentato domanda anche
per la procura di Milano, dove pochi giorni fa si è chiusa l’era Greco, tra i veleni del caso Amara.